DIARIO DI BORDO – QUARTA SETTIMANA

di Mattia Macchiavelli

BOLOGNA, 05/04/2020
DIARIO DI BORDO N°10

Non faccio che pensare a quanto la scuola sia stata una parte fondamentale della mia vita, nella sua presenza e nella sua assenza. Soprattutto il liceo, quel Laura Bassi che mi ha tracciato le rotte e che ha fatto di me quello che sono. Lì mi sono definito: ho capito chi ero e ho cominciato ad amarmi, ho instaurato dei legami così profondi da presentare tratti magici, quasi mitologici, è in quella scuola che ho scoperto e nutrito le mie più grandi passioni. È stato un lavoro molto faticoso, cinque anni intensi, complessi, fatti di grandi drammi, certezze perentorie, di onnipotenza ebbra e di sabbie mobili inquiete. Un tempo da cui, senza il Laura Bassi e la sua dote di relazioni significative, non so come sarei uscito, sicuramente impoverito e imbruttito. La scuola non è mai stata per me la fabbrica di bulloni sociali né la nutrice da cui poppare nozioni che secondo altri è necessario che tu abbia; era ed è la dimensione della conquista di sé, la sede di uno scambio profondo, intimo, in cui perdi qualcosa per guadagnare qualcosa, in cui ti confondi con l’altro da te, in cui ti mischi in giochi osmotici.
L’idea che mi son fatto è che la perdita di questo luogo o la sua parziale riconversione nel virtuale, la pagheremo a un prezzo molto caro, negli anni a venire. Perché sono stati interrotti i riti, salvifici e catartici, di un mondo che sporge dai libri e dai banchi, che eccede da verifiche e interrogazioni e che si prolunga nella costruzione di noi stessi. Mi sono sorpreso a ripensare ai giorni della mia maturità, in cui il cervello era diventato una spugna per assorbire tutto e si era stanchissimi ma vigili come non mai. Giorni dove, nella follia dei ripassi, mi sono ritrovato a spiegare le derivate, io, che ho preso il debito in matematica dalla prima alla quarta superiore. Settimane in cui tutto era possibile, in cui di Hegel si parla sdraiati in giardino prendendo il sole, in cui si fa a gara con le altre scuole per vedere chi ha avuto la seconda prova più difficile, in cui il caldo insopportabile fa sì che il tuo presidente di commissione monopolizzi il ventilatore ma tu non hai nemmeno il tempo di maledirlo perché, in terza prova, è finito inglese e tu sei una pippa in inglese. Se penso che momenti come questi, assoluti nella loro tragicomicità, non verranno vissuti dalle ragazze e dai ragazzi di quest’anno, provo un malessere quasi fisico, perché mi sembra un furto tremendo, senza possibilità di risarcimento.
Eppure, solo guardando i post tra la mia rete di contatti su facebook, mi arrivano piccole ma significative ondate di consolazione e speranza. Parole e immagini mi restituiscono un mondo fatto di persone capaci di salvare la bellezza di quei rituali e di creare la possibilità di nuovi aneddoti da raccontare tra qualche anno, anche in un presente così strano. A questa resistenza penso dovremo dire grazie quando tutto sarà finito, perché, se avremo ancora la possibilità di definirci in un qualche modo comunità, penso lo dovremo proprio a questi insegnanti e a questi studenti.

DIARIO DI BORDO – PRIMA SETTIMANA

DIARIO DI BORDO – SECONDA SETTIMANA 

DIARIO DI BORDO – TERZA SETTIMANA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.