di Franco Mioni
Partendo dal cibo e dal vino, utilizzando come veicolo la fruizione didattica e pratica della civiltà della tavola e delle tradizioni del territorio anche a livello storico, economico e sociologico, si possono evocare mete artistiche e cuturali nonchè luoghi geografici e paesaggistici anche lontani.
Possono essere racconti con descrizioni di prodotti del territorio, dalla lavorazione all’arrivo sulla tavola, a supportare l’immaginazione e il desiderio di conoscenza, e anche testimonianze delle tradizioni e delle feste legate all’alimentazione di una regione o di un paese e conservate fino a oggi; per poi finalmente assaporare dal vivo i prodotti agricoli e animali preparati dall’uomo, vino incluso.
Arte, architettura, musei, urbanistica, artigianato, folklore, ritmi e modi di vita: tutti questi aspetti, insieme, contribuiscono alla storia dei luoghi e degli esseri viventi che li popolano. Aspetti geografici e climatici, guerre e scontri religiosi, carestie, battaglie politiche e moti popolari: tutti questi fondamenti della vita civile sono strettamente interconnessi, in ogni luogo e con reciproca influenza, con l’alimentazione, le colture del territorio e le tradizioni popolari a legate a tutto ciò.
Il turismo organizzato ha trascurato per decenni queste basilari componenti della cultura, della storia e della realtà socio-economica di città, microzone, regioni e nazioni che si andavano a visitare, togliendo così a chi viaggiava elementi fondamentali di comprensione di ciò che si era scelto di conoscere; si è compreso da troppo poco tempo che la componente enogastronomica degli itinerari culturali può essere utile per essere viaggiatori e non turisti.
I percorsi e le esperienze conoscitive che si possono descrivere tramite il cibo possono spaziare nella nostra variegatissima ed a volte poco conosciuta Europa, comprendendo in maniera accurata tutti gli elementi di cui sopra con pari dignità.