I RACCONTI DI SERGIO CASALI PER METRO-POLIS

di Tito Casali

Innanzitutto ringrazio per lo spazio concessomi. Mi chiamo Tito Casali e sono iscritto da quest’anno a Metro-Polis. Vorrei presentarvi alcune pagine, in più puntate, riprese da un libro che racconta episodi vissuti in prima persona da mio fratello Sergio Casali, durante la lotta di Resistenza nelle zone del ravennate. Zone dove si svolsero alcuni tra i più duri e importanti scontri e vere e proprie battaglie della storia della Resistenza e che videro protagonista la 28ma Brigata Garibaldi comandata da Arrigo Boldrini, detto “Bulow”.

Arrigo Boldrini fu l’ideatore del Piano Teodora, concordato con il comando Alleato, con l’obiettivo di liberare Ravenna, da parte della sola 28ma Brigata Gap, così da consentire agli alleati di oltrepassare i fiumi Reno e Senio e cogliere i tedeschi alle spalle. La battaglia fu durissima e i partigiani riuscirono a cacciare i tedeschi dalla città respingendo anche un loro violento contrattacco. Poi, secondo gli accordi, continuarono il resto della guerra inquadrati, in prima linea, a fianco degli inglesi.

Non farò tutta la storia della 28ma Brigata Garibaldi, basti dire che dopo la liberazione di Ravenna, continuò ad operare sul fronte del Senio, accanto all’8va Armata inglese, fino all’offensiva finale del marzo 1945 che avrebbe portato alla liberazione dell’Italia. Fu la straordinaria protagonista di una travolgente avanzata attraverso e oltre Comacchio, la piazza di Chioggia, altri 51 paesi e su su fino a Pordenone, e dopo aver fatto prigionieri 5.000 tedeschi.

Con loro c’era mio fratello Sergio, entrato nella Resistenza fin dal 9 settembre del 1943. Aveva 18 anni.

Mò, i tira a te è il titolo del libro, tratto da uno degli episodi che Sergio, dopo assillanti richieste, si accingeva sempre a raccontare ai figli. Scritto dal figlio Maurizio Casali, ed edito dall’editore Minerva di Bologna.

I racconti hanno un andamento molto vivace e fortemente realistico, sottolineato dalle molte frasi in dialetto romagnolo. Idioma, questo, dei luoghi d’origine dei ragazzi della 28ma, il ravennate e Alfonsine in particolare, che ne sostiene in maniera brillante la vena ironica e a volte leggera. Senza sminuirne comunque la drammaticità dei momenti. Sempre terribilmente e sentitamente presenti. Di una storia mai dimenticata e mai da dimenticare.

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