UN LIBRO PER TE – VERGINE: FRANKENSTEIN, O IL MODERNO PROMETEO DI MARY SHELLEY

di Rosalba Granata

« […] Cerco invano di convincermi che il polo è il regno del gelo e della desolazione: alla mia fantasia si presenta sempre come una regione piena di bellezza e di delizia. Là, Margaret, il sole è sempre visibile: il suo ampio disco sfiora appena l’orizzonte e diffonde uno splendore perpetuo. Là — se mi consenti, sorella mia, di fidarmi dei navigatori che mi hanno preceduto — la neve e il gelo sono banditi, e, veleggiando su un mare calmo, si può essere trasportati in una terra che sorpassa per bellezza e meraviglia ogni regione del mondo finora scoperta.
I suoi prodotti e il suo aspetto potrebbero essere senza uguali, come certo senza uguali sono i fenomeni dei corpi celesti in quelle solitudini mai raggiunte. Cosa non ci si può aspettare in un paese di luce eterna? Potrei scoprire là il meraviglioso potere che attira l’ago della bussola, e dare ordine alle migliaia di osservazioni celesti che attendono solo questo viaggio per essere sottratte alla loro apparente eccezionalità». (dall’ incipit di Frankenstein)

Frankestein è uno di quei libri che pensiamo di conoscere pur non avendolo letto. Tanti sono gli adattamenti cinematografici che la storia, entrata ormai nel nostro immaginario, ci è diventata familiare. Eppure il romanzo è affascinante, merita una lettura e lo scopriremo diverso da come lo avevamo immaginato e sicuramente, nonostante il tono a volte enfatico, ancora avvincente, ricco di spunti e suggestioni.

Tutto il romanzo è in prima persona con diverse voci narranti. Quella dell’Incipit è di un capitano in viaggio al Polo Nord che trova in fin di vita lo scienziato Victor Frankenstein.

Victor prende poi la parola e racconta la vicenda iniziata dieci anni prima con gli esperimenti che lo hanno portato, assemblando diversi cadaveri trafugati dai cimiteri, a costruire una creatura gigantesca e a darle vita con una potente macchina.

Le conseguenze sono state però drammatiche. Lui stesso ha immediatamente provato ribrezzo per quella creatura e il disgusto e terrore che ha provocato in tutti coloro con cui è venuta a contatto l’hanno trasformata da creatura assetata d’amore in essere malvagio che persegue una terribile vendetta nei confronti del suo creatore. Terminato il lungo e doloroso racconto Victor muore di stenti.

Riprende quindi la narrazione il capitano della nave che racconta l’arrivo del Mostro il quale, trascinando il corpo di Victor, urla il suo dolore per la morte del proprio creatore che lui stesso ha lungamente perseguitato.

«Sono cattivo perché sono disperato. Non sono forse schivato e odiato da tutti gli uomini? Tu, il mio creatore, mi faresti a pezzi e ne esulteresti; pensa a questo e dimmi: perché dovrei mostrare pietà per l’uomo di quanta lui non ne mostri per me?»

Il romanzo nasce nel 1816. È leggendario anche il racconto della notte in cui fu ideato. Mary e Percy Shelley, con altri amici, si trovavano a Ginevra avendo affittato case insieme a Lord Byron. Mary aveva soltanto 19 anni e anche gli altri erano giovanissimi. Un gruppo di giovani talenti precoci, anticonformisti e geniali. Percy, aveva 25 anni, Polidori, medico di Byron, era intorno alla ventina e George Byron 29 anni.

Durante una notte piovosa, come tante altre in quella strana estate, gli amici ingannano il tempo leggendo e raccontandosi storie gotiche, di cui sono appassionati. A Byron viene l’idea di proporre ai suoi ospiti di scrivere un racconto dell’orrore. Vincerà chi scriverà la storia più tremenda. La sfida viene sicuramente vinta da Mary(1) con la prima bozza di Frankenstein, il cui sottotitolo è Il Prometeo moderno. Calzante considerando che la storia è ispirata all’antichissimo mito del creatore di vita ribelle agli dei.

