NON APRITE LE SCATOLETTE

di Ottorino Tonelli

Cosa occorre per fare l’artista? La tecnica, l’ispirazione, l’aspirazione a diventare famoso, ad accumulare soldi? Forse si, ma anche e soprattutto un grande ego che lo faccia aspirare a sopravvivere al suo esistere terreno: all’eternità. Come Leonardo, Dante, Michelangelo…

Andy Warhol da giovane colorava cartelloni pubblicitari ma l’ego lo spingeva a cambiare mestiere, voleva fare il pittore d’arte. Dipinse un tot di quadri che mostrò a un importante gallerista: bocciato. Dipinse un’altra serie di quadri, stilisticamente diversi dai primi che mostrò allo stesso gallerista: bocciato. Fece una terza serie di quadri di un genere ancora diverso dai precedenti che mostrò al medesimo gallerista: approvato. Ne seguì una mostra e fu l’inizio del successo.

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METTERE E TOGLIERE

di Ottorino Tonelli

A chi volesse cimentarsi nell’arte della scultura si porrebbe l’alternativa di fare un’opera «mettendo» o «togliendo».

Si elabora la scultura del «mettere» aggiungendo creta su creta fino a raggiungere la forma desiderata per fare un’opera che sarà poi di terracotta, di bronzo, o per valersene come semplice modello; si può invece creare una scultura partendo da un blocco informe di marmo, di legno o altro, «togliendo», con adeguati strumenti, il materiale in eccesso fino a farne scaturire la forma desiderata. Continue reading

EVOLUZIONE DELL’ARTE

di Ottorino Tonelli

Nessuno ci toglie dalla testa che esista un processo evolutivo nell’arte. Ma non nel senso che l’arte bizantina è bella, e poi viene l’arte romanica che è più bella, e poi arriva il Rinascimento che fa le scarpe a tutti perché è ancora più bello, e così via. Continue reading

ROMANZI PARASSITI

di Ottorino Tonelli

L’incertezza che viene dai sogni. Ottorino Tonelli

Me so scucciato. Confesso, non ho più voglia di vedere mostre d’arte dai titoli mirabolanti e nella pratica una accozzaglia di opere senz’arte né parte, riunite solo per giustificare il titolo della mostra, o, per meglio dire, la vanità e la borsa del curatore. Ma siccome la lingua batte dove il dente duole, non posso fare a meno di intrufolarmi con lo sguardo e con la mente nel mondo dell’arte. Continue reading

LEZIONI DI ASTROLOGIA: SCORPIONE – PLUTONE NELL’ASTROLOGIA, NEL MITO, NELL’ARTE

di Rosalba Granata

Abito di Fortuny. La melagrana è simbolo di vita morte e dei confini tra le due. È un
motivo ricorrente nelle stoffe di Fortuny e nei disegni di Morris, come riferisce il bel libro della Byatt Pavone e rampicante. Al centro dell’immagine una massiccia melagrana e una proliferazione di melagrane circonda quella centrale.

Plutone è il più grande tra i pianeti nani del nostro sistema solare e orbita nelle sue regioni periferiche.

Fu scoperto nel 1930 e inizialmente fu classificato come il nono pianeta, ma nell’agosto 2006 venne riclassificato come pianeta nano e battezzato formalmente Pluto. Ma per gli astrologi rimane un astro importante. Continue reading

LEZIONI DI ASTROLOGIA: VERGINE – MERCURIO NELL’ASTROLOGIA, NEL MITO, NELL’ARTE

di Rosalba Granata

Giacomo Balla, Mercurio passa davanti al sole, 1914, olio su carta zigrinata (61 x 50,5 cm), Centro Pompidou, Parigi.

Mercurio è il pianeta più piccolo del Sistema solare e il più vicino al Sole.

È conosciuto sin dal tempo dei Sumeri. Il suo nome, tratto dalla mitologia romana, deriva da quello del messaggero degli dei, probabilmente a causa della sua rapidità di movimento nel cielo.

Mercurio in Astrologia

Abbiamo già incontrato Mercurio come governatore dei Gemelli e lo ritroviamo in domicilio nella Vergine. In questo segno è meno caratterizzato dal ritmo rapido e invece, collaborando con Urano che si trova in esaltazione nel segno, si rafforza la concentrazione, ben evidente soprattutto sui dettagli pratici, contano i risultati concreti più che le idee astratte. Diviene mente razionale e discriminatrice, intelligenza che si misura con la complessità.

L’intelligenza della Vergine, strettamente collegata a queste caratteristiche, è raffinata ma non è esibizionista, non vuole stupire né sopraffare. L’umorismo è sottile, discreto e di grande qualità.

Non dimentichiamo che quella della Vergine è la stagione del raccolto, è il tempo del lavoro. Occorre disciplina, ordine, precisione e attenzione ai dettagli. Sono indispensabili laboriosità e senso del dovere. Continue reading

EDITORIALE: BERE A PICCOLI SORSI

di Mattia Macchiavelli

Nei cinque anni di vita della nostra Associazione, alcuni nomi, alcuni temi e alcuni luoghi cominciano a tornare, come un fiume carsico che ha voglia di zampillare e spruzzarci di tanto in tanto. In modi diversi, con parole differenti, con volti un po’ cambiati, attraverso le presenze e le assenze; eppure immutati nell’identità profonda, un’identità che scegliamo e che ci sceglie, un modo di essere in cui Metro-Polis si specchia, si riconosce e si abita.

