LA BIBLIOTECA DI BABELE – EXIT WEST DI MOHSIN HAMID

di Il club del libro

A giugno la Biblioteca di Babele, il club del libro targato Metro-Polis, ha continuato il percorso all’interno dell’istanza del viaggio dedicando l’incontro a Exit West, di Mohsin Hamid. Il tema è quello della migrazione, affrontato con un piglio decisamente originale.

In un mondo molto simile al nostro, che difficilmente potremmo mancare di riconoscere, si verifica un fenomeno piuttosto strano. Alcune porte, dicono, iniziarono a mutare, trasformandosi e divenendo passaggi per altri luoghi del pianeta: Continue reading

NAVI, E SPERANZE, SENZA APPRODI

di Roberta Merighi

Il 13 maggio 1939 salpava dal porto di Amburgo la nave St. Louis, transatlantico battente bandiera tedesca, con a bordo 937 profughi di cui 930 ebrei. Le autorità tedesche avevano concesso loro di lasciare la Germania, dopo averne confiscato i beni. Partivano dotati di visto turistico per Cuba, per lasciarsi alle spalle le persecuzioni e l’incubo dei “campi”.

Ma Cuba, che nel frattempo aveva modificato le leggi sull’immigrazione non li accettò né come turisti né come rifugiati e solo pochi di loro, una trentina, ebbero il permesso di sbarco.

Il presidente cubano (Federico Laredo Brú) temeva che scoppiassero disordini se avesse accolto un così alto numero di persone che non avrebbero potuto provvedere a se stesse, nonostante le organizzazioni ebraiche americane offrissero di provvedere al loro sostentamento fino a quando avessero trovato una più stabile sistemazione. Continue reading

APERITIVO A TEMA: PARLARE DI MIGRAZIONI. LE TANTE SFACCETTATURE DI UN FENOMENO COMPLESSO

di Beatrice Collina

Con l’avvicinarsi dell’estate, è prevedibile che le notizie riguardanti sbarchi, salvataggi in mare e accoglienza subiranno l’usuale impennata, attirando l’attenzione su un tema caldo oramai da molti anni. Il mese di giugno non è stato scelto casualmente quando abbiamo deciso di inserire nel calendario 2018 un Aperitivo a Tema dedicato alle migrazioni. Una questione attorno a cui, quest’anno, si è giocata anche buona parte della campagna elettorale e che ha indubbiamente influito sugli esiti delle elezioni del 4 marzo scorso.

Trattare il tema delle migrazioni è sempre affare complicato, forse per due motivi in particolare: da un lato, l’intrecciarsi in un unico discorso di molteplici livelli (solidaristico, politico, economico, giuridico), dall’altro il fatto, tutt’altro che secondario, di avere a che fare con un fenomeno capace di toccare corde profonde dell’animo umano e paure ancestrali. Si deve perciò tener conto di un doppio binario: l’analisi della situazione oggettivo-quantitativa, nei suoi articolati elementi, e l’analisi della percezione diffusa della situazione stessa. È indicativo, ad esempio, come i contesti descritti dai dati ufficiali in molti casi non coincidano con la percezione che i cittadini hanno proprio di quei contesti. Ed è su questo cortocircuito che si gioca la vera sfida politica, da qualsiasi parte la si voglia giocare. La percezione può facilmente diventare oggetto di manipolazione e strumentalizzazione: in questo caso, non importa quante informazioni “oggettive” possano essere fornite, se la paura è stata alimentata facendo leva sul piano emotivo. D’altra parte, non si può neppure sottovalutare la percezione che i cittadini hanno di una situazione, né liquidarla in modo approssimativo. La manipolazione funziona (anche) perché chi vi ricorre dà una risposta, certo opportunistica e magari irrealistica, che si muove tuttavia sullo stesso piano di chi sottopone alla classe dirigente una precisa richiesta di ascolto. Continue reading