VANESSA STEPHEN BELL, APE REGINA DI BLOOMSBURY (seconda parte)
di Rosalba Granata
ASTRI E PITTRICI – GEMELLI (PRIMA PARTE)
Vivo in un mondo di forme e colori
Vanessa Bell fu pittrice vitale e innovativa, ma la sua vita da romanzo, ricca di avventure e colpi di scena, le sue illustri amicizie e parentele fanno sì che quasi sempre si focalizzi su esse tutta l’attenzione mettendo la sua attività artistica in secondo piano.
La sua passione per la pittura l’aveva portata a frequentare la Royal Academy School dove fu anche allieva di John Singer Sargent.
Ma nel 1910 tutto cambia per l’Arte inglese. L’Inghilterra era rimasta isolata rispetto ai fermenti europei e tutto ciò che veniva dall’estero era visto con sospetto. In quell’anno Roger Fry, critico d’arte già affermato, tornato dagli Stati Uniti, dove dal 1906 era stato curatore del dipartimento di pittura al Moma di New York, organizza la grande mostra Manet and the Post-Impressionists.
Essendo amico dei Bell alle fasi di preparazione dell’evento collaborano alcuni membri del gruppo Bloomsbury tra cui Clive Bell.
La mostra presenta all’Inghilterra l’opera di Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Picasso e Matisse e suscita un vero shock nella cultura inglese del tempo. Il pubblico reagisce con ostilità a ciò che percepiva come una produzione artistica inquietante e offensiva. Qualcuno la definisce “produzione di un manicomio”. Vanessa scrive che addirittura che arrivavano fiumi di persone soltanto per insultare.
Fry conosceva i gusti del grande pubblico e sapeva le difficoltà che avrebbe incontrato ed i rischi per la sua reputazione. Ma, proprio in quanto esperto di pittura, era infatti tra i maggiori studiosi dell’arte italiana rinascimentale, coglie il valore degli artisti contemporanei e ritiene che sia arrivato il momento per superare anche in Inghilterra la tradizione accademica.
La mostra, nonostante l’ostilità suscitata, si rivela un evento importante, direi necessario. Costituisce una scossa rivitalizzante e apre per i giovani artisti inglesi un mondo nuovo, una pittura che sovvertiva ogni convenzione.
Per Vanessa è un periodo elettrizzante.
“Periodo in cui per me tutto sembrava rinascere a nuova vita, ribolliva di eccitazione, nuove relazioni, nuove idee. Emozioni diverse e intense. … Tutto traboccava di interesse ed idee. È stato come se finalmente si potessero dire le cose che si erano sempre provate invece di cercare di dire le cose che gli altri ti dicevano che dovevi provare. Era la libertà di essere se stessi“
Con entusiasmo sperimenta tutto. Nelle sue opere si avverte l’influenza dei pittori post-impressionisti, in particolare di Van Gogh e di Matisse. Affronta anche, per prima in Inghilterra, l’arte astratta che però ben presto abbandona almeno per quanto riguarda la pittura, mentre ne rimangono tracce nelle sue opere grafiche, come i disegni per le copertine delle prime edizioni dei libri della sorella.
È del 1911 ‘Studland Beach’, il quadro che è considerato il suo capolavoro. Il soggetto è un paesaggio marino ridotto agli elementi essenziali e alcune figure umane, pure forme indistinte, sono rivolte verso il mare.
Lia Giachero1 riporta il giudizio del critico d’arte Richard Shone il quale afferma che è una delle opere più radicali di quegli anni in Inghilterra e che basterebbe da sola ad assicurare a Vanessa Bell un posto nell’arte inglese del novecento.
