COSA MI PIACE DELLA FOTOGRAFIA DI ROBERT MAPPELTHORPE

Ho messo il naso (ed il mio è molto grande) nella fotografia di Robert Mapplethorpe leggendo Just Kids di Patti Smith. Su Mapplethorpe è stato scritto, detto e censurato molto ma questa è forse la biografia più appassionata e realistica della sua vita. Consiglio una sbirciatina in libreria.

Grandi amanti e poi grandi amici negli anni ’70 newyorkesi, Patti e Robert condividono un buco di appartamento al Chelsea Hotel (e ho detto tutto) a Manhattan, fantasticando di diventare poetessa lei e disegnatore lui.

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Patti Smith e Robert Mapplethorpe, Coney Island, 1 settembre 1969

Il filo rosso del suo destino nasce con gli studi in arti grafiche per poi abbandonarle solo formalmente perché le sue opere sono reali progettazioni orientate alla comunicazione visiva.

La passione di Mapplethorpe per la scatola nera è descritta da Patti nel suo libro: amico di John Mc Kendry (curatore della sezione fotografica del MOMA) aveva l’opportunità di accedere alle camere blindate che custodivano l’intera collezione fotografica del museo. «Avere il permesso di sollevare la velina dalle fotografie, di toccarle, e farsi un’idea della carta e della mano dell’artista fece un’enorme impressione su Robert; studiò tutto con la massima attenzione – la carta, lo sviluppo, la composizione e l’intensità dei neri. “È tutta questione di luce,” disse».

È la cosa che ingabbia maggiormente la vista, questo assoluto e perfetto ingresso di una luce scultorea e la bizzarra comprensione che sia proprio la luce che entrando diligentemente nella sua Hasselblad 500 medio formato, ne scolpisca i tratti sulla pellicola.

Ken Moody and Robert Sherman, 1984

Ken Moody and Robert Sherman, 1984

Thomas, 1987

Thomas, 1987

Non a caso nel 2009 a Firenze viene allestita la mostra alla Galleria dell’Accademia “La perfezione nella Forma” accostando  gli scatti di Mapplethorpe con le opere di Michelangelo.

I contenuti erotici, pornografici e sadomaso del suo lavoro (attraverso l’uso di corpi, oggetti e nature morte) lo portano a sfondare nelle gallerie di NYC e nel contempo a trovarsi al centro di aspre critiche e polemiche.

Di Ropert Mapplethorpe amo i ritratti (realizzati esclusivamente in studio), rigorosamente in bianco e nero come tutta la sua opera, trasudano storie e fili di nylon. È come degustare del buon vino cercando di separare le essenze e gli aromi.  Anche se io il vino lo bevo soltanto.

Con gli scatti di Mappeltorpe ci voglio provare: metallo, pietra onice e carta opaca da architetto. China e Cool Grey nella scala Pantone.  The nero, manto di pantera e grigio fuga di piastrelle.

Patti Smith, 1986

Patti Smith, 1986

Andy Warhol, 1986

Andy Warhol, 1986

Isabella Rossellini, 1988

Isabella Rossellini, 1988

Patti Smith torna a Bologna e si esibisce in un concerto meraviglioso il 15 luglio del 2012 nel parco del Museo della Memoria di Ustica. Vado al concerto con mio marito, i bimbi e la copia di Just Kids. Il concerto è memorabile. Alla fine corriamo sul retro dove dagli uffici del Quartiere Navile (rido ancora) dovrebbe uscire la poetessa del rock. Tante sono le persone con in mano foto, cd e poster. Nessuno ha il suo libro.

Attendiamo non molto e la security ci avvisa che Patti non firma autografi. Lancio mio figlio Ernesto con suo padre nella bolgia e mi preparo a scattare una foto non appena entri nell’inquadratura. Patti apre la porta con l’energia di una giovane di ben 66 anni (nel 2012). Poco prima sul palco si è scatenata in una danza sciamanica ed ho pensato che la mia cervicale sarebbe andata in pezzi per molto meno.

Snobba tutti ma si ferma davanti Ernesto incuriosita nel vedere il libro. Mio marito le chiede l’autografo. Lei rifiuta. Lui incalza indicando ns figlio con il libro in mano e dalla bocca gli esce una grande frase ad effetto: “he’s just a kid”. Patti sorride e firma. Guardo tutto a bocca aperta senza riuscire a scattare niente.

Silvia Salucci

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