“SE DOMANI NON TORNO DISTRUGGI TUTTO”

DALL’EDUCAZIONE ALL’AZIONE: VIE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA DI GENERE

di Francesco Colombrita

Nel 2023 i femminicidi in Italia sono stati centoventi. Circa uno ogni tre giorni. Stando ai dati diffusi dalla Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione, oltre la metà di questi assassinii sono stati eseguiti dal partner o dall’ex partner della vittima, mentre un ulteriore 20% da altri parenti della donna uccisa.

Ne consegue che circa 4 volte su 5 le vittime di femminicidio vedono in un contesto familiare più o meno allargato il proprio carnefice. Questi sono poi dati che riguardano un aspetto specifico, forse il più brutale, delle violenze cui la nostra società condanna le donne. Dovremmo aggiungere i casi di stalking – circa 13000 nel 2023 -, di maltrattamento – sui 17000 nel 2023 – e delle violenze sessuali: quasi 5000 nel 2023. Teniamo a mente che parliamo poi di reati con una cifra nera (cioè spesso non denunciati) altissima.
Su questi poi occorre fare precisazioni onde evitare facili manipolazioni: per quanto riguarda lo stalking le vittime sono donne nel 75% dei casi; nella casistica dei maltrattamenti lo sono nell’81% dei casi; nel caso di violenza sessuale siamo invece al 91% di vittime donne. Pure i numeri parlano chiaro a volte, ancorché nascondano spesso molto. Rispetto alle vittime non donne, infatti, in Italia non esiste una reale e funzionale raccolta di dati che ci permetta di capire quante di queste persone abbiano subito tali abusi a causa di orientamenti sessuali o identità di genere non conformi; anche se i dati non uniformati che stanno emergendo tramite i vari centri antidiscriminazione sul territorio italiano sembrano andare in questa direzione.

Una lunga digressione sui dati per dire una cosa che appare ovvia e semplice, riassumibile in una sola parola, ma che molte, troppe persone, si rifiutano di considerare: quella parola è patriarcato. Se il termine spaventa, proviamo a fare una perifrasi sul caso specifico: si ritiene che al momento i modelli di società in cui siamo immersi producano un controllo, una discriminazione e una repressione di tutto ciò che non rientra in un canone specifico che vede l’esercizio di un potere che potremmo definire maschile, indicando con “maschile” una somma di comportamenti che non vanno intesi in termini genetici/essenzialisti, ma di performatività del genere.

Pare una formulazione complessa ma dopo i dati di apertura dell’articolo potrebbe almeno iniziare a risuonare. Si potrebbe addirittura partire da qui per cercare di creare uno spiraglio di dialogo verso chi nega la specificità del fenomeno, verso chi lo riduce sempre a una condotta individuale e non al contesto sociale (principalmente questo avviene a destra, ma non solo quando si parla di violenza di genere). La presa di consapevolezza di questo sistema riguarda tutta la società, in particolare gli uomini (sempre usando questo termine con un’accezione il meno essenzialista possibile), ma anche le donne. Fa rabbrividire la banalità dell’affermazione “Non tutti gli uomini sono così”, se non altro perché La banalità del male di Harendt dovrebbe averci insegnato che ogni crimine verso il quale non ci si oppone guadagna una società colpevole nel suo insieme.

Scendendo più nel concreto il tema centrale è che occorre parlare di queste cose, e ben venga Elena Cecchettin scelta come donna dell’anno dall’Espresso, ben venga il polverone che è riuscita a sollevare. Ma non è abbastanza, per ognuno di noi, guardare tutto questo da lontano. Occorre abitare il tema nel nostro piccolo, confrontarci e capire, capire quello che possiamo fare noi ogni giorno per cambiare il sistema in cui viviamo.

In quest’ottica va anche l’incontro di Metro-Polis di questo mese, che si terrà domenica 18 febbraio a partire dalle 19.00 presso la Casa di Quartiere Centro Stella in via Savioli 3 e che vedrà Gerardo Lupi (sociologo, coordinatore del Centro Liberiamoci dalla violenza, ASL Bologna), Giorgia Mazzanti (coordinatrice Volt Bologna, organizzatrice di “a nudo“) e Caterina Righi (responsabile settore accoglienza Casa delle donne per non subire violenza) parlare di iniziative e azioni per l’eliminazione della violenza di genere.

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