APERITIVO A TEMA: QUALE EUROPA?

Riflessioni e prospettive in vista delle prossime elezioni europee

Il 2024 sarà un anno elettorale “straordinario”, oltre metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne: oltre ai cittadini europei, saranno quattro miliardi e centosettanta milioni le persone di novantasette paesi del mondo che andranno al voto.

Dopo il plebiscito scontato per Putin in Russia, elezioni ritenute “non libere e non eque” dai 27 leader dell’UE, si voterà in India, Unione Europea, in numerosi paesi africani e sudamericani ed infine, a novembre, negli Stati Uniti. 

Si tratta di un vero referendum globale in un contesto caratterizzato dalla sfida fra le democrazie e i populismi, tra chi difende e chi vuole indebolire i diritti, la libertà e la ricerca di una società più equa.

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EDITORIALE: VERSO LE ELEZIONI EUROPEE 2019. TRA VECCHIE PAURE E NUOVE SFIDE

di Beatrice Collina

Brexit. Populismi. Rigurgiti xenofobi e nazionalisti.

Negli ultimi anni, il progetto europeista ha dovuto fare i conti con difficoltà inedite, per quanto previste già da tempo dagli sguardi più attenti e lucidi. Da un lato, il riaffacciarsi di vecchie paure, spesso opportunisticamente fomentate, e dall’altro l’incapacità di dare nuovo impulso a quella visione di casa comune, democratica e accogliente, diventata unica scelta per uomini e donne usciti dalle macerie del Novecento. Le elezioni europee del prossimo 26 maggio saranno un banco di prova importante, ma verosimilmente non definitivo, di un processo che da un punto di vista storico è ancora ai primi passi e a cui si deve quantomeno concedere il fisiologico alternarsi di entusiastiche accelerazioni e pessimistiche battute d’arresto. Nel riflettere su questo movimento “a fisarmonica”, recupero, sebbene un po’ sbiadita nella memoria, l’idea di Habermas per il quale a fasi storiche caratterizzate da grandi aperture seguirebbero, per reazione, periodi di irrigidimento e forte chiusura. Sarebbero proprio questi tuttavia a preparare il terreno a nuovi slanci, capaci non solo di recuperare, ma addirittura ampliare, quegli orizzonti su cui ci si era bloccati. Un’analisi che permette di riconoscere le criticità del momento, ma senza disperarne. Continue reading

EDITORIALE – POLITICA, CULTURA E ANTICHE SACERDOTESSE

di Mattia Macchiavelli

«Dopo l’estate elimineremo le prime domeniche del mese gratuite nei musei […] andavano bene come lancio pubblicitario, ma se continuiamo così, a mio avviso andiamo in una direzione che non piace a nessuno. Per l’estate non cambia nulla, ma poi le cose cambieranno». Queste le parole di Alberto Bonisoli, attuale ministro per i beni e le attività culturali del Governo Conte.
Dichiarazioni a cui risponde, a stretto giro, il suo predecessore, Dario Franceschini: «In questi mesi ho scelto di non parlare del ministero che ho guidato per 4 anni e di non commentare le scelte e i programmi del mio successore. Ma questa volta non posso tacere perché le domeniche gratuite non sono una cosa che riguarda me ma un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 a oggi, centinaia di migliaia da Sud a Nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti». Continue reading

PROGETTARE IL FUTURO. LA CULTURA COME AZIONE POLITICA

di Beatrice Collina

L’espressione “politica culturale” è molto evocativa, ma di difficile definizione. Le parole che la compongono ci forniscono tuttavia indizi importanti. Si potrebbe sostenere che l’obiettivo di una seria politica culturale consista nel delineare un progetto a medio-lungo termine, costruendo insieme una visione futura della comunità di cui facciamo parte (aspetto politico), ponendo al centro di questo processo le risorse culturali (nelle loro diverse forme) del nostro Paese e valorizzando le competenze e le eccellenze che in questo ambito operano. Un progetto dunque che resista ai frequenti cambiamenti politici e che crei opportunità di lavoro e di ricchezza diffusa (economica e non). Parole d’ordine: partecipazione, inclusione, futuro, opportunità.

Bologna è da sempre un luogo culturalmente ricco sia in termini di offerta sia in termini di domanda: pensiamo al patrimonio storico e artistico, all’associazionismo, all’università. La questione che tuttavia si pone è questa: c’è, a monte, una visione che guida le singole azioni culturali della città con un fine consapevolmente condiviso? La domanda è forse molto generale e, in quanto tale, difficile. Possiamo però provare a declinarla in sotto-domande più puntuali, le  cui risposte saranno altrettanto puntuali. Tuttavia, a prescindere da quali siano le nostre idee a riguardo, saremmo costretti a chiederci in che direzione vogliamo andare e come vogliamo procedere. Continue reading

METRO-POLIS E L’IMPEGNO CIVILE

‹‹Il primo valore per la cosa pubblica è la “virtus”, che non significa virtù, ma piuttosto impegno, quell’impegno che trova il suo esercizio più compiuto nel governo della città››.

Così Ivano Dionigi esprime il concetto di nobiltà dell’agire per il bene comune, di nobiltà della politica nella lezione ‹‹Ode civile del Latino››, tenuta in occasione della scadenza della sua carica a Rettore dell’Università di Bologna. Valore della nobiltà della politica che afferma di aver appreso dagli studi classici.

Anche Metro-Polis nasce da un bisogno di impegno per il bene comune.
Lo stesso nome dell’associazione allude alla centralità della polis, con i suoi valori di democrazia partecipata, di senso di appartenenza ad una comunità. Questi  valori costituiscono la base, il sentire comune degli appartenenti alla nostra associazione pur essendo presenti sensibilità e coloriture politiche diverse. Continue reading