Wolfango è in questo scorrere, vi è pienamente. Il suo è stato un ritorno perché ci fece da guida alla mostra dedicata a Bruno Bandoli un appuntamento, ricco di profonde suggestioni, che ha inaugurato i nostri Fuori Porta. Un ritorno perché abbiamo incontrato la sua Allegoria del coma quando Metro-Polis è stata ospitata dalla Casa dei risvegli Luca De Nigris, anche in questo caso un incontro intriso di grande emozione e passione civica.

Proprio a Wolfango abbiamo voluto dedicare l’aperitivo a tema di marzo 2018. Continue reading

L’ARTE DI WOLFANGO. L’EMOZIONANTE BELLEZZA DELLE COSE SEMPLICI

di Rosalba Granata

«Di pittori bravi come Wolfango non ce n’è altri in Italia, né, credo, in Europa; o forse dovrei dire su tutto il pianeta». (Riccomini)(1)

Siete mai stati nella Sala Stampa del Comune di Bologna?
Se entrate, vi trovate di fronte a un’opera straordinaria: Il Cassetto di Wolfango.
Ricordo lo stupore e l’emozione quando la vidi per la prima volta.

È un’opera gigantesca, quattro metri per circa tre e mezzo, riempie quasi tutta la parete.

Quando Riccomini nel 1986 riuscì a convincere il pittore a fare una mostra nella ex chiesa di Santa Lucia, allora abbandonata e abitata solo dai piccioni, l’unico modo per far uscire la tela fu di tagliare il muro esterno della sua casa in cui l’aveva dipinta. Pensava che solo amici e parenti avrebbero dovuto vederla. Lui stesso si definiva un “assenteista”: «Assente dalle mostre, dalle gallerie, dal mercato, dalla critica». Continue reading

ASTRI E ARTE – PESCI: LA LUCE DI RENOIR E L’INFINITO DI MICHELANGELO

Quando si osserva il tema natale del Pesci Renoir si comprende come possa essere definito pittore della Gioia. Sole, Urano, Mercurio sono nel sensibile e fantasioso Pesci. Ma Luna e Venere si trovano in Ariete, segno di fuoco vitale e passionale, e Giove in Sagittario forma con questi pianeti splendidi trigoni.

Due sono gli astri dei Pesci: Nettuno e Giove. Quasi sempre quando pensiamo a questo segno pensiamo alle caratteristiche nettuniane, ma in Renoir la dominante è decisamente gioviale.

Se non mi divertissi non dipingerei” è la frase di Renoir che viene sempre ricordata in ogni sua biografia ed è sicuramente una delle chiavi interpretative delle sue opere. Vuole dipingere cose amabili, allegre e belle. Ritiene che ci siano già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a crearne altre.

Ballo al Moulin de la Galette, 1876, olio su tela (131 cm x 175 cm), Museo d’Orsay, Parigi.

Nel Ballo al Moulin de la Galette del 1876 vediamo attuati i principi più innovativi dell’impressionismo: l’attimo luminoso e le ombre colorate. Il dipinto ritrae la scena di un ballo popolare all’aperto presso un vecchio mulino a Montmartre. Il pittore si lascia incantare dalla bellezza del movimento allegro della folla e cerca di riprodurne lo stato d’animo gioioso e spensierato. Coglie l’effetto del sole sulle coppie danzanti, sugli alberi, persino sul suolo. La luce gioca sul dorso dell’uomo seduto, sul bellissimo abito rigato della donna. Brilla sui volti, sul mento della signora in primo piano, sulle vivaci pagliette, sui cilindri e sui capelli delle signore.

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ASTRI E ARTE – ACQUARIO. MANET: IL RIVOLUZIONARIO DELLA PITTURA

«Manet. Spirito rivoluzionario e innovativo apre nuovi percorsi, colpisce, sciocca, fa scandalo». (Pesatori)

Il pifferaio (Le Fifre), olio su tela (160×98), 1866, Museo d’Orsay Parigi.
Lo stile del quadro è audace e rivoluzionario. Manet che a Madrid era rimasto incantato di fronte ai ritratti di Velázquez lo dipinse tenendo presente la lezione di quei quadri. Vi è raffigurato un anonimo ragazzino, anche se per alcuni critici avrebbe fatto da modello Léon-Édouard Koëlla, presunto figlio illegittimo del pittore.

Dopo Manet niente è più come prima.
Il picnic sull’erba rivoluzionò la società.
Manet: il rivoluzionario della pittura.

Sono solo alcuni dei titoli di articoli o saggi che si occupano di Manet. Viene sempre indicato come rivoluzionario, innovatore, viene sottolineata la sua modernità.
È questo il motivo per cui non ho avuto alcun dubbio nel presentarlo come pittore emblema dell’Acquario. Continue reading