FESTA DI TESSERAMENTO 2019 – IN VIAGGIO!

di Beatrice Collina

Un nuovo anno è iniziato e Metro-Polis è pronta a ripartire, con attività ormai consolidate, ma anche con tantissime novità. Inaugureremo il 2019 con la consueta Festa di Tesseramento, la Festa di compleanno di Metro-Polis è un’occasione per rivedersi dopo le feste, raccontarsi come le abbiamo passate e scoprire, divertendoci, le sorprese che ci aspettano nei prossimi mesi.

Partiamo dalla prima certezza della serata: la nostra immancabile lotteria, un momento di leggerezza che porta con sé tanti premi (sempre in linea con i principali interessi della nostra Associazione, ovvero buon cibo e cultura!) e tanta allegria. E tuttavia anche importante strumento di autofinanziamento per le nostro molteplici iniziative. Sì perché quest’anno presenteremo non solo gli Aperitivi a Tema, alla cui programmazione hanno partecipato con ricche proposte le socie e i soci, ma anche due percorsi a essi paralleli. Continue reading

IRAN, TANTA VOGLIA DI TORNARE IN UN PAESE SENZA CONFINI. APPUNTI DI VIAGGIO – SECONDA PARTE

di Roberta Merighi

«Cos’è che, del nostro paese, l’ha attirata a venire? Cos’è che l’ha colpita in questi suoi primi giorni in Iran? Ha trovato conferme su quello che si aspettava? Grazie per essere venuti».

La piazza Naqsh-e Jahan (Modello del Mondo) di Isfahan, dove ci troviamo, è bella da togliere il fiato: le botteghe su tutti i lati, le moschee, i palazzi, l’ingresso del bazar, le fontane, le vasche, i prati, i fiori… non sai dove fermare lo sguardo. Ma io sono con il fiato sospeso anche perché all’ingresso della moschea una troupe della televisione ha fermato e sta intervistando Giuseppe. Alla fine mi dirà che, tra le domande in farsi del giornalista tradotte in inglese dalla nostra accompagnatrice e le risposte nel “suo” (come dico io) inglese e riportate in farsi, non è ben sicuro di quel che verrà fuori. Ma è contento lo stesso, l’Iran continua a darci il suo caldo benvenuto! Continue reading

IRAN, TANTA VOGLIA DI TORNARE IN UN PAESE SENZA CONFINI APPUNTI DI VIAGGIO – PRIMA PARTE

di Roberta Merighi

“Amir!”… non siamo ancora saliti sul taxi, che alle 3 di notte ci porta dall’aeroporto a Tehran, dopo un volo disastroso, che il taxista ci presenta la sua famiglia e ci mostra, sullo smartphone, la fotografia di Amir, il suo bimbo più piccolo, e della moglie. Poi chiede di noi, da dove veniamo, e ci offre dei pistacchi, mentre scivola veloce fra le strade deserte e buie alla volta di Tehran.

Eccoci in Iran!

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UN FIORE NEL DESERTO – STORIA DI UN PROGETTO DI AUTO-SOSTENIBILITÀ IN RAJASTHAN, INDIA

di Marta Franceschini

Ho visitato Madrasa Hanfiya nel Marzo 2018. Avevo sentito parlare di questa scuola e del suo progetto rivoluzionario di libera-educazione, e volevo vedere coi miei occhi di cosa si trattava.

Otto ore di macchina, su strade per lo più sconnesse, per arrivare nel distretto di Barmer, nel mezzo del deserto del Rajasthan. In pratica, al centro del nulla. Chilometri e chilometri di secca terra d’arbusti, per lo più coltivata a cumino, e spezzata da pochi alberi bassi e temerari come guerrieri dalle mani nude.

La scuola è nata qui grazie alla donazione di un terreno, sul quale sorgevano un paio di capanne. Ma la scelta del territorio ha voluto anche rispondere a esigenze geografiche particolari: l’area infatti è il cuore della povertà rajasthana, dove popolazioni rurali e abitanti di sperduti villaggi sopravvivono a stento da generazioni. Tra questi, le comunità musulmane sono da secoli le più svantaggiate, vuoi perché la religione islamica ha accolto masse di convertiti provenienti dalle caste più basse della società indù, compresi gli ultimi degli ultimi, ovvero i cosiddetti fuori-casta; e vuoi, per le politiche non sempre limpidissime che si sono susseguite dall’Indipendenza (1947) in poi nei confronti della minoranza musulmana. Continue reading

FEBBRAIO IN GIRO PER L’EUROPA: ITALIA, SPAGNA, POLONIA E PORTOGALLO

Articolo e Foto di Jacopo Chelli

Febbraio. Per me, e ormai anche per voi che mi leggete sul blog di Metro-Polis, è il mese dei viaggi.
Quest’anno però niente mete esotiche, niente voli da venti ore, niente rischio monsoni, niente lingue strane da parlare.
Io e Giulia non eravamo sicuri di poter partire fine all’ultimo minuto, e quindi qualche mese fa ci eravamo attrezzati per organizzare un viaggio vicino, che ci permettesse di prendere voli super low-cost, annullabili all’ultimo secondo in caso di cambi di programma.
Ecco quindi l’itinerario: 3 giorni a Napoli, 3 giorni a Madrid, 3 giorni a Siviglia, 4 giorni a Granada. Poi io, proprio come previsto, ho avuto un contrattempo e sono dovuto andare 3 giorni a Varsavia per lavoro. E quindi la vacanza l’ho poi conclusa con 2 giorni a Lisbona.
Insomma, un piccolo giro d’Europa.

