LE PAROLE E IL CONSENSO

di Federica Stagni

Le Parole e il Consenso è un piccolo volume collettaneo prodotto dalla rivista Left e dal collettivo il Cantiere delle Idee che guarda al potenziale del significato di sinistra di alcune parole del discorso politico. Sono parole che sentiamo tutti i giorni ma alle quali è stato attribuito un significato di destra. La cosa interessate è però che alcune di queste parole originariamente avevano proprio significato di sinistra. Altre erano invece parole neutre, di senso comune, che trovandosi “scoperte” sono stare inserite nel discorso politico conservatore. Si pensi alla parola Patria, termine simbolo delle lotte rinascimentali che non ha mai avuto un significato escludente ma che ora sentiamo solo in bocca a Meloni e Salvini.

Lo stesso vale per il termine Popolo. Da quando il Popolo è di destra? Storicamente il termine popolo indicava le masse operaie, coloro che non avevano diritto di voto ed erano esclusi dai processi decisionali. Con la rivoluzione francese abbiamo l’unione delle classi subalterne che domandano un governo del popolo con l’obiettivo di smantellare una delle strutture di potere più reazionarie della storia.

Lo stesso vale per Sovranità, Identità, Stato e Comunità. Non dobbiamo lasciare alla destra il monopolio del significato di queste parole, ma dobbiamo combatterla proprio su questo terreno per evitare di rimanere “senza parole”. Perché questo è esattamente ciò che sta succedendo alla sinistra. Non è più in grado di comunicare con l’elettorato e soprattutto non è in grado di ottenerne il consenso e quando cerca di riappropriarsi di alcune di queste parole, lo fa scimmiottandole e la maggior parte delle volte il risultato non è solo deludente, ma anche politicamente problematico. 

L’unica soluzione, che è in parte ciò che questo libro si propone di fare, è quella di riappropriarsi del significato originario di queste parole e combattere per declinare parole di cui la destra si è appropriata in maniera inclusiva ed egalitaria. Non vogliamo la patria di Salvini, vogliamo la patria di Garibaldi. Ugualmente non vogliamo una tradizione reazionaria che propone modelli di comportamento che legittimano una visione del mondo e della famiglia prettamente patriarcali. Vogliamo una tradizione che sia partigiana, e prenda dai modelli migliori della nostra storia: i nostri nonni e bisnonni che lottarono per un paese libero, democratico ed egalitario. 

Non possiamo lasciare alla destra carta bianca sul discorso politico, perché questo non solo significa legittimare un tipo di comunicazione estremista, aggressiva ed escludente, ma significa anche lasciare incustodite parole e tradizioni che appartengono al nostro patrimonio politico e culturale. Non è uno sforzo da poco, ma è uno sforzo necessario. Quando i significati di queste parole verranno completamente ribaltati e se ne sarà persa la storia originaria, con essa perderemo anche i valori che sono associati a queste parole. Come ci insegna Fahrenheit 451,

«non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. Le stesse cose potrebbero essere diffuse e proiettate da radio e televisioni. Ma ciò non avviene. No, no, non sono affatto i libri le cose che andate cercando. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film, e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stessi. I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui riponevamo tutte le cose che temevamo di poter dimenticare. Non c’è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono».

Ugualmente non sono le parole che ci mancano, le parole sono degli strumenti, dei veicoli, quello che ci manca e che non dobbiamo lasciare alla fiamme è il loro significato

L’idea di questo libro nasce da un gruppo di persone stanche di sentire usare a sproposito parole a cui sono affezionate. Perché come le destre puntano “alla pancia” è inutile negare che certe parole hanno per noi un significato fortemente emotivo e non ha senso continuare a dare questo aspetto per scontato.

È emozionante festeggiare il 25 aprile e tenere viva la tradizione partigiana, è bello sentire un senso di appartenenza verso la propria comunità e il proprio paese quando valorizza la diversità e riconosce il valore di ogni singola persona a prescindere dal colore della sua pelle. È rassicurante sapere che le istituzioni si prendono cura del nostro territorio e ne hanno a cuore la sicurezza ambientale. È importante poter contare sul fatto che se ci si ammala ci sarà un ospedale pubblico dove si prenderanno cura di noi a prescindere dalla nostra religione, sesso ed etnia. È doloroso pensare che identità diverse da quella cisgender non vengano accettate, così com’è doloroso pensare che le periferie siano considerate dalla maggior parte della classe politica come le discariche delle nostre città dove è possibile relegare chi non rientra negli standard del normale ed ordinato. Non mi fa sentire sicura il fatto che nelle strade ci sia più polizia e forze dell’ordine, mi fa sentire sicura camminare nella mia comunità di periferia dove ci si conosce e dove sarò sempre la figlia della tabaccaia. 

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