Però i temi che Vanessa predilige sono le scene di ambienti domestici, di amici in pose quotidiane mentre conversano, dipingono, leggono. La sua arte è soprattutto figurativa, nei ritratti rivela pienamente il suo talento. Spesso ritrae la sorella con fattezze sfocate ma che colgono l’essenza della sua personalità. Tra questi quadri forse il più famoso è Virginia Woolf ad Ashenam, incentrato sui contrasti di tonalità, tra l’arancione acceso della poltrona e i tenui grigi e blu degli abiti di Virginia e dello sfondo.

La riflessione su cosa sia il vedere, il “cogliere”, il raffigurare è sempre viva e presente per Vanessa, come per Virginia per quanto riguarda la scrittura. Sono gli interrogativi che si pone, nel romanzo Al faro, il personaggio della pittrice Lily Briscoe che cerca il modo per rappresentare l’essenza profonda delle cose. Scrive infatti in una lettera a Roger Fry come da lui avesse imparato che “l’esperienza artistica si basa sulla percezione della forma, dei colori e dei rapporti tra gli spazi”
E del resto è comune a tutto il gruppo di Bloomsbury una medesima necessità di guardare il mondo secondo criteri nuovi.2 La fase più innovativa della sua pittura arriva fino agli anni della prima guerra mondiale. Ma nel frattempo si erano aperte nuove sfide. È ancora la genialità di Roger Fry ad ideare nel 1913 gli Omega Workshops, i famosi laboratori di cui divennero responsabili Vanessa Bell e Duncan Grant. Scopo degli Omega era «far entrare la bellezza nelle case». Gli artisti creavano in modo anonimo e con grande libertà di sperimentazione oggetti belli concepiti per portare gioia nella vita quotidiana.3
Per Vanessa si apre un nuovo campo di sperimentazione. Da questo momento e per il resto della sua vita professionale, si dedica con passione alle Arti applicate. Dipinge ogni oggetto destinato alla vita quotidiana, tazze per la colazione del mattino, stoffe che rivestono le poltrone, decorazioni sulle pareti, mobili, ceramiche, costumi teatrali e paraventi.
Secondo Katy Hessel4 Vanessa Bell va ricordata soprattutto come sperimentatrice di tecniche diverse e, a suo parere, è particolarmente nelle arti applicate che rivela pienamente la sua creatività. La sua opera forse più anticipatrice è Il servizio da tavola delle donne famose che realizza con Duncan Grant. Si tratta di cinquanta piatti nei quali sono rappresentati personaggi femminili tratti dal mito, dall’arte, dalla storia. Troviamo Saffo e Cleopatra, ma anche Jane Austen ed Elizabeth Siddal e persino una poetessa giapponese del X secolo.
[Vanessa] non mi è mai parsa più bella … devo dire che adoro la vita, la bellezza, l’audacia, e mi piace quell’aura di libertà e generosità di cui Nessa sembra essere naturalmente circondata.
Così scrive Virginia Woolf all’amica Violet poco dopo il matrimonio della sorella cogliendone alcune delle caratteristiche: la bellezza, l’audacia, la generosità.
La vita e la personalità di Vanessa mi hanno davvero conquistata.
Ho scoperto una donna libera, intelligente, anticonformista.
Mi pare che sia particolarmente adatta per rappresentare il segno dei Gemelli.
È ricca di fascino e scarsamente legata alle convenzioni. Ha anche in comune con i nati di questo segno un atteggiamento curioso nei confronti della vita e un’apertura per tutto ciò che è nuovo, unita al desiderio di sperimentare.
È istintivamente poco rispettosa verso autorità e convenzioni.
La annoia la banalità dell’alta società e quando il fratellastro George tenta di inserirla in quegli ambienti, magari pensando che la bellezza e il fascino della sorella possano aprirgli porte prestigiose, cerca in ogni modo di fuggire. Non è a suo agio neanche nei ritrovi esclusivi degli artisti accademici.
È caratterizzata da viva ironia, che rivela negli scritti autobiografici quando presenta se stessa e gli episodi della sua vita. Ci tiene Vanessa a sottolineare che Bloomsbury era soprattutto un gruppo di amici e che gli incontri non erano solo profonde disquisizioni ma che erano caratterizzati anche da frivolezze, scherzi, convivialità.
