UN LIBRO PER TE: CANCRO.

NATALIA GINZBURG, LESSICO FAMIGLIARE

di Rosalba Granata

«Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! Non fate  potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire. Diceva: – Voialtri non sapete stare a tavola! Non siete gente da portare nei loghi! E diceva: – Voialtri che fate tanti sbrodeghezzi, se foste una table d’hôte in Inghilterra, vi manderebbero subito via. Aveva, dell’Inghilterra, la piú alta stima. Trovava che era, nel mondo, il piú grande esempio di civiltà. Soleva commentare, a pranzo, le persone che aveva visto nella giornata. Era molto severo nei suoi giudizi, e dava dello stupido a tutti. Uno stupido era, per lui, «un sempio». – M’è sembrato un bel sempio, – diceva, commentando  qualche  sua  nuova  conoscenza.»  (Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, Incipit)

Il romanzo più celebre di Natalia Ginzburg si apre con la figura del padre e il suo carattere distintivo: il lessico brusco e originale. Il libro racconta infatti dall’interno la vita quotidiana della famiglia Levi, è la figlia che dipana il filo della memoria e delinea un ritratto dei componenti affettuosamente umoristico.

Divertenti sono i racconti di molti momenti della vita familiare come per esempio le gite in montagna.

È quindi un romanzo autobiografico nel quale il racconto della vita quotidiana della famiglia si intreccia con quella degli intellettuali antifascisti che frequentano casa Levi divenendo un affresco della società intellettuale torinese ai tempi del fascismo. Incontriamo tra gli altri Turati, Olivetti Pavese(1) e naturalmente Leone Ginsburg. Di questo giovane intelligentissimo e di ideali ardenti si innamora la protagonista e lo sposa giovanissima(2).

Il romanzo, che nel 1963 vinse il premio Strega, è quindi originalissimo, si distacca infatti dall’autobiografia intesa come sfogo personale e riesce a intrecciare la cronaca ironico-affettuosa della famiglia con la memoria storica di quegli anni.

L’autrice avverte:

«Luoghi, fatti e persone sono, in questo libro, reali. Non ho inventato niente: […] Anche i nomi sono reali. Sentendo io, nello scrivere questo libro, una così profonda intolleranza per ogni invenzione, non ho potuto cambiare i nomi veri, che mi sono apparsi indissolubili dalle persone.

Questa difatti non è la mia storia, ma piuttosto, pur con vuoti e lacune, la storia della mia famiglia. Devo aggiungere che, nel corso della mia infanzia e adolescenza, mi proponevo sempre di scrivere un libro che raccontasse delle persone che vivevano, allora, intorno a me. Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perché la memoria è labile, e perché i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito.

[…]

Ho scritto soltanto quello che ricordavo. Perciò, se si legge questo libro come una cronaca, si obietterà che presenta infinite lacune. Benché tratto dalla realtà, penso che si debba leggerlo come se fosse un romanzo: e cioè senza chiedergli nulla di più, né di meno, di quello che un romanzo può dare.

E vi sono anche molte cose che pure ricordavo, e che ho tralasciato di scrivere; e fra queste, molte che mi riguardavano direttamente»

Le donne del Cancro sono sicuramente dolci, materne, sognatrici, la loro sensibilità lunare le rende spesso fragili. Non sempre teniamo presente la corazza difensiva del Cancro e talvolta vediamo prevalere un aspetto determinato e tenace che non ci saremmo aspettati. Pensiamo ad alcuni esempi famosi come George Sand, Oriana Fallaci o Angela Merkel. E anche, dalla cronaca politica dei nostri giorni, Isabella Conti.

Natalia Ginsburg ha, oltre al Sole, Venere, Mercurio e Ascendente in Cancro. La prevalenza dell’elemento Acqua è chiara indicazione di una natura intuitiva e sensibile,

Ma molto forte nel suo tema appare la posizione del severo e razionale Saturno. Questo si trova congiunto al Sole e la Luna è nel segno opposto del Capricorno, governato appunto da Saturno. E infatti il suo aspetto e il suo modo di rapportarsi era a prima vista caratterizzato da severità e ritrosia a scoprirsi. Inoltre tutta la sua esistenza è ricolma della serietà coerente dei suoi comportamenti e dal coraggio con cui ha affrontato difficili prove.

La contrapposizione tra la sensibilità cancerina e la severità di Saturno appare anche dalle descrizioni di chi l’ha conosciuta bene. Vittorio Foa, per esempio, che l’ha conosciuta fin dall’adolescenza la ricorda per il suo animo sensibile e materno, pieno di nostalgie e ricordi, come traspare dalle sue opere letterarie, ma il suo modo di apparire era «triste e malinconico anche quando era operosa, positiva e creativa». Anche Giulio Einaudi sottolinea il suo essere materna, tanto da ricordarne il senso di protezione che gli dava.

La dicotomia appare chiaramente anche dalle parole della nipote: «La leggerezza brillava nei suoi occhi nonostante i modi spesso rigidi e sempre sobri e austeri […] combattevano in lei un’anima leggera e sognatrice e una, invece, saldamente e costantemente ancorata alla realtà». In questo contrasto, credo si riassuma una delle radici più profonde della sua vocazione di scrittrice.

NOTE

  1. Anche questi personaggi sono colti nella quotidianità, non ne rimanda un ritratto encomiastico, ma affettuoso e familiare che spesso fa sorridere. 
  2. Leone Ginzburg giovane intellettuale di Odessa, professore universitario di letteratura russa, e collaboratore di Giulio Einaudi nella casa editrice fondata nel 1933, morì nelle carceri fasciste.

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