di Rosalba Granata

Giacomo Balla, Mercurio passa davanti al sole, 1914, olio su carta zigrinata (61 x 50,5 cm), Centro Pompidou, Parigi.
Mercurio è il pianeta più piccolo del Sistema solare e il più vicino al Sole.
È conosciuto sin dal tempo dei Sumeri. Il suo nome, tratto dalla mitologia romana, deriva da quello del messaggero degli dei, probabilmente a causa della sua rapidità di movimento nel cielo.
Mercurio in Astrologia
Abbiamo già incontrato Mercurio come governatore dei Gemelli e lo ritroviamo in domicilio nella Vergine. In questo segno è meno caratterizzato dal ritmo rapido e invece, collaborando con Urano che si trova in esaltazione nel segno, si rafforza la concentrazione, ben evidente soprattutto sui dettagli pratici, contano i risultati concreti più che le idee astratte. Diviene mente razionale e discriminatrice, intelligenza che si misura con la complessità.
L’intelligenza della Vergine, strettamente collegata a queste caratteristiche, è raffinata ma non è esibizionista, non vuole stupire né sopraffare. L’umorismo è sottile, discreto e di grande qualità.
Non dimentichiamo che quella della Vergine è la stagione del raccolto, è il tempo del lavoro. Occorre disciplina, ordine, precisione e attenzione ai dettagli. Sono indispensabili laboriosità e senso del dovere.
In Astrologia è sempre importante tenere presenti le connessioni, i rapporti di un segno con gli altri e sicuramente comprendiamo meglio le caratteristiche di un segno facendo riferimento a quello opposto. Teniamo presente allora che la Vergine si oppone al caos dell’indifferenziato dei Pesci, è il segno del definito in opposizione a quello dell’infinito. Ha perciò bisogno di chiari riferimenti. Deve sapere esattamente dove e in che momento ci si trova.
Si afferma spesso che la sua caratteristica principale consiste nel perfezionismo, si tratta in realtà di un giudizio piuttosto riduttivo, si dovrebbe parlare piuttosto di discriminazione. Per l’individuo del segno non è mai bianco o nero, il suo universo non è semplice. Questo ha come aspetto positivo la lucidità rigorosa dell’analisi, ma il rischio che corre è quello dell’eccessiva e un po’ maniacale meticolosità, c’è la tendenza a un perenne fare e disfare. «Mentalità da Penelope» la chiama efficacemente Lisa Morpurgo.
Ma nel momento in cui riesce a trovare equilibrio tra parte istintuale e psicologica, grazie alla sua intelligenza e alle sue capacità di realizzazione, ottiene risultati davvero apprezzabili nei più diversi campi.
Una domanda che ci si pone spesso è se la Vergine sia davvero ordinata. Paradossalmente anche in questo caso, come in tutto quello che riguarda questo segno, la risposta non è semplice. Si può comunque affermare che è sicuramente il segno del “grande classificatore” che cerca di applicare al mondo il bisogno di catalogare, ordinare.
Per quanto riguarda questo aspetto nella Rubrica Astrologica riportavo due esempi piuttosto affascinanti facendo riferimento a Borges e Saviano, entrambi del segno della Vergine.
Il primo è quello della Biblioteca di Babele di Borges:
«A ciascuna parete di ciascun esagono corrispondono cinque scaffali; ciascuno scaffale contiene trentadue libri di formato uniforme; ciascun libro è di quattrocentodieci pagine; ciascuna pagina di quaranta righe; ciascuna riga di quaranta lettere di colore nero».
Il secondo riguarda la trasmissione di successo di Roberto Saviano Vieni via con me basata sugli “elenchi”… elenchi delle cose per cui vale la pena vivere.
Mercurio – Ermes nel Mito
«È il dio dell’imprevisto, della fortuna, delle coincidenze, della sincronicità […]. Ogni volta che le cose appaiono fisse, rigide, “bloccate”, Ermes introduce la fluidità, il moto, nuovi inizi, con la confusione che quasi inevitabilmente li precede».
(Arianna Stassinopoulos, The Gods of Greece)
«Attraversa i confini e si sposta facilmente da un livello all’altro».
(Jean S. Bolen, Gli dei dentro l’uomo)
Mercurio della Vergine non è più il “puer” giocoso, geniale, truffaldino, dei Gemelli.
È un Mercurio cresciuto, è dotato del caduceo, la verga sacra attorno alla quale si avvolgono i serpenti, simbolo per eccellenza di equilibrio, equilibrio tra istinto e ragione, tra forze benefiche e malefiche, tra acqua e fuoco. Simbolo quindi dell’armonia umana.
Una delle sue caratteristiche è quella di essere tramite tra dei ed uomini. «Appare accanto al viandante lo aiuta con buoni consigli», afferma Guthrie(1).
Nell’Iliade Ermes è scarsamente presente, la guerra non fa per lui. Ma nella parte conclusiva del poema appare in primo piano, infatti riceve da Zeus l’incarico pietoso di accompagnare Priamo presso Achille per chiedere la restituzione della salma di Ettore. Il padre degli dei così lo invita a mettersi in cammino nella notte dicendogli: «Ermete sempre ti è graditissimo accompagnare un mortale». E così l’Iliade, che si era aperta con un infuriato Apollo, si chiude con la disponibilità pietosa di Ermes.
E lo stesso dio all’inizio dell’Odissea appare nel suo ruolo di messaggero presso la ninfa Calipso perché nell’Olimpo hanno stabilito che Odisseo debba riprendere il suo viaggio verso Itaca.
L’Odissea ha come protagonista l’eroe che è sicuramente più simile a Ermes, Odisseo-Ulisse, l’uomo dalla «mente dai mille colori, multiforme, variegata, caleidoscopica». Così lo definisce Citati(2) che sottolinea appunto la sintonia dell’eroe con Ermes, come lui è curioso, ama il viaggio, la fuga, la magia, i rapporti umani, la recitazione, e naturalmente l’inganno.
Ed è soprattutto l’astuzia e l’inganno che collocano Odisseo “nella sfera di Ermes”. Lui stesso quando svela ai Feaci la sua identità dice «Sono Odisseo […] che per tutte le astuzie sono conosciuto tra gli uomini».
L’intera Odissea è sicuramente basata sui valori della Vergine: accortezza, prudenza, saggezza. I valori della coppia Odisseo-Penelope(3).
Mercurio nell’Arte
Nei Gemelli avevo presentato come immagini di Mercurio quelle di Botticelli e di Balla. Anche per Mercurio della Vergine scelgo un quadro della classicità e uno del Novecento: Mantegna e De Chirico.

