LA MORTE NERA: CRONACHE DAL MEDIOEVO – I RACCONTI DI CANTERBURY

di Patrizia Fiocchi

Geoffrey Chaucer e The Canterbury Tales 

Geoffrey Chaucer (1340-1400), viene spesso definito «il padre della poesia inglese» poiché fu il primo appunto a usare l’inglese, la lingua del popolo (a quei tempi alla Corte si parlava il francese). Nacque a Londra intorno al 1340, figlio di un ricco mercante di vino, e per la maggior parte della vita fu legato alla Corte inglese. Combatté in Francia nella Guerra dei Cent’Anni, e sposò poi Philippa, una dama della Regina. Si legò sempre di più alla ricca famiglia dei Duchi di Lancaster e scrisse un famoso poema sulla morte della Duchessa. Nel 1372 visitò l’Italia, dove venne in contatto con le opere di Petrarca, Dante e Boccaccio. Dante gli diede l’idea di utilizzare la lingua del popolo anziché quella dei colti, e il Decamerone di Boccaccio quella di un’opera strutturata in racconti di diversi personaggi, uniti da una cornice comune. 

Tra il 1370 e il 1380 occupò posizioni di rilievo alla Corte dei Re d’Inghilterra, fu mandato in missione segreta nelle Fiandre e tornò un’altra volta in Italia. 

Cominciò a scrivere The Canterbury Tales (I Racconti di Canterbury) all’età di quarant’anni ma non riuscì a portarli a termine. La morte sopravvenne nel 1400. Le spoglie del poeta vennero sepolte, dando inizio a una tradizione, in quell’ala dell’Abbazia di Westminster che ancora oggi si chiama Angolo dei poeti. 

Geoffrey Chaucer visse in tempi molto difficili. Durante la sua vita si succedettero tre sovrani: il giovane Edoardo III che diventava sempre più impopolare mano a mano che cresceva, Riccardo II che fu assassinato, ed Enrico IV. Era in corso una lunga ed estenuante guerra contro la Francia, accompagnata da discordie tra il Re e il Papa. Oltre a ciò, era anche il tempo della Morte nera, cioè della peste. Essa era stata portata sull’isola dalle navi provenienti dal continente nel 1347/48, e si diffuse rapidamente, diffusa dai ratti, sterminando quasi un terzo della popolazione dell’Inghilterra. Morivano ricchi e poveri, e anche tre Arcivescovi di Canterbury, tanto che un poeta dell’epoca arrivò a scrivere «Dio è sordo». La religione continuava a essere una forza potentissima e la gente credeva che la peste fosse una punizione divina per le colpe umane. I pellegrinaggi erano molto popolari, specialmente quelli a Canterbury alla tomba di San Tommaso Becket, l’Arcivescovo ucciso dai sicari di re Enrico II nella cattedrale della città. Si riteneva che egli ascoltasse le suppliche dei fedeli e le esaudisse. 

The Canterbury Tales            

I Canterbury Tales, sono una raccolta di racconti in versi in middle English, e cioè in inglese volgare. Composti a partire dal 1389, ci offrono la migliore e più vivida descrizione dell’Inghilterra del tardo Medio Evo che abbiamo, e sono oggi considerati tra le opere più significative della letteratura inglese. 

Struttura – Trama – Temi

Chaucer inserisce i suoi racconti in una cornice narrativa, strategia che conferisce unità all’opera. Egli è il primo a utilizzare questa tecnica in Inghilterra, mentre era già stata adottata in Italia da Boccaccio nel suo Decamerone, che servì appunto da ispirazione a Chaucer per i suoi racconti. 

Se la cornice del Decamerone è una villa nella campagna fiorentina dove dieci giovani si ritirano per sfuggire alla peste che imperversa a Firenze, la cornice dei Canterbury Tales è fornita da una brigata di pellegrini che si ritrovano all’osteria del Tabarro, a Londra, per recarsi in pellegrinaggio a Canterbury, sede della cattedrale dove riposavano i resti di Thomas Becket. L’oste, che entrerà a far parte della comitiva, propone che ciascun pellegrino racconti quattro novelle durante il percorso: due durante l’andata e due nel viaggio di ritorno. Nuovamente poi riuniti nella sua osteria al ritorno, i pellegrini avrebbero festeggiato il narratore del racconto ritenuto il migliore offrendogli una cena. Tutto questo è raccontato nel Prologo.  

Nell’incipit del Prologo, Chaucer descrive il momento lieto dell’anno – la primavera – in cui il pellegrinaggio ha luogo. 

Poi il narratore presenta i vari personaggi che descrive magistralmente offrendo un potente affresco della classe media inglese del XIV secolo. Vengono infatti descritti personaggi appartenenti alla classe lavoratrice e a quella mercantile (come avviene già anche nel Decamerone di Boccaccio), ma anche i lavoratori della campagna, il clero e l’aristocrazia. 

Tra i ritratti dei personaggi maggiormente noti possiamo menzionare il Cavaliere, la Priora, il Frate, il Mercante, il Dottore, il Mugnaio, lo Studente di Oxford, il Marinaio, la Comare di Bath, il Parroco di Campagna, il Contadino, e l’Indulgenziere. 

Seguono i racconti propriamente detti, intercalati da vivacissimi commenti e dispute tra i narratori, e poemi in forma di monologo. Chaucer intendeva fare narrare i suoi racconti a 30 pellegrini. In questo modo si sarebbero avute 120 storie in totale, oltre al Prologo. In realtà l’opera rimane incompiuta: solo 23 pellegrini, di diversa estrazione sociale, raccontano la propria storia, oltre al narratore che ne racconta due, descrivendo ciò che vede e sente durante il pellegrinaggio.

Tutta la raccolta è caratterizzata da un sottile umorismo, sarcastico nei confronti del clero e della borghesia, che raggiunge il suo apice nella figura della Comare di Bath, allegrona, sarcastica, gesticolante e senza peli sulla lingua nella sua aspra requisitoria contro i mariti. Per la prima volta persone comuni vengono rappresentate realisticamente nella loro vita quotidiana. Lo stile e il tono si adattano alle situazioni descritte e ai personaggi che le raccontano, evidenziando la straordinaria capacità di analisi psicologica di Chaucer. La raccolta si chiude poi con il Commiato dell’autore.

Dal punto di vista strutturale, i Canterbury Tales, si pongono all’interno della tradizione della novella e in generale delle narrazioni brevi medievali, di cui rappresenta una degli esempi più rilevanti e influenti per i secoli successivi.

LA MORTE NERA: CRONACHE DAL MEDIOEVO

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