APERITIVO A TEMA: QUALE EUROPA?

Riflessioni e prospettive in vista delle prossime elezioni europee

Il 2024 sarà un anno elettorale “straordinario”, oltre metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne: oltre ai cittadini europei, saranno quattro miliardi e centosettanta milioni le persone di novantasette paesi del mondo che andranno al voto.

Dopo il plebiscito scontato per Putin in Russia, elezioni ritenute “non libere e non eque” dai 27 leader dell’UE, si voterà in India, Unione Europea, in numerosi paesi africani e sudamericani ed infine, a novembre, negli Stati Uniti. 

Si tratta di un vero referendum globale in un contesto caratterizzato dalla sfida fra le democrazie e i populismi, tra chi difende e chi vuole indebolire i diritti, la libertà e la ricerca di una società più equa.

Tra il 6 e il 9 giugno, si voterà in tutti i 27 paesi dell’Unione Europea e saranno più di 440 milioni i cittadini europei invitati a scegliere i 720 membri del Parlamento che li rappresenteranno per i prossimi cinque anni (l’Italia avrà 76 MEPs). Il 6 giugno voterà per prima l’Olanda, mentre alle ore 23 del 9 giugno chiuderanno i seggi anche nell’ultimo paese, l’Italia. Sono elezioni che avranno un forte impatto sul futuro della politica dell’Unione Europea, c’è in gioco infatti la stessa idea di Europa. Si tratterà dunque di una opportunità decisiva per l’avanzamento del processo di costruzione dell’unione federalista dei paesi europei che ostacoli il rischio del ritorno dei nazionalismi.

Il voto di giugno deciderà il futuro delle politiche dell’UE, deciderà fra l’opportunità di far avanzare il progetto d’integrazione e solidarietà fra i Paesi membri o l’assistere impotenti al lievitare degli egoismi nazionalistici che inevitabilmente ne ostacoleranno il percorso, assumere un ruolo importante per promuovere la riduzione dei conflitti, proporre politiche di contrasto ai danni ambientali ed all’aumento delle disuguaglianze fra le comunità del pianeta.

C’è la necessità di poter avanzare verso gli Stati Uniti d’Europa, una vera federazione di Stati, chiedendo ai governi centrali di cedere sovranità favorendo l’opportunità di politiche ambientali, di relazioni internazionali e di difesa, fiscali e migratorie comuni, rinunciando all’anacronistico voto all’unanimità in Consiglio. L’alternativa al percorso di unità saranno i veti e gli egoismi di singoli governi nazionali che inevitabilmente comporterebbero l’inconcludenza e la permanenza dei problemi.

Gli eventi degli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati dal susseguirsi di crisi e sfide imponenti, con risposte inedite da parte dell’Unione Europea. Dalla Brexit alla pandemia, dalla guerra nel cuore dell’Europa provocata dall’aggressione russa all’Ucraina, al drammatico conflitto in Medio Oriente, dalla crisi energetica e inflazionistica, all’acuirsi dei cambiamenti climatici con regioni europee duramente colpite da alluvioni e siccità. Eventi che hanno reso ancora più complesso il contesto socioeconomico e geopolitico del nostro continente e che ci obbligano ad interrogarci su decisioni e nuovi strumenti necessari per provare a rispondere a sfide sempre più complesse. Per questo è così indispensabile rafforzare la democrazia europea e contrastare le forze sovraniste.

In risposta al Covid-19, in poche settimane, le istituzioni UE hanno messo in campo misure importanti: sospensione del Patto di stabilità, corridoi verdi per la circolazione delle merci tra Stati membri, flessibilità sugli Aiuti di stato alle imprese, incremento del Fondo di solidarietà europeo, appalti congiunti per acquisto di vaccini e dispositivi sanitari, ed un intervento straordinario della BCE intorno a 1.000 miliardi per acquisti di titoli di debito pubblico. L’UE ha anche attivato nuovi strumenti come lo schema europeo di disoccupazione (SURE), in grado di salvare decine di milioni di posti di lavoro. 

L’Unione Europea, pur con contrasti e lentezze, ha saputo mostrare unità adottando misure senza precedenti, in particolare con Next Generation EU (NGEU), il Piano per la ripresa europea post pandemia, con l’accesso per la prima volta al mercato dei capitali e il rafforzamento delle cooperazioni in ambiti nuovi, come salute, clima, energia e difesa. Le risorse che l’UE ha messo in campo per far fronte a queste crisi ammontano a più di 2.000 miliardi di euro, “ordinarie” con il bilancio UE (1.085 miliardi) e “straordinarie” grazie a Next Generation EU (800) per l’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (l’Italia è il primo paese europeo beneficiario, con il PNRR italiano di 194,4 miliardi di euro). L’impegno politico dell’UE punta, inoltre, alla neutralità climatica entro il 2050 e, entro il 2030, alla riduzione del 55% delle emissioni di gas serra: grazie al Green Deal l’UE è leader mondiale nell’azione di lotta ai cambiamenti climatici. Con il Pilastro europeo dei diritti sociali, l’UE stabilisce anche a tre obiettivi da raggiungere entro il 2030: tasso di occupazione pari almeno al 78%; almeno il 60% degli adulti che frequentino corsi di formazione ogni anno; riduzione di almeno 15 milioni delle persone a rischio di povertà. 

