di © Danila Faenza
La primavera, come abbiamo visto, si prospetta abbastanza instabile: caldo, freddo, maniche corte e maglioni. Ma che fretta c’era, maledetta primavera?
Va beh, pazienza… adattiamo l’alimentazione al clima, alternando – per questo numero – ricette “comfort food” e piatti un po’ più freschi.
Cominciamo con una libidine gastronomica, almeno per chi ama la carne. Parliamo del goulash o gulasch, piatto ungherese diffuso anche nella zona di Trieste. Il nome deriva da gulyàs, il nome dei pastori a cavallo ungheresi; la pietanza, infatti, era un cibo tradizionale dei nomadi che, facendo cuocere la carne a lungo ed essiccandola al sole, potevano conservarla per lunghi periodi.

La ricetta che arriva a noi, tuttavia, è ovviamente diversa. Continue reading
Lo so che, a Natale, riciclate le fetenzìe che vi hanno regalato l’anno precedente. E fate bene, perché l’angioletto col pistolino che fa la pipì a voi fa schifo, ma la prozia Reginalda esulterà davanti a cotanta finezza. E che dire di quella stupenda vestaglia di ciniglia che sembra uscita (e lo è) dall’Upim del 1964? Il bisnonno (che durante gli ultimi decenni “si sente donna”) ne sarà entusiasta.
Come abbiamo detto, si tratta di una carne priva in sé di grassi e calorie ma che, cucinata, diventa una pietanza non leggerissima; al pari di molte frattaglie, ha un costo contenuto, tanto che in passato, oltre ad essere un alimento della
Pane e pomodoro
Cozze alla marinara (per 4 persone)
E allora mi sono resa conto di quanto sia difficile comunicare efficacemente un evento storico che, per molti di noi, fu traumatico nonostante – e sottolineo nonostante – il clima.