di Rosalba Granata
Alice nel paese delle meraviglie viene pubblicato nel 1865. Siamo in piena Età Vittoriana, ma questa storia è ben lontana da quelle dei libri per l’infanzia moralistici ed edificanti tipici del periodo. Le sue caratteristiche sono l’ironia, la stravaganza, il gusto trasgressivo della lingua, il piacere del non sense.
L’autore, Lewis Carroll(1), è del segno dell’Acquario. E il segno, con l’esaltazione di Nettuno, dà il piacere dell’avventura e dell’esplorazione, ma soprattutto della ricerca e sperimentazione di situazioni nuove: ogni situazione nuova è interessante.
L’acquario è originale, anticonformista, non si sottomette all’autorità. L’acquario è anche gusto dell’assurdo, del bizzarro, della stranezza. È piacere di spiazzare e di essere spiazzato.
Sono tutte caratteristiche che troviamo pienamente nel libro.
È una giornata calda. Alice è annoiata, guarda il libro della sorella, ma lo trova noioso. Non c’è neanche una figura!
Ed ecco che le appare un grande Coniglio Bianco, si muove in modo affrettato e, guardando un grosso orologio da taschino, borbotta tra sé…
Alice incuriosita lo segue nella sua tana e sprofonda in un pozzo buio e profondo «e cadeva, cadeva, cadeva».
È la caduta che fa varcare la soglia del Paese delle Meraviglie, un mondo capovolto dove accadono le cose più strane e bizzarre. Tutto è strano. Alice incontra animali parlanti, personaggi stravaganti, si trova in situazioni assurde. Lei stessa cambia continuamente, beve da una bottiglietta o assaggia un biscotto e diventa grandissima o piccolissima.
Quando il Bruco le chiede «Chi sei?» Alice risponde con timidezza: «Davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte».
Alcuni degli originali personaggi del racconto sono stampati fin dalla infanzia nella nostra memoria: il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, lo Stregatto, la Regina di cuori.
Il Bianconiglio va sempre di fretta, e, come tanti adulti secondo il punto di vista dei bambini, è sempre stressato da incomprensibili impegni: «È tardi! È tardi! […] Povero me! Povero me! Arriverò in ritardo!»
In uno degli episodi più noti, Alice arriva davanti alla Casa della Lepre Marzolina dove c’è una grande tavola apparecchiata per il tè. È qui che incontra il Cappellaio Matto. Per lui, come castigo per un suo scontro con il Tempo, è sempre l’ora del tè.
E tra i personaggi più affascinanti c’è sicuramente lo Stregatto, o Gatto del Cheshire, sulla cui faccia è perennemente stampato un largo, misterioso ed enigmatico sorriso. Appare improvvisamente nelle situazioni critiche, dà i suoi consigli ad Alice, poi altrettanto improvvisamente scompare.
È lui che afferma con sicurezza:
«Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.»
«Come lo sai che sono matta?» disse Alice.
«Per forza,» disse il Gatto, «altrimenti non saresti venuta qui».
Poi, nella parte finale, Alice arriva nel variopinto Giardino attraverso la Porticina nell’albero.
È in corso la partita a palla della Regina Rossa e qui culmina l’assurdo. Lo strano campo da gioco è un guazzabuglio di porcospini, palle, fenicotteri, mazze, porte, carte da gioco che rappresentano soldati. Non ci sono regole, è solo un grande caos.
I giocatori vengono via via condannati a morte dalla collerica Regina che non fa che urlare con la rabbia che la caratterizza «Tagliatele la testa, tagliategli la testa».
Quando la Regina si accorge di Alice le chiede immediatamente «Che cosa fai qui?» Alice le risponde che sta cercando la sua strada e la regina controbatte: «Tutte le strade sono mie!»
In seguito Alice tenta di reagire alla tirannica regina e questa, naturalmente, urla: «Tagliatele la testa!»
La Regina Rossa dovrebbe apparire autoritaria, dovrebbe suscitare terrore, in realtà Lewis Carroll sbeffeggia l’autorità rendendola ridicola.
Infine dopo un assurdo processo(2) si arriva all’epilogo. Alice si risveglia. Il linguaggio perde il suo carattere onirico e perturbante e torna alla normalità.
Alice nel paese delle meraviglie è un testo sicuramente da rileggere nell’età adulta.
Anche se non lo avete amato da bambini lo troverete irresistibile.
NOTE
- Lewis Carroll (pseudonimo del reverendo Charles Dodson) fu professore di matematica e pubblicò anche trattati di logica seppure non particolarmente degni di nota. Raccolse una serie di racconti matematici nei quali l’intento ludico si mescola con quello didascalico. Inventò la storia del Paese delle Meraviglie per le sorelline Liddell, figlie di amici. Sono anche famose le fotografie che fece alla piccola Alice che fanno trasparire un suo morboso interesse per le bambine.
- Nell’assurdo processo il Coniglio Bianco è araldo e legge l’accusa contro il Furfante di cuori che ha rubato le tartine. Testimoni sono Cappellaio Matto, la Cuoca e la stessa Alice. Viene letta come capo d’accusa una poesia che non ha senso. Alice si ribella «non siete che un mazzo di carte».