di Roberta Merighi
Al-Nakba, in arabo ‘la catastrofe’, 75 anni fa. O meglio, iniziata, e mai finita, 75 anni fa. Il 14 maggio Metro-Polis ha voluto ricordare con una serata dedicata quell’evento, l’espulsione forzata del popolo palestinese dalla sua terra, e gli avvenimenti seguenti, attraverso la loro ricostruzione storica e dando voce alla letteratura palestinese. Lo ha fatto di fronte ad una sala gremita e attenta, segno dell’interesse e dell’attualità della proposta. E alla fine anche molto emozionata.
Federica Stagni, che da anni si dedica alla ricerca sul tema e ha una lunga esperienza di collaborazioni sul campo, ha fornito una ricostruzione storica degli accadimenti, sottolineato che per la storiografia odierna la Nakba si configura come ‘pulizia etnica’ del popolo palestinese. In pochi mesi si è perseguita ed attuata la distruzione di un’intera struttura sociale, culturale ed economica. Tra il 1947 e il 1948 il popolo palestinese visse il trauma della espulsione dalla sua terra, dai suoi villaggi e città, una cacciata violenta. Federica riporta crudamente i dati di quella ‘catastrofe’: circa 800.000 le persone costrette ad un esodo senza ritorno, 531 i villaggi e 11 i quartieri urbani evacuati, 50 i massacri di civili. Tanti i villaggi rasi al suolo, e tanti gli aranceti, oliveti e vigneti distrutti. È emerso da ricerche storiche che da parte ebraica era stato messo a punto un vero e proprio piano, il ‘Piano Dalet’, sempre negato, che prevedeva l’espulsione dell’intera popolazione e la sua sostituzione etnica. Questo piano fu attuato anche con l’utilizzo di formazioni para-militari sioniste come l’Irgun e la famigerata banda Stern.
Federica nel e per ricordare quei tragici avvenimenti ha voluto ricordarci che il popolo Palestinese costretto all’esilio, per lungo tempo privo di un referente politico proprio, alla ricerca della ricostruzione di un’identità nazionale, ha trovato voce anche attraverso scrittori e poeti che si sono fatti
interpreti di tanto dolore.
E quindi nel corso della serata a lei si è affiancata Donatella Allegro, attrice, scrittrice da sempre vicina alla causa palestinese, che ha letto brani tratti da racconti di Ghassan Kanafani (uno dei tanti intellettuali palestinesi della diaspora uccisi dal Mossad), poesie di Mohamud Darwish, Fadwa Tuqan, Anton Shamas e altri. E Donatella inizia recitando un brano tratto dal racconto Tre lettere dalla Palestina di Ghassan Kanafani, che ci fa rivivere uno dei tanti eccidi compiuti. Come quello di Deir Yassim, villaggio non lontano da Gerusalemme, che il 9 aprile del 1948 fu compiuto proprio dalla banda Stern. Un pogrom lo definì persino un militare dell’Haganah (l’esercito sionista). Racconta l’orrore visto attraverso gli occhi di un bambino. Abu Osman, barbiere e medico del villaggio amato da tutti, si staglia come un eroe tragico nel racconto del piccolo testimone dell’efferatezza sionista. Continua leggendo una poesia di Mohamud Darwish che ci parla del cammino verso l’esilio,
-Stanco del cammino
figlio mio, sei stanco?
-Si, padre
lunga è la tua notte sul sentiero
e il cuore si discioglie sulla terra della tua notte…..
Fino a ricostruire liricamente un viaggio a ritroso verso luoghi e un tempo ormai perduti:
-E poi?
-Torniamo a casa
Conosci il sentiero figlio mio?
-Sì, padre:
a est del carrubo sulla strada principale
v’è un viottolo all’inizio stretto dai fichi d’india….
Ma il ritorno è sempre stato impedito con ogni mezzo e la Nakba è diventata un processo che continua da allora, sempre attivo. Passa attraverso la guerra dei sei giorni del 1967 che produce una nuova ondata di esuli verso i paesi limitrofi e va ad alimentare i campi profughi. Con la Naksa, la ‘ricaduta’ inizia un periodo di dura occupazione militare di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est. Che permane tuttora. Nuove generazioni crescono nei campi profughi e nei paesi arabi confinanti: Anton Shamas testimonia la nostalgia per la terra dei suoi avi, l’impossibile ‘nòstos’ ossia l’impossibile viaggio verso una terra mai conosciuta, che non potrà conoscere.
Apro la mappa del mondo
in cerca di un villaggio perduto
cerco nelle tasche di un avo mai conosciuto
frammenti di storie e rare fragranze…..
E si ribellano con l’intifada, tentativo di ‘scrollarsi’ di dosso il giogo della repressione israeliana, una lotta impari brutalmente stroncata.
Questo è il tempo di essere forti
E loro sono diventati forti…
E sono morti in piedi
Illuminando il cammino
scintillanti come le stelle
baciando le labbra della vita.
Canta Fadwa Tuqan.
Colloqui di pace fra le parti si sono sempre protratti inconcludenti perché la pace non è mai veramente ricercata da Israele. Israele continua nella sua politica di insediamento coloniale con l’obiettivo di sottrarre risorse e terre ai palestinesi. Le violazioni dei diritti, le detenzioni arbitrarie, le confische di terre, gli espropri, le demolizioni di case sono costanti. E anche la sperimentazione di nuovi armamenti e tecnologie su una popolazione indifesa da parte di uno degli eserciti più potenti del mondo. Tutto questo avviene sotto gli occhi di una comunità internazionale che come un mantra ripete che ‘Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente’, volutamente ignorando che nelle sue leggi fondamentali ratifica la disuguaglianza dei suoi cittadini su base religiosa e che un qualsiasi ebreo abitante in una qualsiasi parte del mondo ha più diritti di un arabo israeliano. La Nakba è sempre stata negata da Israele che ha fabbricato false prove sull’abbandono ‘volontario’ o su consiglio dei paesi arabi confinanti della Palestina da parte del suo popolo e ha contestualmente legiferato per proibire il ritorno degli esiliati. Il ritorno era ed è tuttora solo per gli ebrei nella loro ‘terra promessa’. Di più, nel 2010 la Knesset (il Parlamento israeliano) ha emanato una legge che vieta ogni manifestazione del ricordo. Noi abbiamo voluto ricordare la Nakba nell’importanza del mantenimento del ricordo e della testimonianza. E perchè tanta ingiustizia perpetrata e che continua ad essere perpetrata nei confronti di un intero popolo non cada nell’oblio, nella speranza di dire un giorno: la Palestina è libera!