Andrea Mantegna, Parnaso (particolare), 1497, tempera su tela (150 x 192 cm), Louvre, Parigi.
Avevo utilizzato l’immagine dell’intero quadro di Mantegna nella lezione su Marte.
Tra le divinità che assistono alla celebrazione dell’amore tra Marte e Venere e alla danza delle Muse è anche Mercurio. Viene ritratto, accanto al cavallo alato Pegaso, in primo piano sulla destra. È colto in posa contemplativa e caratterizzato dalla presenza dei suoi tipici attributi quali il cappello alato, il caduceo e i calzari da messaggero degli dei.

Giorgio de Chirico, La meditazione di Mercurio, 1973, olio su tela (65 x 50 cm), Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma.
Nel dipinto Meditazione di Mercurio di Giorgio de Chirico il dio è rappresentato come un busto classico, sul modello di una nota scultura di Prassitele. È assorto in meditazione e sembra contemplare gli oggetti collocati di fronte a lui. Oggetti che, come è caratteristica dell’artista, sembrano sospesi nel tempo, in un perpetuo stato di stasi metafisica. Cosa ci può comunicare un quadro di questo tipo?
Questi oggetti comuni forse ci richiamano i «correlativi oggettivi» che esprimono il male di vivere della poesia di Eugenio Montale. Ma appaiono ancora più misteriosi e indecifrabili, collocati in contesti inaspettati non fanno che accentuare il senso dell’enigma, dello straordinario, del nonsenso. E allora il quadro provoca sicuramente un senso di profondo turbamento ma anche di curiosità mercuriale per un mondo che non si conosce ma che si desidera esplorare.
NOTE
1. W.K.C. Guthrie, I Greci e i loro dei.