Tema centrale è quello della scienza trasgressiva che viola i limiti segnati per la conoscenza umana. Lo smisurato peccato di orgoglio attira maledizione e sventura. Il tema era particolarmente sentito. Siamo nell’età dell’industrializzazione che era pervasa dal senso di insicurezza di una società in transizione. Come altra faccia dell’esaltazione del progresso si diffondeva la Paura, il terrore della scienza generatrice di Mostri. Il romanzo è assolutamente originale e apre la strada al racconto fantascientifico che diventerà nel secolo seguente un genere letterario di grande successo.

Quella di Mary è una vita dolorosa, costellata di lutti. Appena nata perde la madre. Poi due figli e rimane vedova a 25 anni, il marito annega infatti nel 1822 nel Golfo di La Spezia. La madre era Mary Wollstonecraft, tra le prime teoriche del femminismo. Mary viene cresciuta dal padre, il pensatore radicale William Godwin, guida di una comunità di intellettuali, liberi pensatori e anticonformisti. Cresce quindi in un ambiente ricco di libri, cultura e ideali libertari, ma povero dal punto di vista affettivo.

A diciassette anni si innamora di Percy Shelley che, provocando scandalo, fugge con lei abbandonando moglie e figlia. Saranno insieme in Francia, in Svizzera e in Italia tra miseria e ricchezza, gioie e dolori. Si sposeranno dopo il suicidio della prima moglie di Shelley.

Nel 1822 si trasferiscono a Lerici in Liguria e nello stesso anno Percy muore annegato nel Golfo di La Spezia. Non aveva ancora compiuto trent’anni. Dopo la morte del marito, Mary Shelley torna a Londra con suo figlio Percy Florence, unico sopravvissuto di quattro figli, con cui vivrà fino alla morte, avvenuta nel 1851.

Mary ha il sole in Vergine. La sua intelligenza è acuta e geniale. Non ha però una personalità che vuole imporsi in primo piano. Anzi alla morte del marito, si chiude in una stanza, quasi in volontario esilio dall’esistenza, e continua a lavorare mantenendosi col proprio lavoro di scrittrice e anche per il desiderio di diffondere le opere di Percy. Dedizione e senso del dovere sono sicuramente sue caratteristiche.

L’interesse per la scienza e per le scoperte tecnologiche, già presente nella Vergine, è sottolineato nel suo tema dalla congiunzione del Sole con Urano. Congiunzione che mi pare ben rappresentare l’invenzione geniale di Frankenstein.

Le lettere, raccolte nell’ Epistolario I miei sogni mi appartengono, fanno meglio comprendere la sua personalità, i suoi sentimenti, la sua forza e anche la sua fragilità(2).

Scrive ad esempio a un amico esprimendo il suo amore per Percy:

«la nostra felicità più grande sarà in Shelley: io lo amo teneramente con tutto il mio cuore, la mia vita è appesa al filo del suo sguardo, la mia anima è chiusa nel suo abbraccio; tu sei suo amico sincero e saprai renderlo felice […]  no, non avremo bisogno neanche di provarci perché ogni nostro gesto lo renderà felice senza bisogno di sforzo o intenzione».

E dopo la morte del marito palesa tutta la sua sofferenza

«Sul palcoscenico della mia esistenza è calato il sipario e nessun piacere accompagna la ricostruzione delle scene che hanno preceduto l’evento che ha infranto ogni mia speranza»

Note

  1. Interessante anche il racconto di Polidori, giovane medico personale di Byron, Il vampiro germe da cui uscirà Dracula di Bram Stoker (1897)
  2. Un altro libro che fa incontrare Mary Shelley è Come un incantesimo, di Carla Sanguineti, storia romanzata della vita di Mary e Percy Shelley nel periodo in cui hanno vissuto nel Golfo dei Poeti

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