APPETIZER BOOKS: RACCONTI D’INVERNO – KAREN BLIXEN

di Francesco Colombrita

 

«Strane fantasie potevano essergli passate per la mente, tanto che aveva forse finito col vedersi come l’unica persona dotata di un’esistenza reale, mentre il mondo gli era apparso come un povero e vano gioco d’ombre senza alcuna sostanza»

Il campo del dolore, da Racconti d’inverno, K.Blixen

Edito da Adelphi, pp. 319

Essere un uomo che vaga, stanco dopo un lungo viaggio, in cerca di un hotel in cui l’attende sua moglie addormentata, e trovandola nel letto giungere al culmine di una sorta di frattura. Un nobile che torna nelle terre del ricco e anacronistico zio possidente, che amministra con crudeltà il suo piccolo regno. O ancora marinai in libera uscita o giovani che si affacciano al mondo. I personaggi dei Racconti d’inverno di Karen Blixen sono tutte persone che cercano di conciliare la propria individualità con il fato, con l’accidente della fortuna. Ognuno di loro è un universo ragionato e assoluto, un microcosmo perfetto che cerca di espandersi e risolvere la crisi del proprio rapporto con la realtà e con il destino. Tra i paesaggi del nord Europa si aggirano sospettosi e, a volte, speranzosi, uomini e donne in cerca di una conciliazione tra aspirazioni e vita, giungendo spesso a un’epifania sconvolgente, o ripiegando semplicemente nella propria ordinarietà. Fraintendimenti, strane signore che sanno di stregoneria, ghiacci perenni e grandi case, queste e altre cose sono la chiave dei racconti di questa raccolta, nei cui labirinti è più che degno perdersi, davanti a un camino.  

26 MAGGIO, «SE VOTIAMO TUTTI, VINCIAMO TUTTI»

di Francesco Errani

Il 26 maggio 2019 saranno eletti i nuovi 751 eurodeputati dei 28 stati membri dell’Unione europea.

È un voto importante per il futuro dell’Europa: da una parte sono presenti forze euroscettiche, i cosiddetti sovranisti, dall’altra assistiamo a un crescente senso civico e politico, in gran parte di giovani, nell’affrontare temi rilevanti come i cambiamenti climatici e l’immigrazione.
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APPETIZER BOOKS: L’OSTINATO SCORRERE DEL TEMPO – JUSTIN GO

 

Edito da Einaudi, 2015, pp 563

Trascinare il lettore verso una corsa contro il tempo è una delle prerogative di ogni scrittore d’azione o poliziesco. Farlo però sul doppio binario del presente e di un passato che permea l’alba del secolo breve, è un’operazione che vale almeno il titolo di originale: Justin Go, giovane scrittore che ha lasciato il lavoro negli Usa per trasferirsi a Berlino a scrivere il suo primo romanzo, da questa sfida è uscito vincente. Il suo best seller presenta tutti gli elementi necessari a strizzare l’occhio al lettore curioso tanto da rischiare di scivolare nel banale, senza mai però cadere in questa trappola. Il giovane Mr Campbell, fresco di studi ed emergente da un tessuto sociale disagiato, riceve una inaspettata comunicazione da un studio legale di Londra e da lì le cose cominciano a farsi strane. Continue reading

L’ASTROLOGIA DI METRO-POLIS: TORO E MITO

0_astri_mitiPerché i Miti? E soprattutto perché collegati all’Astrologia? 

Astrologia e Miti sono uniti dall’antichità. L’uomo guardava il cielo, e lo popolava di dei ed eroi…
E oggi? Credo che i Miti risuonino ancora dentro di noi, ci parlino.
Raccontarli, comprenderli ci mette a contatto con una parte interiore di noi stessi. E l’Astrologia ci dà una chiave interpretativa, non l’unica, mai definitiva, sempre problematica.

 «Le storie non vivono mai solitarie: sono rami di una famiglia, che occorre risalire all’indietro e in avanti. Nell’ebrezza della traversata marina in groppa al toro bianco, Europa cela in sé, come potenze ancora inavvertite, i destini delle sue nipoti pazze d’amore, Fedra e Arianna… E fra le radici celesti di questo albero di storie troviamo l’errare della giovenca pazza, l’antenata Io, che a sua volta include in sé l’immagine di un’altra giovenca pazza, madre di Fedra e Arianna: Pasifae». (Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia)  

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1914-2014: il centenario della discordia?

Ad ormai più di due mesi dalle elezioni dell’Europarlamento, il vecchio continente, in occasione di questo centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rischia di perdere il “treno dell’unità” che tanto spesso si profetizza ma che manca di essere praticata.

Albin Egger-Lienz 1915

 

Molto probabilmente l’impegno che i governi applicheranno alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra sarà molto più incisivo e concreto in confronto ai loro stessi sforzi nel cercare di porre rimedio alle attuali crisi internazionali. Speriamo che non sia così, ma staremo a vedere…

 

In un clima così di alta tensione che si respira in tutto il globo terracqueo, certamente sarebbe pericoloso impedire le celebrazioni legate ad uno dei pochi eventi nella storia che ha assunto una accezione globale. Lo spunto che però vorremmo sollevare in queste brevi e semplici righe vorrebbe perlopiù inserirsi nelle modalità e nei temi a cui questo centenario potrebbe portarci. Lo scorso giugno, in occasione delle cerimonie per i 100 anni dall’attentato a Sarajevo – l’evento che viene ripreso nei manuali scolastici come la miccia scatenante per il primo conflitto mondiale – sono già divampate svariate polemiche all’interno di un paese, la Bosnia Erzegovina, ancora scisso tra coloro che considerano Gavrilo Princip (l’assassino serbo-bosniaco dell’arciduca d’Asburgo) un eroe nazionale o quelli che lo vedono come un terrorista. Senza contare poi il risentimento provato da questo paese verso la comunità internazionale per la prolungata negligenza dimostrata durante la guerra del 1992 in ex Jugoslavia nella stessa Sarajevo: il preludio al centenario non sembra molto invitante. Queste polemiche vengono rinforzate dalle considerazioni del giornalista bosniaco Zlatko Dizdarevic, recentemente comparse su La Repubblica, con parole che vogliono dimostrare la falsità dell’utopia di avere un’Europa unica ed unita da Est ad Ovest. Secondo Dizdarevic, con le celebrazioni dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, ha avuto inizio una politica di immolazione della città di Sarajevo da parte degli altri Stati coinvolti, che la additano come unica responsabile della Grande Guerra, tracciando così una linea di demarcazione tra “l’Europa Austro-Ungarica” ad occidente e “l’Europa slava” ad oriente.

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