I PEDALI DEL PIANOFORTE

di Ottorino Tonelli

Sono giunto alla conclusione che si può imparare parecchio sulla musica dedicandosi ai funghi. Per questo mi sono trasferito di recente a vivere in campagna. Passo gran parte della giornata compulsando vademecum sui funghi, che trovo a metà prezzo nelle librerie dell’usato, le quali si trovano in qualche caso muro a muro con le bottegucce che vendono spartiti spiegazzati. In questi casi, saluto la coincidenza come una prova incontestabile di essere sulla strada giusta.

John Cage, Silenzio

A tanti sarà capitato di andare a un concerto dal vivo di pianoforte. Insomma, a sentire una – o uno – che suona il pianoforte: uno strumento fondamentale e – scusate – fondante della musica, da quando è stato inventato.

Al concerto di pianoforte avrete notato i movimenti delle mani che scorrono da sinistra a destra e viceversa. Oltre alle mani il/la pianista muove le dita, ovvio. Quel che non sempre si nota è che il/la pianista oltre alle dita muove i piedi, sui due o tre pedali dello strumento. Vi si dà poca importanza, di solito, ma i piedi, per una/un pianista, sono importanti (c’è chi critica severamente il non adeguato uso dei pedali, al pari della non accurata esecuzione della mano sinistra). Ma noi non valutiamo.

Ovviamente, quello che coordina tutti i movimenti è la mente, quando invece sembrerebbero essere gli occhi. Osservate gli occhi dei pianisti e delle pianiste: si muovono costantemente da sinistra a destra e dall’alto in basso quando usano leggere lo spartito. Oggi va di moda imparare a mente il brano musicale da eseguire, così che gli occhi del/la pianista vagolano un po’ qua un po’ là, più sovente in alto, o restano chiusi, forse perché la memoria viene meglio e l’ispirazione interpretativa è più profonda. L’importante è che il tutto sia coordinato.

Quella coordinazione medesima, o quasi, che utilizzano gli automobilisti.

Gli automobilisti devono procedere con occhio vigile: osservare chi sopraggiunge da destra e da sinistra, ma anche da dietro e davanti; ai semafori e alle strisce pedonali è d’obbligo una attenzione massima.

Quello che stravolge la coordinata normalità di ogni automobilista sono gli autovelox. Gli autovelox stravolgono il coordinamento concertato della guida, così come può farlo la rottura di una corda di violino. Per prima cosa si devono osservare i cartelli che ne annunciano la presenza, distinguendo quelli effettivi da quelli obsoleti, lasciati lì a confondere le idee, e poi aguzzare la vista per vedere dov’è collocata la macchinetta fatidica e micidiale. Nel contempo, il piede che opera sull’acceleratore deve allentare la pressione, ma anche spostarsi sul freno, mentre il piede sinistro deve operare sul pedale medesimo in contemporanea con il braccio destro per scalare di marcia, perché non si può andare a cinquanta all’ora in quinta, quella marcia che consente di risparmiare carburante e di conseguenza inquinare meno. Il tutto per sottostare all’andatura prescritta di 50 km/h.

Ma quando credete d’essere in prossimità delle odiate e sempre più sofisticate macchinette e vi siete assestati all’andatura prescritta, non crediate di stare tranquilli, perché l’odiata macchinetta dall’occhio fotografante, è regolarmente collocata in un tratto di strada in discesa, e voi che avete smanecchiato coi piedi sui vostri pedati  per trovarvi in regola, dovete tornare a giostrare di nuovo sui pedali perché la discesa porterà la vostra auto ad aumentare la velocità sopra i fatidici 50 km/h.

E quando, armeggiando di nuovo marcia-frizione-cambio-acceleratore, raggiungete gli aspirati 48, 49 km/h che vi mettono al riparo dalle sanzioni amministrative, volgarmente dette multe, una buca, dicasi una buca, rovina tutto il vostro lavorio.

Le buche le conoscete tutti, perché non c’è strada senza buche. E avete presente quale meccanismo innesca l’infilarsi in una buca con l’auto? Ebbene, la ruota anteriore entra e scende nella cavità-buca: l’auto si abbassa di quel tanto da non creare particolari problemi ma, uscendo dalla buca, l’auto si impenna di quel tanto che la vostra spina dorsale, specie all’altezza della cervicale, subisce uno scossone (detto trauma in ambito medico-scientifico). Del trauma o scossone che dir si voglia non gliene frega niente alle autorità, ma a voi si, anche perché l’impennata dell’auto equivale a un lieve arresto dell’auto, e il vostro piede destro posto sull’acceleratore, per forza d’inerzia, quel benedetto acceleratore lo spingerà a farvi raggiungere la velocità di 52 o 53 km/h, giusto nel momento in cui l’occhio del radar dell’autovelox vi sta inquadrando e sanzionando.

Quando dovete affrontare un rondò (uno dei tanti) il gioco si complica. Innanzitutto dimenticatevi del Codice della Strada che recita: «il veicolo proveniente dalla vostra destra ha la precedenza». Ebbene, non ci sarà mai un veicolo proveniente dalla vostra destra in un rondò: da sinistra invece si, ed è a quello che dovete dare la precedenza! Entrare in una rotatoria, o rondò che dir si voglia, è come essere catapultati in Inghilterra e Paesi consimili, dove tutti viaggiano a mano mancina.

Carissime e carissimi pianiste/i, date la dovuta importanza all’uso dei pedali del pianoforte, alla mano sinistra e ai rondò. Imparare l’arte e metterla da parte può essere utile.

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