APPETIZER BOOKS: LE QUARANTA PORTE – ELIF SHAFAK

di Francesco Colombrita

«La shari’a è come una candela. Ci mette a disposizione una luce molto preziosa ma non bisogna dimenticare che la candela ci aiuta ad andare da un luogo all’altro quando è buio. Se dimentichiamo dove stiamo andando e ci concentriamo invece sulla candela, a che potrà servire?».

Edito Bur, 2011, 451pp

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IRAN, TANTA VOGLIA DI TORNARE IN UN PAESE SENZA CONFINI. APPUNTI DI VIAGGIO – SECONDA PARTE

di Roberta Merighi

«Cos’è che, del nostro paese, l’ha attirata a venire? Cos’è che l’ha colpita in questi suoi primi giorni in Iran? Ha trovato conferme su quello che si aspettava? Grazie per essere venuti».

La piazza Naqsh-e Jahan (Modello del Mondo) di Isfahan, dove ci troviamo, è bella da togliere il fiato: le botteghe su tutti i lati, le moschee, i palazzi, l’ingresso del bazar, le fontane, le vasche, i prati, i fiori… non sai dove fermare lo sguardo. Ma io sono con il fiato sospeso anche perché all’ingresso della moschea una troupe della televisione ha fermato e sta intervistando Giuseppe. Alla fine mi dirà che, tra le domande in farsi del giornalista tradotte in inglese dalla nostra accompagnatrice e le risposte nel “suo” (come dico io) inglese e riportate in farsi, non è ben sicuro di quel che verrà fuori. Ma è contento lo stesso, l’Iran continua a darci il suo caldo benvenuto! Continue reading

CINQUE TITOLI IN DOTE: LEGGERE LOLITA A TEHERAN – AZAR NAFISI

Per entrare a far parte di Metro-Polis non si richiede alcuna appartenenza politica o confessione religiosa, così come non è richiesta nessuna adesione a correnti di pensiero o credo ideologici.
L’unico invito che rivolgiamo a chi vuol diventare nostro socio, è quello di portarci in dono cinque titoli: possono essere titoli di libri, di film, di articoli di giornali, di canzoni, di poesie, di telefilm, di interviste, etc… L’importante è che questi titoli riflettano l’identità di chi li porta con sé in dote, in modo da poter costruire insieme l’identità collettiva di Metro-Polis.

In questa rubrica potrete trovare, mese per mese, i Titoli in Dote che i nostri soci hanno deciso di condividere.

LEGGERE LOLITA A TEHERAN – AZAR NAFISI

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UN FIORE NEL DESERTO – STORIA DI UN PROGETTO DI AUTO-SOSTENIBILITÀ IN RAJASTHAN, INDIA

di Marta Franceschini

Ho visitato Madrasa Hanfiya nel Marzo 2018. Avevo sentito parlare di questa scuola e del suo progetto rivoluzionario di libera-educazione, e volevo vedere coi miei occhi di cosa si trattava.

Otto ore di macchina, su strade per lo più sconnesse, per arrivare nel distretto di Barmer, nel mezzo del deserto del Rajasthan. In pratica, al centro del nulla. Chilometri e chilometri di secca terra d’arbusti, per lo più coltivata a cumino, e spezzata da pochi alberi bassi e temerari come guerrieri dalle mani nude.

La scuola è nata qui grazie alla donazione di un terreno, sul quale sorgevano un paio di capanne. Ma la scelta del territorio ha voluto anche rispondere a esigenze geografiche particolari: l’area infatti è il cuore della povertà rajasthana, dove popolazioni rurali e abitanti di sperduti villaggi sopravvivono a stento da generazioni. Tra questi, le comunità musulmane sono da secoli le più svantaggiate, vuoi perché la religione islamica ha accolto masse di convertiti provenienti dalle caste più basse della società indù, compresi gli ultimi degli ultimi, ovvero i cosiddetti fuori-casta; e vuoi, per le politiche non sempre limpidissime che si sono susseguite dall’Indipendenza (1947) in poi nei confronti della minoranza musulmana. Continue reading

MAROCCO: 3000KM INDIETRO NEL TEMPO

29 Luglio. 5.30 del mattino. Aeroporto di Marrakech.
Ad attenderci dovrebbe esserci Alì. Un simpatico marocchino che abbiamo contattato via web. Parla perfettamente italiano. Al telefono, durante le varie occasioni in cui ci siamo sentiti negli ultimi giorni, era gentilissimo e disponibilissimo. Non ha voluto neanche un euro di anticipo. E dovrebbe essere la nostra guida per i primi 900km di questo viaggio. Ci accompagnerà nel deserto del M’Hamid, vicino a Zagora.