Ama circondarsi di amici, gli stessi rapporti con gli uomini della sua vita sono caratterizzati da profonda amicizia. Amicizia che si protrae anche dopo la chiusura del rapporto sentimentale. Con loro condivide case, arte ed anche viaggi.
Sappiamo che i viaggi sono sempre in primo piano nella vita di chi ha valori Gemelli e Vanessa viaggia molto, soprattutto dedica frequenti periodi ai soggiorni a Parigi, dove frequenta molti artisti.
Nel suo tema è anche presente una forte componente di valori di Terra che ci indicano concretezza e determinazione. La Luna è in Vergine, Mercurio in Toro. Abbiamo visto come sappia assumersi responsabilità e come sia lei, fino dalla giovinezza a prendersi cura degli altri. Anche nel lavoro si impegna con costanza e precisione.
Possiamo individuare una certa ambiguità del segno doppio? Forse sì, se da un lato c’è in lei coerenza e correttezza permane una certa ambiguità dei Gemelli.
Questo si evidenzia in vari episodi della sua vita, per esempio, nel momento del distacco da Roger Fry, oppure come quando “inganna con dolcezza”5 la figlia sulla vera identità del padre. Del resto Angelica lo dice chiaramente: “non sopportava i conflitti” detestava le rotture, non voleva ferire, si nutriva dell’amore che dava e che riceveva.
E questa centralità dell’amore ci porta a Venere, il pianeta delle relazioni affettive che è in Cancro e Marte in Pesci. Questi pianeti in segni d’Acqua rivelano la sua sensibilità e la forza dei sentimenti. Tutte le testimonianze parlano del suo atteggiamento materno e i suoi legami sono affettivamente forti con la famiglia di origine, con gli uomini che ama, con i figli, con gli amici; quando nascono i nipoti diviene una dolcissima nonna.
Così la ricorda la figlia Angelica
” Si preoccupava per i suoi figli anche a costo di non potersi completamente dedicare alla sua arte, per lei indispensabile come l’aria, … e c’era da meravigliarsi della sua capacità di mantenere vivi i suoi sogni mentre si occupava di tutte le nostre necessità pratiche.”
Nella rubrica si è sempre dato spazio a segnalazioni di libri. Riassumo quelli a cui si è fatto riferimento nel testo o nelle note. Virginia Woolf: Al faro, (1) Vanessa Bell: La nostra Bloomsbury: io, mia sorella Virginia e gli altri, (2) Virginia Woolf: La stanza di Giacobbe, (3) Virginia Woolf: Roger Fry, (6) Lia Giachero: Vanessa Bell. L’ape regina di Bloomsbury, Angelica Garnett: Ingannata con dolcezza. Un’infanzia a Bloomsbury.
- Lia Giachero nella postfazione a La nostra Bloomsbury ↩︎
- Nadia Fusini in un’intervista in occasione della mostra. “Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing life” ↩︎
- Il progetto degli Omega Workshops, pur importante e innovativo sul piano artistico, non portò risultati positivi dal punto di vista economico e il colpo di grazia lo diede l’inizio della Grande Guerra. È durato solo sei anni, dal 1913 al 1919, ma sono stati tali da portare cambiamenti nel gusto. ↩︎
- Katy Hessel: La storia dell’arte senza gli uomini ↩︎
- Angelica Garnett, figlia di Vanessa Bell e Duncan Grant, è l’autrice di Ingannata con dolcezza. Un’infanzia a Bloomsbury, una sorta di autobiografia nella quale racconta la sua infanzia dorata a Charleston e il trauma quando le viene rivelato di essere figlia di Duncan Grant e non di Clive Bell come le era sempre stato fatto credere. Angelica sposa poi giovanissima David Garnett, un tempo amante di suo padre. ↩︎