LEGGERE LA NAKBA

di Federica Stagni

Rema Hammami, antropologa e rifugiata palestinese di seconda generazione, descrive in questo estratto come si sentì quando si trovò per la prima volta davanti a quella che era certa fosse l’ex casa di suo nonno a Giaffa (ora in Israele):

Nel momento in cui ho riconosciuto gli archi, ho avuto uno shock. L’immagine di una vecchia foto di famiglia scattata davanti a questa veranda mi è apparsa chiarissima davanti agli occhi. Nella foto, accanto alla felce appariva una famiglia numerosa, con ragazze giovani in abiti bianchi e fiocchi nei capelli in prima fila. Ho sempre pensato quanto sembrassero innocenti… Il cancello era aperto, quindi sono entrata… Era pieno di persone che in qualche modo semplicemente non rientravano nel mio campo visivo: stavo ri-mappando l’ex liwan (il salotto) la realtà era diventata nebulosa in un processo che escludeva oggetti e persone che non facevano parte del momento immobile della fotografia che occupava la mia mente. Poi qualcuno ha iniziato a parlarmi in ebraico e sono stata strappata dal sogno. Una donna in camice bianco ha cominciato a domandarmi cose che non comprendevo. Tornando in me, mi sono resa conto che il liwan era pieno di bambini disabili. Quando ho risposto in inglese, la donna è rientrata per riemergere con una vecchia matrona bionda dall’aspetto germanico, anche lei in camice bianco… mi hanno domandato cosa volessi. Ho risposto che era la casa di mio nonno e desideravo solo guardarla. Le due donne hanno quindi cominciato ad innervosirsi.”

Il termine Nakba deriva dall’arabo e significa letteralmente “disastro”, “catastrofe” o “cataclisma”. Si riferisce all’esodo della popolazione araba palestinese espulsa da Israele nel 1948, alla fine del mandato britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele. Nakba è il nome assegnato a questo evento dalla storiografia. La memoria della Nakba e della Pulizia Etnica della Palestina, come documentata da Ilan Pappé (2008) nel suo celebre libro, è stata sistematicamente negata e la storiografia israeliana ha fatto di tutto, arrivando a produrre fonti false, per nascondere questo oltraggio commesso nei confronti del popolo palestinese (Pappé, 2022).

L’ultimo tassello di questa ostinata strategia di amnesia collettiva è stata la cosiddetta ‘legge sulla Nakba’. Promulgata nel marzo 2011 dal parlamento israeliano, la Knesset, è nata da una proposta avanzata nel 2009 da una commissione governativa su richiesta del partito Yisrael Beytenu, ai tempi capeggiato da Avigdor Lieberman, esponente dell’estrema destra israeliana. Il controverso disegno di legge – che è stato al centro di accese discussioni in Israele e non solo – mirava a rendere le commemorazioni della Nakba, nel ‘Giorno dell’Indipendenza’, un crimine punibile fino a 3 anni di reclusione e a vietare qualsiasi discussione pubblica sugli eventi del 1948. La legge del 2011 ha rappresentato un ulteriore passo di Israele verso la cancellazione di quell’evento dalla memoria collettiva dell’umanità: dalla negazione delle responsabilità storiche della Nakba, al suo “memoriale” attraverso concrete pratiche di occultamento fino ad arrivare al divieto per la comunità palestinese di commemorarla.

Il nostro evento Leggere la Nakba del 14 maggio dalle ore 19.00 al Centro Stella, che vuole proprio ricordare la Nakba e la sua tragedia, cerca di ribaltare questa memoria attraverso testi, poesie, lettere e note di memorie collettive a cui darà la voce Donatella Allegro, attrice, scrittrice e artista da sempre vicina alla causa palestinese. Federica Stagni, ricercatrice sul tema con una lunga esperienza di collaborazioni sul campo in Palestina, ci fornirà invece i cenni storici necessari per comprendere questo evento e i testi che verranno proposti nel corso della serata.

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