DRAGHI. OLTRE GLI SLOGAN C’È DI PIÙ

di Gianluca Guerra

«Within our mandate the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough».  

È il 26 luglio 2012, l’Unione Europea è sull’orlo del baratro per le conseguenze della crisi dei debiti sovrani.

All’ennesima domanda sul rischio di crollo dell’euro, l’allora Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi pronuncia, con quella che sembra un’aria di sfida, una frase destinata a rimanere nella storia del nostro continente e forse del mondo intero.

«All’interno del nostro mandato, la Banca Centrale Europea è pronta a fare tutto ciò che è necessario per preservare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza». Un monito per la Bundesbank e per i fondi di speculazione che avevano scommesso sulla ceduta dell’Eurozona. Continue reading

DA CHE PARTE STIAMO?

LA SINISTRA E IL GOVERNO DRAGHI

di Federica Stagni

La sinistra parlamentare italiana non ha dato grandi segni di vita in vista delle nomine del governo Draghi. Non ha aperto un dibattito interno sulla questione, e il PD appoggerà un altro governo tecnico, pare senza farsi troppe domande. L’alternativa, come sappiamo bene, sarebbe stata quella di tornare al voto, scenario che molto probabilmente avrebbe determinato la vittoria della destra più reazionaria. Tuttavia, il sostegno indiscusso a un governo Draghi infligge un duro colpo alla democrazia italiana. L’arroccarsi su posizioni che inneggiano alla competenza e all’alto profilo della sua figura istituzionale nasconde una visione del mondo estremamente classista ed elitaria. Questo non vuole dire che sia irrilevante essere bravi amministratori della cosa pubblica, ma dall’altro lato la competenza tecnica non può essere l’unico metro di valutazione della legittimità di un governo, perché anche le competenze del banchiere Draghi non sono neutre. Purtroppo, come ci ha dimostrato il governo Monti, competenza non è affatto sinonimo di imparzialità e tanto meno di giustizia sociale. Inoltre, dovrebbe farci riflettere il fatto che i più entusiasti sostenitori di Mario Draghi siano proprio i rappresentanti di Confindustria. La sinistra parlamentare dovrebbe almeno porsi il problema di come legittimare questa scelta perché così, senza porsi le giuste domande, rischia di firmare la sua condanna a morte. Continue reading