RETROTOPIA: L’AMARO TESTAMENTO DI BAUMAN

di Roberta Merighi

L’ultimo libro che Zygmunt Bauman, il sociologo della “Modernità Liquida”, ci ha lasciato (pubblicato postumo per i tipi Laterza) ha l’illuminante titolo di Retrotopia, un neologismo con cui egli ci indica una utopia che non riguarda il futuro, ma è rivolta al passato. Si tratta della tendenza attuale a rivalutare difensivamente il passato a fronte di un presente e di un futuro incerti perché, come Bauman dice nella sua introduzione al libro, «il cammino a ritroso, verso il passato, si trasforma in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni qual volta si è fatto presente». A tale proposito egli ci rimanda, rovesciata, l’immagine dell’Angelus Novus della Storia di Walter Benjamin il cui volto non è più rivolto al passato mentre è sospinto dalla tempesta del progresso verso il futuro, ma è rivolto al futuro mentre anela al passato.

Mentre il futuro si è sempre collocato nell’area del possibile in cui tutto può accadere ed essere forgiato e il passato nell’area del già avvenuto e perciò dell’immutabile, oggi assistiamo a un cambio di paradigma: il passato può essere ancora plasmato in reinterpretazioni infinite, talvolta rassicuranti, rivalutato per molteplici aspetti, mentre il futuro si colloca in un ignoto a cui non appartiene più l’utopia. Continue reading

LA BRUTTA NATURA – PARADOSSO

La Brutta Natura, ovvero: perché l’enunciato «nell’uomo, tutto è culturale, storico e sociale» puzza di contraddizione

  1. Preamboli

C’è un paradosso nel rapporto tra «culturalismo» e «scienze della vita»

Ciao amici (e nemici). Se avete letto il mio articolo precedente, sapete che la sto menando con una riflessione sul rapporto tra natura, cultura, storia e società. In particolare, si tratta di precisare alcune questioni nell’ambito del dibattito sui rapporti uomo-donna, omosessualità ed eterosessualità, etc.

Dicevamo che la doxa1 del «culturalismo radicale» tende a rifiutare l’esistenza di condizionamenti specificamente biologici nell’uomo; proponendo un uomo «tutto cultura, tutto storia, tutto società», essa ammette l’ingerenza esclusiva di condizionamenti culturali, storici e sociali nella costituzione dell’individuo. Dal canto loro, le «scienze della vita» stabiliscono, primo, la relativa applicabilità di metodi d’indagine utilizzati per il vivente all’essere umano; secondo, la presenza d’un sostrato biologico sotteso all’esistenza umana. Questi due principi modulano l’assioma della continuità «uomo – vivente in generale». Continue reading