EVOLUZIONE DELL’ARTE

di Ottorino Tonelli

Nessuno ci toglie dalla testa che esista un processo evolutivo nell’arte. Ma non nel senso che l’arte bizantina è bella, e poi viene l’arte romanica che è più bella, e poi arriva il Rinascimento che fa le scarpe a tutti perché è ancora più bello, e così via.

Non è che Giotto è più bravo di Cimabue, Masaccio ancora più bravo e Leonardo con la prospettiva ci ha rivelato la verità: queste sono bischerate. Ogni epoca artistica è bella a modo suo e ogni artista è bravo a modo suo: esprimono gusti, sentimenti e filosofia del proprio tempo, con capacità introspettive ed espressive atte a vedere e interpretare le cose del mondo, rivelandone gli aspetti reconditi, quando sono Artisti.

Esiste invece un’evoluzione del fare l’arte, nelle modalità, nel modo in cui l’arte si concretizza. Perché l’arte è tecnica e questa è sempre legata alla sua epoca e con essa si evolve. La fotografia, ad esempio: quando fu scoperta, il confronto estetico e visivo più prossimo era la pittura e, per condizionamento, le prime fotografie imitavano i quadri nelle pose e nelle inquadrature. Ci vorranno decenni perché la fotografia trovi l’autonomia e l’identità che la caratterizza. Lo stesso potrebbe dirsi per il cinema, che inizialmente altro non era che un teatro cine-fotografato: un palcoscenico dove si svolgeva l’azione e gli attori muovevano corpo e faccia con gesti esagerati, come a teatro, affinché dall’ultima fila e dal loggione, si potesse vederne l’espressione. Fotografia e cinema, nate dall’applicazione di nuove tecniche hanno raggiunto l’autonomia linguistica e artistica di nuove arti. E le più classiche e storiche delle arti, pittura e scultura, come progrediscono? Beh, qui il discorso si complica, forse per un problema di età, nel senso di senilità?

Migliaia d’anni prima dell’Era Moderna gli esseri umani già dipingevano e scolpivano. E dopo aver rigirato la frittata in mille modi (astratto, figurativo, romantico, surrealista, geometrico, espressionista, realistico…) un bel giorno arriva uno che, o perché non aveva idee, o non sapeva né dipingere né scolpire, o si era semplicemente scocciato, prese uno orinatoio e lo espose in una galleria d’arte, firmandolo(1) come se fosse un’opera d’arte(2). Cioè a dire: l’arte è un cesso, vediamo se vi comperate anche questo. E quell’atto che doveva (sembrava?) essere estremo, e che collezionisti illuminati si comperarono(3), non è rimasto né estremo né ultimo. Da lì in poi apriti cielo. Tutto e di più è stato fatto: dai cavalli a defecare in galleria(4), la merda d’artista in scatola(5)

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E poi alcune cose recenti sollecitano le «celluline grigie»(6) a una riflessione. Un tale, designer(7), si è sentito ispirato e in dovere di vivere per una settimana «come una capra con le capre»(8). In un primo momento desiderava vivere da elefante con gli elefanti, ma l’hanno sconsigliato a causa della rinomata memoria degli elefanti che non avrebbero esitato a dargli dell’impostore; le capre, invece sono poco diffidenti e più accondiscendenti.

Viene da chiedersi perché questo designer non sia stato sponsorizzato da una associazione tipo Fate del bene alle capre, Viva le capre abbasso i lupi, o Il mondo in una capra, e non Sopra la panca la capra campa. Comprendere il comportamento animale è necessario: quando qualcuno si comporta socialmente male, tipo parcheggia negli spazi riservati ai portatori di disabilità, lo si potrebbe destinare a vivere con e come le capre (o pecore, se necessario) anche per quindici giorni, per poi relazionare se questi mansueti quadrupedi hanno qualcosa da consigliare e suggerire in merito all’ora della sveglia, dell’andata al pascolo e al riposo, soprattutto se gradiscono un corso intensivo di autodifesa dai turisti, dai bambini maldestri e dai lupi.

Queste sopra sono storie vecchie e recenti, ma proseguono, anzi, forse oggi sono ancor più complesse e interessanti. Vedasi il caso dello scotch-banana(9) e la conseguente degustazione-banana(10).

Ma a questo punto, poiché si presume che la buccia del frutto sia stata gettata a terra, lasciamo perdere, l’argomento si fa scivoloso.

NOTE

  1. Si noti che, fino al Rinascimento, nessun artista, pittore, scultore, architetto, osava firmare la sua opera d’arte. E, in epoca contemporanea… anche i cessi.
  2. L’orinatoio è opera di Marcel Duchamp
  3. L’opera ebbe successo al punto che ne furono vendute varie repliche. (Opera è la firma, il cesso non l’ha fatto Duchamp).
  4. Cavalli veri furono esposti da Jannis Kounellis nel 1969 in una galleria di Roma.
  5. La Merda d’artista di Piero Manzoni consiste in scatolette di latta con l’etichetta che ne garantisce il contenuto.
  6. «Celluline grigie» è espressione di Agatha Christie nella bocca di Poirot.
  7. Il Design, dimenticavo di dire, è anch’esso considerata arte.
  8. Vedasi Thomas Thwaites che ha deciso di vivere, mangiando e spostandosi con un gruppo di capre avvalendosi di protesi costruite per l’occasione.
  9. Il riferimento è all’opera di Maurizio Cattelan, esposta in una fiera dell’arte… e venduta prima ancora d’essere mangiata (non è dato sapere l’origine della banana, né se fosse firmata o fosse accompagnata da un certificato di autenticità).
  10. David Datuna è l’artista che la banana se l’è mangiata… «avevo fame», pare che abbia detto.

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