APPETIZER BOOKS: DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D’AMORE – RAYMOND CARVER

Edito da Einaudi, 2016, pp. 134

Sono tante e sgangherate, quasi tutte di legno, le finestre che si aprono, scattanti, rivelando particolari che di solito si lasciano all’oblio del tempo. Si richiudono altrettanto rapide, nascondendo di nuovo al voyeurismo morboso del lettore quei respiri di vita. Oggetti accatastati in un cortile che attirano estranei innamorati; un matrimonio distrutto ma che vibra di un ricordo che porta l’esasperazione della speranza ad infrangersi sul muro della frustrazione; chiamate insistenti di un pasticcere iracondo, perché la torta di compleanno di un bimbo ormai esanime non viene ritirata; un’ingenua passeggiata di due giovani amici che in memoria dei vecchi tempi inseguono facili emozioni; un’intensa conversazione che ricorda il più celebre dei simposi trascina due coppie d’amici a discutere sulla natura dell’amore. Non vi sono messe in scena, non vi sono intrecci diabolici dai colpi di scena disarmanti: solo la semplicità di una penna minimale che stiletta il foglio generando dalle piccole cose segnali e turbamenti. Le pagine scorrono veloci come fossero mosse dal vento e l’occhio non perde la presa, mordendo l’inchiostro di lontano, fino a rendersi conto che un racconto è già finito, per poi gettarsi a capofitto nel seguente. La narrazione procede secca e senza fronzoli scolpendo la vita che descrive a chiare tinte sulla retina del lettore: straniamento, malinconia, a volte una un tocco d’ansia…

“Il sole pomeridiano abitava la stanza come un essere a sé stante, una luce diffusa di benessere e generosità. Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato. Abbiamo alzato ancora i bicchieri e ci siamo sorrisi a vicenda come bambini che si sono trovati d’accordo su qualcosa di proibito”.

Francesco Colombrita

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