ASTRI E PITTRICI – ARIETE

CHARLOTTE SALOMON “Vita? O teatro?”

di Rosalba Granata

Ho incontrato Charlotte Salomon, artista ebrea berlinese vittima dell’Olocausto, nel bel libro di Elisabetta Rasy Le disobbedienti e subito mi ha catturata il fascino della sua bellissima storia, luminosa e straziante.

La sua opera Vita? O Teatro? è una sorta di autobiografia per immagini che venne resa pubblica dal padre dopo la seconda guerra mondiale quando la giovane Charlotte era già morta in un campo di concentramento nazista.

L’aveva realizzata tra il 1940 e il 1942. E solo l’anno dopo, a 26 anni da poco sposata ed incinta di cinque mesi, era stata portata ad Auschwitz e immediatamente uccisa. Ma i suoi disegni ci parlano di un grande amore per la vita.

In Vita? O Teatro? c’è tutta la sua storia, tutto il suo passato.

C’è la sua famiglia della colta borghesia ebraica berlinese. Un posto importante è quello della madre che, dopo la sua morte, diviene un grande angelo con le ali. C’è Paula, soprano di fama, seconda moglie del padre che le ha ridato con la sua generosità e il suo canto la gioia di vivere. C’è Alfred, maestro di canto, per il quale ha provato i primi turbamenti amorosi.

E la sua vita privata si intreccia con l’avanzata del nazismo in Germania. Le elezioni 1933, la Notte dei Cristalli, le leggi razziali di Norimberga, le campagne di odio, le continue violenze. Berlino diventa sempre più invivibile per gli ebrei. Il padre è allontanato dall’università, la matrigna non può più cantare in pubblico, lei stessa decide di abbandonare la Scuola d’Arte per sottrarsi alle umiliazioni continue.

Charlotte viene convinta a lasciare Berlino per la costa Azzurra dove si sono rifugiati i nonni.

Chi può immaginare che da lì a pochi anni la stessa Francia non sarà più un luogo sicuro?

Arriva a Villefranche-sur-Mer, è immersa nella luce, nei colori di Villa Ermitage di Ottile Moore, una ricca e generosa americana che cerca di proteggere orfani e persone perseguitate.

Ma Charlotte deve affrontare nuove prove dolorose. La nonna si suicida e il nonno le rivela verità sulle infelici storie della famiglia: il suicidio della madre e prima ancora della sorella di lei. È un colpo durissimo. Si rende conto che per superare disperazione e depressione le rimane soltanto l’Arte. Comincia a lavorare, a ricostruire il suo passato. Dipinge giorno e notte accompagnandosi col canto. La sua vita reale viene trasfigurata in scene teatrali dipinte.

La sua opera è originalissima. È costituita da circa ottocento tavole illustrate accompagnate da didascalie, testi brevi e fulminanti. È un diario per immagini, oggi la definiremmo una grafic novel. Lei stessa è protagonista insieme a tanti altri personaggi della sua vita che parlano, cantano, vivono.

«La guerra continuava a infuriare e io ero lì, seduta in riva al mare, a scrutare le profondità del cuore degli uomini; ero mia madre, mia nonna, ero tutti i personaggi della mia pièce. Ho imparato a percorrere ogni strada e ne sono diventata una anche io».

Non sente l’esigenza di una rappresentazione realistica, ma piuttosto di creare un intreccio tra vita, spettacolo, sogno. Si avverte l’influenza di pittori come Matisse e Chagall e artisti di avanguardia del Novecento, proprio quelli che erano perseguitati dal regime nazista.

I colori sono vivaci. Giallo, rosso, azzurro. Solo i tre che era riuscita a procurarle Ottile, ma molte sono le loro brillanti combinazioni.

Charlotte viene descritta da chi l’ha conosciuta come determinata, ebbra di vita, solare, sincera radiosa.

Il suo tema natale è fortemente caratterizzato dall’Ariete, nel quale si trovano oltre al Sole anche Venere e Marte. Il segno è sicuramente in sintonia con la grande energia e vitalità che le dà la forza per ricominciare, per riprendersi dai colpi violenti della vita.

Ed anche i colori forti e luminosi ci parlano del suo segno di fuoco.

Liz Greene1 sottolinea come l’Ariete, spinto dall’energia di Marte, abbia sempre bisogno di una battaglia, di un ideale per cui combattere. Ha bisogno di avventura e di imprese cavalleresche.

Io credo che la pittura fosse da lei intesa come una spinta verso la salvezza. La sua opera diviene lo scopo per cui lottare, l’obiettivo in cui credere. E infatti Charlotte lavora in modo intenso per due anni, senza risparmiarsi, dedicando tutto il tempo alla sua attività. E poi, quando ritiene di averla conclusa, la chiude in grandi pacchi che consegna ad un medico di fiducia. Sembra che arrivata al traguardo che si era prefissa abbia raggiunto un nuovo equilibrio e possa abbandonarsi alla serenità. E infatti vive un breve e intenso periodo felice nel giardino della villa della protettrice americana. Sposa Alexander Nagler, un rifugiato ebreo al quale Ottile aveva lasciato in custodia la villa. È il 1943, un breve ed intenso periodo di pace. Purtroppo troppo breve.

Ancora oggi ci emozionano le immagini di Vita? o Teatro?

Non c’è opera che più di questa mi ricordi per che cosa vale la pena lottare.

(Jonathan Safran Foer)

L’opera di Charlotte Salomon si trova al Jewish Historical Museum di Amsterdam che la conserva con la tutela della Charlotte Salomon Foundation.

Castelvecchi ha pubblicato tutto lo stupefacente romanzo per immagini.

  1. Liz Greene: Astrologia e Amore ↩︎

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