LEGGERE LA NAKBA – parte 4

di Federica Stagni

Quello che segue è il testo scritto da Federica Stagni e letto durante il nostro Aperitivo a Tema Leggere la Nakba del 14 maggio 2023.

LEGGERE LA NAKBA – PARTE 1
LEGGERE LA NAKBA – PARTE 2
LEGGERE LA NAKBA – PARTE 3

GIORNI NOSTRI
Quella sionista è una forma di colonizzazione perdurante e antistorica che ha effetti diretti sui rapporti regionali e internazionali e sulla vita di milioni di persone nell’intero pianeta, perché, come sappiamo, la diaspora palestinese è ovunque.

La Palestina sta vivendo un periodo tra i peggiori di quelli attraversati da inizio ’900 a oggi dopo le due cesure storiche del 1948 la Nakba e del 1967 la Naksa, momenti di trauma collettivo e individuale che ne hanno segnato l’identità e la narrazione. Per la prima volta dagli anni ‘50 è palese l’assenza di una leadership che rispecchi le aspirazioni della popolazione. Il percorso inaugurato nel 1993 con gli accordi di Oslo, la nascita dell’Autorità nazionale palestinese e il conseguente superamento dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha oggi raggiunto il suo apice. La sostituzione dell’Olp con un’autorità senza sovranità – da molti accusata di collusione con l’occupante – ha modificato la natura stessa della leadership palestinese: l’Autorità Palestinese è considerata un rappresentante meramente parziale del popolo palestinese, sia per chi rappresenta (solo i residenti nei Territori occupati) sia per cosa rappresenta (l’aspirazione amministrativa a un semi-stato e non quella politica alla liberazione nazionale). La distanza tra vertice e base è stata resa evidente dalle proteste dell’estate 2021, dentro e fuori la Palestina. Tutta la popolazione palestinese ha risposto alla chiamata di Sheikh Jarrah per evitare lo sfratto dei Palestinesi dalle loro case da Gerusalemme Est. Dall’altro lato, la generazione di giovani che entra ora nello scenario pubblico palestinese è la prima a non conoscere nessun’altra realtà se non quella dell’occupazione. Lo stesso movimento di liberazione nazionale, per ciò che ne rimane, è messo in crisi da nuove anime e da nuovi motti. Ci sono movimenti che rivendicano maggior democrazia, libertà ed equità. Nizar Banat, attivista critico nei confronti dell’autorità palestinese è stato ucciso due anni fa proprio per le accuse di corruzione mosse nei confronti dell’autorità palestinese su internet. Ugualmente il nuovo movimento femminista palestinese, Tal’at, ci dice che “non ci sarà una Palestina libera senza donne libere” cercando di dare nuova linfa al movimento di liberazione nazionale. Quest’anno gli israeliani hanno votato il governo più a destra della loro storia. Le leggi proposte finora mirano a limitare i poteri della Corte Suprema così da compromettere la divisione stessa dei poteri su cui si basa qualsiasi democrazia. Il problema è che Israele non è mai stato uno stato democratico, perlomeno non nei confronti di chi non è ebreo. È per questo motivo che i Palestinesi non partecipano ai movimenti di piazza di questi mesi: non c’è nessuna democrazia da salvare. Dopo le fratture storiche del 1948 e del 1967, questo è probabilmente il periodo peggiore che il popolo palestinese attraversa, fatto di isolamento internazionale, avanzata delle colonie, radicali politiche di estrema destra dei governi israeliani che limitano costantemente gli spazi di vita e rendono tale restrizione strutturale sia nei Territori occupati che all’interno dello stato di Israele. Ecco perché servono sempre più voci che denuncino la violenza e le politiche aggressive d’Israele e le sue radici nella Nakba.
Fra le persone che avevo invitato per questa sera c’era Triestino Marinello, avvocato dei diritti umani che fa parte del team di avvocati che rappresenta Gaza al Tribunale Penale Internazionale. Triestino vive in Germania, dove commemorare la Nakba è illegale e difficilissimo parlare di Palestina in qualsiasi ambito, accademico, letterario, di società civile ma anche all’interno di luoghi più radicali come centri sociali. Ho condiviso con lui gli eventi di questa settimana a Bologna e il suo messaggio di risposta mi ha molto emozionata diceva “Pagherei per vivere in una città in cui si organizzano cose sulla Palestina.” Usiamo quindi il nostro privilegio, per dire ancora una volta forte e chiaro che 800.000 palestinesi sono stati sfollati e costretti ad abbandonare le loro case in un piano di pulizia etnica a cui è seguita la creazione dello stato d’Israele. Più di 400 villaggi sono stati distrutti e fra il 1947 e 1948 Israele ha commesso 35 massacri, e oggi, 7 milioni di palestinesi sono rifugiati e non gli è concesso tornare nella loro terra d’origine, mentre qualsiasi ebreo del mondo, ha diritto a richiedere la cittadinanza israeliana in qualsiasi momento lo desideri. Questa è la Nakba. Usiamo quindi il nostro privilegio, per dire ancora una volta forte e chiaro: Palestina Libera nella speranza di poter dire un giorno: La Palestina è Libera.

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