DAI CLASH A DANIEL BLAKE

di Roberta Merighi

«Abbiamo avuto un po’ di libertà dalla sicurezza sociale» dice il leader dei Clash Joe Strummer in una intervista rilasciata a una rivista musicale nel 1976 (e riportata da Giuseppe Allegri nel suo ultimo libro Il reddito di base nell’era del digitale). Il cantante racconta di aver conosciuto gli altri componenti della band mentre era in fila per ritirare il sussidio di disoccupazione. Essere “on the dole” (essere, cioè, a carico della sicurezza sociale), senza “contropartite”, continua Joe Strummer nella sua intervista, ha permesso loro di dedicarsi pienamente alla inclinazione artistica che li accomunava, senza essere costretti ad accettare lavori di qualsiasi tipo per sopravvivere.

Daniel Blake è il personaggio del film omonimo di Ken Loach (del 2016), è un falegname alle soglie dei 60 anni che dopo una grave crisi cardiaca, impossibilitato a lavorare, è costretto a chiedere un sussidio di disoccupazione. Ma per ottenerlo deve ottemperare a richieste (impegni nella ricerca del lavoro), che non può soddisfare a causa proprio della sua malattia, rimanendo impigliato nella maglie di una burocrazia incapace di venire incontro alla sua reale e disperata situazione. Continue reading

RETROTOPIA: L’AMARO TESTAMENTO DI BAUMAN

di Roberta Merighi

L’ultimo libro che Zygmunt Bauman, il sociologo della “Modernità Liquida”, ci ha lasciato (pubblicato postumo per i tipi Laterza) ha l’illuminante titolo di Retrotopia, un neologismo con cui egli ci indica una utopia che non riguarda il futuro, ma è rivolta al passato. Si tratta della tendenza attuale a rivalutare difensivamente il passato a fronte di un presente e di un futuro incerti perché, come Bauman dice nella sua introduzione al libro, «il cammino a ritroso, verso il passato, si trasforma in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni qual volta si è fatto presente». A tale proposito egli ci rimanda, rovesciata, l’immagine dell’Angelus Novus della Storia di Walter Benjamin il cui volto non è più rivolto al passato mentre è sospinto dalla tempesta del progresso verso il futuro, ma è rivolto al futuro mentre anela al passato.

Mentre il futuro si è sempre collocato nell’area del possibile in cui tutto può accadere ed essere forgiato e il passato nell’area del già avvenuto e perciò dell’immutabile, oggi assistiamo a un cambio di paradigma: il passato può essere ancora plasmato in reinterpretazioni infinite, talvolta rassicuranti, rivalutato per molteplici aspetti, mentre il futuro si colloca in un ignoto a cui non appartiene più l’utopia. Continue reading