Edito da Einaudi, 2016, pp 217

«Bianca come la luna è la strada che porta lontano. È un drappo di luce all’interno del buio». Una via che può essere lunga, che può apparire strana. Che distacca lo spirito dal corpo e accompagna la piccola Bari in mondi lontani, universi di luci colorate, in cui gli antenati la guideranno passo a passo verso il suo futuro. Dalla Corea del Nord a Londra, la vita di questa giovane sciamana pare inseguita dalla sciagura e dal dolore. Nasce settima sorella da una famiglia benestante legata alla vita politica del paese, dal percorso apparentemente tranquillo. Eppure le crisi politiche dello stato porteranno Miseria a mietere vittime al trotto di Carestia. La storia è d’esilio e sofferenza. Villaggi desolati abitati ormai solo da spettri i cui volti ricordano i ciechi di Saramago. Fiumi che dividono futuri possibili da vite distrutte. Inverni passati in case scavate nella nuda terra. Navi stipate da uomini simili a larve, trattati come bestie. L’incubo della migrazione è una pietra scagliata in un torrente con tanta forza da deviarne il corso. Come la mitologica principessa dallo stesso nome, Bari dovrà affrontare diverse prove, molteplici intralci, mostrando una forza che solo chi ha dovuto lottare per la propria vita può saper trovare. Una storia dall’intreccio lineare, che lascia spazio alle emozioni, interessante per comprendere la storia di un disagio estremamente contemporaneo. Non trascurando il parere di Kenzaburō Ōe si potrebbe definire Hwang Sok-Yong come uno dei migliori ambasciatori della letteratura asiatica.

Francesco Colombrita