Giornali scaduti(1)

Ho ritrovato poco tempo fa un bellissimo articolo di Natalia Aspesi del 2000. Bello innanzitutto perché fa scoprire Fatema Mernissi, una donna davvero interessante, una coltissima marocchina profonda conoscitrice della letteratura e della storia araba antica.(2)
Nel 1996 è salita alla ribalta con un fortunato libro autobiografico La terrazza proibita, e nel 2000 è stato pubblicato L’harem e l’Occidente, un saggio che fa riflettere su una diversa subalternità femminile in Oriente e in Occidente.
In quest’ultimo libro la sua tesi, intrigante e provocatoria, è che anche in occidente le donne abbiano un personale chador che le relega in una posizione di disagio e frustrazione. La schiavitù delle occidentali consisterebbe nella «ossessione per la bellezza», nell’attenzione costante al proprio aspetto che comporta il tentativo di dimostrare di essere giovani, di essere come le donne della pubblicità. Se in buona parte del mondo mussulmano, afferma la Mernissi, si può parlare di invisibilità pubblica delle donne, la prigione in occidente è quindi quella del tempo.
Partire non è mai facile. Lasciare la propria casa, le persone che si conoscono da sempre e i luoghi in cui si è cresciuti, è un gesto coraggioso. Ma nella vita bisogna avere coraggio, bisogna essere capaci di correre dei rischi altrimenti non ci sarebbero storie incredibili da raccontare e bellissimi libri di avventure da leggere. Quando poi si decide di essere abbastanza coraggiosi per partire è altrettanto necessario ritrovarsi capaci di stupore. Lasciarsi sorprendere, stupirsi, perché solo in questo modo si è in grado di imparare qualcosa di più dal luogo in cui si è ospiti. Non si può sapere tutto, c’è sempre un margine d’imprevedibilità che è comunque bene mettere in conto. Allo stesso modo è fondamentale lasciare da parte quell’inevitabile etnocentrismo che noi occidentali ci portiamo sempre dietro come la nostra ombra.