Il Parlamento europeo, grazie alla guida del Presidente David Sassoli scomparso prematuramente l’11 gennaio 2022, ha dimostrato l’importanza di un Europa solidale in grado di offrire ai cittadini opportunità insieme a protezione sociale, dimostrando che si può coltivare l’interesse nazionale all’interno del progetto di integrazione e rafforzamento europeo. Un cammino di solidarietà che rischia oggi di interrompersi a causa di veti, come accaduto per il sostegno all’Ucraina da parte dell’Ungheria, o per gli accordi sul controllo dei flussi migratori con paesi come Tunisia ed Egitto, regimi che non rispettano i diritti umani, infine con le gravi contraddizioni e divisioni dell’Ue messe in risalto nella soluzione al conflitto arabo-israeliano in Palestina.

L’Europa di NGEU per la ricostruzione dopo la pandemia di Covid-19, quella del Pilastro dei diritti sociali, con le direttive sul salario minimo europeo e a protezione dei 28 milioni di lavoratori delle piattaforme digitali. L’Europa che ha salvato milioni di posti di lavoro con SURE, per un’economia sociale di mercato, e quella a fianco del popolo ucraino che difende la propria terra e la libertà. L’Europa delle libertà e dello stato di diritto che interviene per il rispetto delle condizioni di detenzione in Ungheria di Ilaria Salis e di tutti i detenuti nelle carceri europee, che interviene perché in Polonia venga ripristinata l’indipendenza della magistratura, che potrebbe promuovere una politica di salvaguardia della vita e della dignità dei migranti, garantendo redistribuzione e solidarietà tra gli Stati membri.

Il Parlamento europeo adotta leggi che riguardano tutti i cittadini europei e le decisioni prese a Bruxelles influenzano le nostre vite. Una eventuale affermazione dei partiti conservatori e antieuropei e la conseguente composizione del nuovo Parlamento, potrebbero comportare la crisi della storica alleanza tra Partito popolare europeo con Socialisti e Liberali, creando così un vero e proprio spartiacque nella storia dell’UE. Le ripercussioni di una eventuale virata a destra sarebbero notevoli, dallo stato di diritto alla transizione verde, alla possibilità di un’Europa più giusta e solidale.

Le priorità per il prossimo quinquennio riguardano l’energia e la transizione verde, con gli impegni presi al 55% di riduzione della CO2 al 2030 e al 100% al 2050; la politica migratoria, oggi fallimentare e disumana a causa di egoismi e veti di tanti stati membri; la politica di difesa europea, resa indispensabile della guerra sul suolo europeo in Ucraina; le riforme delle Istituzioni europee, con l’esigenza del superamento del voto all’unanimità su salute, difesa e politica estera, soprattutto in previsione del possibile allargamento a nuovi paesi membri; e infine il bilancio europeo, con nuovi strumenti per sostenere un debito comune e nuove “risorse proprie”, per finanziare ad esempio il Fondo sociale per il clima, essenziale per sostenere la riqualificazione degli edifici e il trasporto, ma anche per garantire che nessuno sia lasciato indietro nella transizione verso un’economia decarbonizzata.

Il mondo in cui siamo immersi è caratterizzato da eventi dalle conseguenze drammatiche che ci costringono a riflettere su nuove priorità e sfide, impossibili da affrontare a livello nazionale. Consapevoli che, nel 2024 anno elettorale “straordinario”, un ulteriore rischio riguarda l’astensione, con la maggioranza di cittadini europei che potrebbero ritenere il voto non più in grado di dare speranze nelle loro vite.

L’idea di Europa rappresenta il più grande progetto di pace, libertà e integrazione al mondo, per proteggere al meglio il nostro presente e rendere più giusto il nostro futuro e quello delle nuove generazioni. 

Le elezioni europee di giugno richiamano la nostra responsabilità nei confronti del futuro: il nostro voto per un mondo più giusto.

Vi aspettiamo numerosi per parlare insieme di Europa, domenica 24 marzo, a partire dalle 19.00, presso la Casa di Quartiere Centro Stella, in via Savioli 3. Oltre a Francesco Errani, nostro socio da sempre, saranno nostri ospiti Elisabetta Gualmini, docente di scienze politiche all’Università di Bologna, Eurodeputata e già Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Gianluca Guerra, attivista Volt Italia e Roberto Grandi, studioso di comunicazione politica, docente della Bologna Business School.

ps: il risultato dell’ultimo sondaggio rispetto ai risultati delle diverse “famiglie europee”

  • Gruppo PPE – Partito popolare europeo (a cui aderisce Forza Italia)
  • Gruppo S&D – Socialisti e Democratici (a cui aderisce il Partito Democratico)
  • Gruppo Renew Europe (a cui aderiscono Italia Viva e Azione)
  • Gruppo Verdi/ALE – Alleanza Libera Europea (a cui aderiscono Verdi e Sinistra Italiana)
  • Gruppo ID – Identità e Democrazia (a cui aderisce la Lega)
  • Gruppo ECR – Conservatori e Riformisti europei (a cui aderisce Fratelli d’Italia)
  • Gruppo The Left – La Sinistra (a cui non aderisce nessun parlamentare italiano)

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