GREEN IN PILLOLE – BIGLIE

Linda Green

Per biglia (o bilia) si intende una sfera ludica di materiale duro: generalmente vetro ma è possibile rilevarne anche in plastica, acciaio, osso e, più raramente, in coccio. Il gioco delle biglie presenta molteplici varianti e regole ad esse connesse; storicamente, è rilevabile nell’Inghilterra Vittoriana il periodo di massima fortuna per questa attività, praticata da adulti e bambini.
Marlene Dietrich era solita affermare ‹‹Niente sarà mai uguale alla gioia di raccoglierle e di farle rotolare››: madeleine di malinconica potenza, le biglie mi riportano alle gazzarre fanciullesche, agli estivi soli che illuminano l’età d’oro della vita; esse sono il nonno che, con mano da muratore, dolcemente mi trascina sulla spiaggia, tracciando piste di gara e sentieri di sogno.

Ne amo i colori e il collezionarle all’interno di una bottiglia: misterioso obelisco di proibita bellezza, cangiante specchio d’una identità polimorfa in cui ogni diversità si fa poesia. In sintesi: un luogo dell’anima. Continue reading

GREEN IN PILLOLE – ANNA TATANGELO

Schermata 2015-02-22 alle 16.08.28ANNA TATANGELO

Anna Tatangelo, dal 2014 conosciuta solo come Anna, è una cantante italiana nata a Sora il 9 gennaio 1987, a tutt’oggi in carriera. Enfant prodige della musica italiana, vince il Festival di Sanremo nella categoria Giovani a soli quindici anni, sotto l’egida aurea di Pippo Baudo.

Anna è l’emblema delle magnifiche sorti e progressive del Bel Paese: con voce limpida ed evocativa, tecnica solida e padronanza della scena, riesce ad avvizzire ogni canzone, salmodiando desertificazioni testuali e pargoleggiamenti musicali. Incapace di rassegnarsi a una innegabile bellezza naturale, stucca il proprio volto con ecomostri di maquillage, giacendo inerme in dimensioni di princisbecco.

Nave senza nocchiere in gran tempesta, Anna Tatangelo assurge al rango di eidos per chiunque si industri nella sottile arte dello sciupare il proprio talento. In sintesi: fronzoli e falpalà.

Linda Green

LUSA – L’odissea del libro perduto: Il Ciclope

Riaprii gli occhi, svegliato dal dolore pulsante sul mio zigomo sinistro. Mi sollevai, lamentandomi e portando la mano alla zona colpita. Avvertii un leggero gonfiore, ma sembrava non esserci sangue.
Appena mi accertai delle mie condizioni, mi guardai attorno.

«Ben svegliato» mi salutò un uomo con una benda sull’occhio.

«Chi…? Dove sono?» domandai, confuso.

A mani giunte, gomiti sul tavolo, l’energumeno seduto dietro la scrivania mi osservava. Era pelato, decisamente muscoloso, tanto che, attraverso il vestito era possibile seguire le forme di quel corpo scolpito.

«Qui le domande le faccio io» mi disse con grande freddezza.

Deglutii a fatica, incerto sul da farsi.

«Ti ricordi cosa è successo?».

Ripensai a quanto successo e immediatamente pensai a Lusa. «Dov’è il mio amico?» chiesi, in preda al panico.

«È lì» rispose, indicandomi un divanetto su cui giaceva il mio compagno di disavventure. «Sta bene, anche se ha bevuto un po’ troppo».

Trassi un respiro di sollievo e tentai di concentrarmi sull’uomo con la benda.

«Allora?» riprese il ciclope. «Ti ricordi cos’è successo?».
«Ecco… il mio amico ha bevuto ed è svenuto… poi ho urtato qualcuno che mi ha colpito. Dopo… dopo non ricordo nulla».
«Hai dimenticato un particolare. E vedi di non fare il furbo».

Chiusi gli occhi, nel tentativo di rievocare le immagini di quel momento, ma nessun nuovo particolare mi venne in mente.

«Mi dispiace… non ricordo».
«Vorresti fare il furbo, eh? Ma non scappi».
«Non capisco… a cosa ti riferisci?».
«Il whisky bevuto dal tuo amico ti dice niente?».

D’improvviso ricordai. «Oh, il whisky! Sì… sì! Ora ricordo».
«E quindi ricorderai che abbiamo un conto in sospeso, non è vero?».
«Io… sì, certo, ora mi ricordo, ma… ho finito i soldi pagando l’ingresso. Adesso non posso pagare…».
«E quindi? Credi forse di potertene andare via con questa scusa?».
«No, certo che no. Pagherò. Tornerò a casa a prendere altri soldi poi tornerò a…».
«Mi credi un idiota?».
«No, io non…».
«Secondo te ti lascio andare a casa a “prendere i soldi”?» mi chiede facendo il segno delle virgolette con le dita.
«Vado e torno…» provo a dire, sperando di ispirare fiducia.
«Allora mi prendi davvero per un idiota!».
«Senti… ti prego, non è mia intenzione fuggire… voglio saldare il debito, ma al momento non ho soldi. Ho solo un portafogli vuoto e una macchina…». Poi, illuminato da un pensiero aggiungo: «E una fetta di torta».
«Mi prendi in giro? Una fetta di torta? Scommetto, poi, che è una classica torta al cioccolato» commenta, storcendo il naso.
«No. Veramente è una torta al limone…».
«L-limone?» balbetta di colpo il ciclope, cambiando espressione, smettendo di tendere i muscoli.
«Sì» confermo, timoroso, non riuscendo a prevedere cosa sta per succedere.
«Ma… ma è una ciambella al limone oppure con crema al limone?».
«Crema al limone».

Il volto dell’energumeno diventa quasi infantile: gli occhi si dilatano mentre vagano tra chissà quali ricordi, un lieve sorriso sembra stendersi, mentre un filo di bava spunta ai lati della bocca, segno dell’acquolina. Continue reading

LUSA – L’odissea del libro perduto: il palazzo

Io e Lusa raggiungemmo l’indirizzo in poco tempo.
«Come si chiama la persona che stiamo cercando?» domandai, mentre guardavo il citofono.
«Posso dirti solo il nome, mentre il cognome deve restare segreto, per motivi di privacy».
«Ehi, ma sono qui per aiutarti!».
«Lo so, ma la regola è questa» sentenziò Lusa.
«D’accordo, non discuto. Dimmi almeno il suo nome».
«Annalisa».
«Molto bene» dissi, immaginandomi chissà quale tipo di donna.

Nel frattempo, Lusa aveva trovato il nome sul citofono e subito, con grande insistenza, cominciò a suonare. Ovviamente non gli ho mai detto che con quel gesto mi aveva rivelato il cognome della donna!

5 - Lusa

In ogni caso, come immaginavo, nessuno rispose. D’altronde, se non rispondeva al telefono, perché avrebbe dovuto rispondere a casa?

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