ASTRI E ARTE – PESCI: LA LUCE DI RENOIR E L’INFINITO DI MICHELANGELO

Quando si osserva il tema natale del Pesci Renoir si comprende come possa essere definito pittore della Gioia. Sole, Urano, Mercurio sono nel sensibile e fantasioso Pesci. Ma Luna e Venere si trovano in Ariete, segno di fuoco vitale e passionale, e Giove in Sagittario forma con questi pianeti splendidi trigoni.

Due sono gli astri dei Pesci: Nettuno e Giove. Quasi sempre quando pensiamo a questo segno pensiamo alle caratteristiche nettuniane, ma in Renoir la dominante è decisamente gioviale.

Se non mi divertissi non dipingerei” è la frase di Renoir che viene sempre ricordata in ogni sua biografia ed è sicuramente una delle chiavi interpretative delle sue opere. Vuole dipingere cose amabili, allegre e belle. Ritiene che ci siano già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a crearne altre.

Ballo al Moulin de la Galette, 1876, olio su tela (131 cm x 175 cm), Museo d’Orsay, Parigi.

Nel Ballo al Moulin de la Galette del 1876 vediamo attuati i principi più innovativi dell’impressionismo: l’attimo luminoso e le ombre colorate. Il dipinto ritrae la scena di un ballo popolare all’aperto presso un vecchio mulino a Montmartre. Il pittore si lascia incantare dalla bellezza del movimento allegro della folla e cerca di riprodurne lo stato d’animo gioioso e spensierato. Coglie l’effetto del sole sulle coppie danzanti, sugli alberi, persino sul suolo. La luce gioca sul dorso dell’uomo seduto, sul bellissimo abito rigato della donna. Brilla sui volti, sul mento della signora in primo piano, sulle vivaci pagliette, sui cilindri e sui capelli delle signore.

La colazione dei canottieri, 1880- 1881 (129 cm x 173 cm), The Phillips Collection, Washington.

Nel 1880 Renoir torna con La colazione dei canottieri a un quadro di grandi dimensioni, torna a rappresentare un momento di piacere, un’atmosfera di allegra convivialità. Per questo ha voluto attorno a sé amici e persone che gli sono care. Nella terrazza del ristorante dei Fournaise sull’isola di Chatou, abitualmente frequentato dai canottieri parigini, si vedono quattordici personaggi festosamente riuniti attorno a un tavolo e legati da una fitta rete di sguardi.
È inquieto Renoir in questo periodo, alle soglie dei quarant’anni sente il bisogno di cambiamenti, si pone nuovi problemi sul piano artistico, sente il desiderio di viaggiare per vedere le opere dei grandi pittori del passato, per imparare da loro. È inquieto anche nei rapporti personali, si sta sgretolando il gruppo dei pittori impressionisti, sente forse anche, dopo tante relazioni passionali, il desiderio di solidità e serenità affettiva. Si sente più che mai come un turacciolo lanciato in un fiume.

Un bel romanzo di Susan Vreeland La vita moderna ricostruisce il clima, l’atmosfera, che ha accompagnato la nascita di questo dipinto nel quale Renoir ha, ancora una volta, voluto cogliere il sentimento gioioso della vita. Rivivono nel romanzo i personaggi, Renoir con le sue inquietudini tra problemi economici e volontà di dare vita ad un capolavoro, le seducenti e generose modelle, la giovanissima sartina Aline, che diventerà sua moglie, e soprattutto protagonista è la città di Parigi, la Parigi animata, gioiosa e trasgressiva dei cafè, delle sale da ballo, delle regate sulla Senna, la Parigi rappresentata dai pittori impressionisti, la Parigi della vita moderna.

Gli ombrelli, 1883, National Gallery, Londra. Possiamo vederlo come quadro di passaggio. Esecuzione tormentata con mescolanza di stili diversi.

E per concludere questo ciclo di Arte e Astri apriamo l’orizzonte, apriamoci con Michelangelo alla pittura dell’infinito.

«C’è voluto un grande genio universale come Michelangelo per affermare che lo spazio è infinito e discontinuo e per anticipare le scelte cosmologiche di Keplero», afferma Carroli.
Michelangelo è Pesci, il Pesci della genialità, della profonda spiritualità, il Pesci nettuniano del meraviglioso e del sublime.

Cappella Sistina. Nel 1508 lo stesso Giulio II gli affida la decorazione della Cappella Sistina. Incarico che inizialmente prende controvoglia ritenendosi soprattutto scultore ma poi si appassiona. Vi si dedica per quattro anni di lavoro solitario e massacrante.

La Cappella Sistina è considerata il suo capolavoro per quanto riguarda la pittura. «Questa opera è stata et è veramente la lucerna dell’arte nostra, che ha fatto tanto giovamento e lume dell’arte della pittura, che ha bastato a illuminare il mondo, per tante centinaia d’anni in tenebre stato»(1).

Immaginiamo di trovarci trasportati al centro della cappella Sistina. Guardiamoci attorno. È l’universo, è l’umanità intera che ci circonda. Rimaniamo incantati e senza fiato. Guardiamo la Volta, vediamo visioni grandiose della genesi del mondo, la separazione della luce dalle tenebre, la terra dalle acque, la creazione di Adamo ed Eva, il Diluvio universale. Vediamo le immagini delle Sibille e dei Profeti, degli antenati di Cristo, e i personaggi dell’Antico Testamento, Giuditta e Oloferne, Davide e Golia e tanti altri. E poi, nella parete davanti a noi, la gigantesca immagine del Giudizio Universale.

Giudizio Universale. Nel 1534 Michelangelo tornò a lavorare nella Sistina con un’altra impresa colossale, il Giudizio Universale che occupa l’intera parete dietro l’altare.

È la fine dei tempi, gli angeli suonano le trombe dell’Apocalisse, è la resurrezione dei corpi, l’ascesa al cielo dei giusti e la caduta alle pene infernali dei dannati. Vi sono almeno quattrocento figure, un grande groviglio di corpi in un eterno travolgente movimento rotatorio che ha come perno la figura colossale del Cristo Giudice il cui gesto è motore primo dell’azione universale.
Michelangelo passa dal tradizionale schema iconografico di un ordinato svolgersi del Giudizio, ad un sistema basato sul caos, sull’instabilità e sull’angosciosa incertezza.
Non è più quindi la visione rassicurante del mondo umanistico-rinascimentale, ma una visione caotica e angosciata che rispecchia le insicurezze della nuova epoca e la tormentata religiosità di quegli anni.(2)

«La grandezza dell’opera è tale che non si può descrivere, essendo piena di tutti i possibili umani affetti et avendogli tutti meravigliosamente espressi».(3)

Rosalba Granata

NOTE

  1. G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e archi tettori, 1568.
  2. Da Wikipedia.
  3. G. Vasari.

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