EDITORIALE – MIGRAZIONI: COME UNA SBERLA IN PIENA FACCIA

di Mattia Macchiavelli

In Italia il peso del sentito dire è un macigno potente che permette di far rotolare molte valanghe. Sappiamo come al bar sotto casa vengano snocciolate verità senza appello, come sull’autobus vi siano esperti di geopolitica internazionale, sempre pronti a elargire qualche consiglio; abbiamo toccato con mano come al circolo Arci Benassi di Bologna, ad esempio, non siano più graditi gli immigrati.

Perché quando si parla di migrazioni non si fa eccezione, anche in questo caso il sensazionalismo umorale guida i nostri ragionamenti e ci elegge a dotti esperti della materia.

Eppure, noi di Metro-Polis, vogliamo rifiutare completamente questa logica e farci promotrici di uno sguardo più consapevole sul mondo. Lo facciamo con l’assoluta testardaggine di chi non vuole essere imprigionato in un pensiero dominante, di chi decide di scandagliare le questioni fin dentro i loro recessi più nascosti, con la voglia di capirne di più.
È partendo da queste premesse che abbiamo dato vita all’Aperitivo a Tema Migrazioni: le sfaccettature di un fenomeno complesso, desiderosi di fare di Metro-Polis un luogo di comprensione, con l’obiettivo di fornire a socie e soci gli strumenti per decodificare quanto sta accadendo.

Abbiamo deciso di farlo affidandoci all’esperienza diretta, chiamando come ospiti persone che, in un modo o nell’altro, abbiano affondato le loro mani nel fenomeno delle migrazioni. Testimonianze vive, veraci, di chi ha guardato negli occhi, di chi è stato in mare, di chi ha filmato, di chi ha provato a cambiare le cose.

Fabrizio Moggia, infermiere e operatore della Croce Rossa impegnato nel supporto delle operazioni di sbarco, ha condiviso con gli avventori di Metro-Polis il proprio vissuto a bordo delle navi, con l’obiettivo del recupero di chi si mette per mare. Con parole solide, talmente semplici da arrivare come una sberla in piena faccia, ci ha coinvolto nelle operazioni dei sanitari, nell’esperienza umana del contatto diretto, del toccarsi, di cosa vuol dire ritrovare un neonato tra gli stracci.

Sandra Zampa, politica, giornalista e parlamentare nelle Legislature XVI e XVII, è stata l’ideatrice e la promotrice della legge sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati. Un’esperienza diversa rispetto alla precedente ma sempre diretta, consapevole. Un intervento netto, quello di Zampa, capace di restituire i contorni e le innovazioni di una legge che viene percepita come un faro a cui guardare nel resto d’Europa, proprio per l’attenzione rivolta alle specificità dei soggetti che deve tutelare e al loro inquadramento all’interno di una rete istituzionale di protezione.

Giulia Tedeschi ci ha invece riportato una testimonianza di accoglienza nella nostra città, narrandoci la propria esperienza di assistente sociale ed educatrice all’interno del Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) Miliario, di Asp Città di Bologna. Un racconto in cui Giulia ha messo a nudo le proprie frustrazioni in merito al sistema in cui si è trovata a operare, spesso disumanizzante e privo di una reale connessione col territorio. Un racconto, tuttavia, non privo di speranza, nella misura in cui la stessa Giulia ha riconosciuto quel modello come superato in favore di nuove realtà più efficienti e dignitose.

Infine, siamo tornati sui luoghi di confine con Roberto Guglielmi e i ragazzi del Liceo Laura Bassi di Bologna. Guglielmi, insegnante della scuola superiore bolognese, ci ha spiegato la metodologia didattica del Corso Doc e come studenti e studentesse abbiano lavorato alla realizzazione del docufilm Il lupo nero che abbiamo avuto occasione di vedere durante la serata. Un filmato su Lampedusa, su come gli abitanti di quei luoghi vivano il fenomeno migratorio, ma anche un contributo sul riflesso di tutto questo nei e nelle giovani che sono andati a filmare. Particolarmente significativo, infatti, il contributo dei ragazzi: schietti, diretti come solo quell’età consente di essere, hanno messo a nudo le loro emozioni prima, durante e dopo la realizzazione del documentario. Parole dotate di una consapevolezza unica, quasi cinica, capaci di fotografare l’esistente più e meglio di mille giornali.

Un incontro polifonico, dunque. Capace di far suonare insieme quattro diversi punti di vista, con l’ambizione di mettere socie e soci di Metro-Polis nelle condizioni di poter avere gli elementi per maturare un pensiero. Un pensiero che sia problematizzante, fondato su dati verificabili e su emozioni vissute in presa diretta, non mediato dalle lenti delle migliori ideologie sul mercato.
In un’Italia e in un’Europa che gridano all’emergenza immigrazione – quando questa non esiste – Metro-Polis doveva assumersi il compito del pensiero critico: l’esercizio del salmone è faticoso ma, alle volte, il sentiero che va controcorrente è l’unico percorribile.

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