Non ci era (quasi) mai balenata in testa l’idea che ci stesse fregando. O che non si sarebbe mai presentato fuori dall’aeroporto con il cartello “Matteo Busà”, come avevamo accordato.
Eppure erano le 5.30, noi eravamo atterrati da ormai un’ora. E di Alì neanche l’ombra. Di cartelli neppure. Lo sguardo fisso all’orizzonte. Il cuore che sobbalza ogni volta che una Jeep sbuca dalla curva. Ma niente di niente. Si fanno le 7.30. Ormai sono quasi tre ore che chiamiamo Alì al telefono e non riceviamo risposta. Basta. È giunto il momento di prendere atto del fatto che il Marocco ci ha dato il suo benvenuto. Siamo rimasti a spasso. Andiamo in centro a Marrakech con un bus e vediamo di trovare un’alternativa. Prima però è d’obbligo un selfie. Noi quattro e il salame che Alì ci aveva chiesto di portargli dall’Italia come regalo. Lo inviamo via WhatsApp alla nostra guida, con la didascalia “Che delusione. Non ci si comporta così!”. Che si senta in colpa, almeno!

La Piazza Jamaa el- Fna, la famosissima Piazza di Marrakech, alle 8.30 ancora dorme. Passano solo alcune macchine e qualche asino. Ci sediamo nell’unico bar aperto. E facciamo la nostra prima colazione marocchina, a base di caffè, succo d’arancia, pane e omelette. 1,50€ a testa.
Cosa facciamo ora in questi due giorni in cui avremmo dovuto essere nel deserto? Riusciremo a organizzare una cosa uguale con un’altra agenzia nel giro di un’oretta? Ci attacchiamo al primo WiFi e… 8 chiamate senza risposta su WhatsApp da parte di Alì. Lo chiamiamo al volo. Appena risponde inizia a urlare. “Scusate, scusate, scusate! Perdonatemi! Sono davvero senza parole. Sono mortificato!”. Veniamo travolti dal suo evidente dispiacere. Il suo assistente, che doveva venirci a prendere, aveva capito male l’orario di arrivo. Ed era ora in aeroporto ad aspettarci. Tutto è bene quel che finisce bene. Noi nel giro di qualche istante ritroviamo l’entusiasmo, che si era leggermente ammosciato a causa di questa partenza in salita. Ci gustiamo la nostra colazione come si deve. Ed intanto la nostra auto arriva a prenderci. Si parte! Il deserto è a 450km di distanza. Ci aspetta un lungo viaggio! Continue reading

DIARI DI PALESTINA

1. La strada racconta

2. Un’altra goccia d’acqua

3. I bambini palestinesi stanno piangendo

4. Dato per scontato

Sono le diciannove e trenta, dai minareti si diffonde l’ultimo litanico richiamo alla preghiera della giornata per i mussulmani. In ogni caso, anche chi professa un’altra fede, non può permettersi d’ignorarla. Questa cantilena, che come si è affrettato a puntualizzare Amir non è un canto, bensì una recitazione di versetti coranici, entra in tutte le case, da tutte le finestre, anche da quelle chiuse e ti ricorda di portare i tuoi ossequi a quel Dio che anche per oggi ti ha protetto, ti ha custodito e ha permesso che passassi una giornata serena, senza intoppi come quella precedente e, si spera, anche quella successiva. La devozione dei credenti mussulmani è ai miei occhi sorprendentemente profonda. Non tutti ovviamente si precipitano verso la Moschea non appena ne odono il richiamo ma se ne hanno l’occasione e un tappetino a portata di mano s’inginocchiano rivolti alla Mecca e recitano quei tanto famosi e ultimamente così spesso dibattuti versetti del Corano. Continue reading

ISLAM E ISIS: QUALI DOMANDE PORSI?

L’8 febbraio prossimo Metro-Polis dedicherà l’Aperitivo a Tema ad una tematica molto attuale: cercheremo di capire insieme qualcosa di più su Isis e Stato Islamico. Sarà nostra ospite Giulia Sudano, ricercatrice indipendente ed esperta in mondo arabo che, inoltre, collabora con il Cabral.
Per questa occasione Beatrice Collina ha scritto per il nostro blog un bellissimo articolo in cui ci introduce all’argomento; sappiamo ancora troppo poco di religione islamica, l’ignoranza spesso regna sovrana e gli allarmismi sono pane quotidiano. Beatrice snocciola la questione elaborando anche un confronto con la religione Cristiana.
Iniziamo a capire insieme qualcosa in più.

Laura Comitogianni

Le azioni di terrore perpetuate dal sedicente Stato Islamico e l’imponente flusso migratorio a cui stiamo assistendo da mesi ci costringono definitivamente a confrontarci con una realtà culturale la cui presenza percepiamo da sempre come latente, ma che in fondo abbiamo fatto finta di non vedere: si tratta dell’Islam.

Sulla religione islamica e sul suo ruolo nei fatti drammatici che avvengono in vaste zone del Medio-Oriente o dell’Africa si è sentito dire di tutto. Per alcuni l’Islam è qualcosa di brutto e cattivo, senza possibilità di appello, altri sono invece impegnati a dimostrare che i musulmani sono persone come “noi”, con pregi e difetti, che semplicemente seguono un credo diverso. Bisogna riconoscere che alcuni di quelli che difendono l’Islam a spada tratta sono gli stessi che, in nome di un laicismo esasperato ed esasperante, non mancano di sferrare colpi, anche ridicoli, nei confronti del Cristianesimo. Ma, a parte questa breve considerazione, il fatto è che le due posizioni sono ideologiche e in quanto tali dannose: vedono o tutto bianco o tutto nero e, per di più, senza avere sufficienti elementi per poter esprimere un giudizio razionale.   Continue reading