Ma andiamo con ordine.

NAPOLI

Città dai mille voli. Tristemente famosa per un sacco di cose brutte. Ma amata fino alla morte dai tutti i suoi cittadini. E da sempre decantata anche dai turisti. Io ci andai ormai 13 anni fa. Ricordo poco di quel viaggio, se non che non era una città così turistica come lo è oggi: rifiuti, malavita, etc. erano ancora all’ordine del giorno anche in centro storico. Ed è questa la prima cosa che ci dice Mauro, il simpaticissimo proprietario del B&B Caterina73, dove passeremo un soggiorno meraviglioso: negli ultimi 10 anni, con il nuovo sindaco, Napoli è cambiata. In meglio! Sia da un punto di vista della sicurezza, che da quello della pulizia, arrivando fino all’organizzazione e alla predisposizione ad accogliere i sempre più numerosi turisti.

E ce ne accorgiamo subito! Noi facciamo partire la nostra visita sfruttando il sole che brilla e buttandoci sul lungomare: Castel dell’Ovo con la sua vista sul Golfo di Napoli fino al Vesuvio e il Lungomare Caracciolo. Un mare di gente in strada. La pedonalizzazione della strada e la domenica fanno la loro parte, e l’atmosfera è meravigliosa. Sarà che qualche ora prima eravamo nei 5 nebbiosi gradi di Bologna e ora siamo sotto 18 gradi di sole? Chissà. Continue reading

LONDRA, CASA: L’INIZIO DEL VIAGGIO

La mia esperienza a Londra copre quasi metà della mia vita, infatti sono venuta qui per la prima volta quando avevo 16 anni e ora ne ho la bellezza di 30. Avevo fatto pochi viaggi in Europa fino ad allora perché non avevo ancora ottenuto il passaporto italiano. I miei genitori sono d’origine Eritrea quindi secondo la tanto discussa legge sulla cittadinanza, avrei potuto ottenere il passaporto italiano al compimento dei diciott’anni. Ringrazierò sempre mamma Italia per avermelo negato per sedici anni, pur essendo nata nel bel paese; ma i miei più sinceri ringraziamenti vanno a mio padre che, per tutelare me e mio fratello, ha scelto di iniziare il tortuoso percorso per l’ottenimento della cittadinanza italiana grazie al quale, io a sedici anni e mio fratello a dieci, siamo diventati formalmente italiani. Continue reading

LA SFIDA DELLA MISURA

Nello statuto di Metro-Polis vediamo come sia possibile leggere il nome della nostra associazione nella sua interezza, inquadrandola come città madre, generosa ospite di tutte le nostre diversità. Scopriamo anche che è possibile scomporre questo nostro nome, in un’operazione creativa ed eccentrica, analizzandone le due componenti distinte: «Metro» e «Polis». A proposito di «Metro» leggiamo che essa «è traducibile con la parola “misura”: un monito atto a rammentarci sempre che ogni azione politico-civica, sia essa locale o nazionale, e ogni progetto da essa scaturente, debbono essere necessariamente “a misura d’uomo”».
Riportare all’umanità, ricondurre tutto a una giusta misura, che è esattamente quella di tutte e tutti noi; fare della prossimità un valore politico imprescindibile: questo è uno degli obiettivi che ci siamo dati come associazione, uno scopo talmente importante da avere uno spazio proprio all’interno del nostro stesso nome. Parliamo qui di un’operazione fisica, in cui gesti e azioni vengono strappati al virtuale per ritornare al reale; costruiamo così uno spazio in cui sia possibile guardarsi, toccarsi, interagire nelle nostre umanità attraverso cibo e cultura. Continue reading

ROSSO ALGARVE

Il rosso viene comunemente considerato il colore della passione, che sia quella iraconda suscitata dal dio Marte o quella ardente ed emotiva stimolata dalla divinità protettrice dell’amore, il dio Eros. Questo colore ci parla sempre di qualcosa d’irrazionale e distante dai ragionamenti logico-deduttivi con i quali tendiamo ad orientare le nostre vite. Con l’avvento delle grandi ideologie il rosso è stato poi attribuito al comunismo. Un rosso che non potrebbe essere più diverso dal rosso che s’incontra in Algarve. Questo perché, come la maggior parte dei colori, il rosso che dipinge i contorni mediterranei della penisola Lusitana è un rosso ricco di sfumature e ombre. Non è un colore univoco, è qualcosa che si avvicina di più alla luce, ai riflessi di un vetro di murano con gradazioni sgargianti talmente brillanti che non è possibile soffermarvi sopra lo sguardo troppo a lungo. Allo stesso tempo però, altre volte assume tonalità vaghe come se si stesse vivendo un ricordo non del tutto ben definito. Infatti il Portogallo è un paese che vive nel passato, nonostante l’invito del Dottor Cardoso al titubante Pereira(1) di smettere di frequentare il passato ma di cominciare a frequentare il futuro, si tratta di un paese che, come canta Daniele Silvestri, “resiste alla furba ammaliazione del progresso”. Forse, ha semplicemente capito che questa modernità non è sempre sinonimo di benessere o di immediata felicità e che, al contrario, senza gli strumenti e le giuste precauzioni, rischia di fare più male che bene.  

Dopo la crisi economica del 2008 il Portogallo era un paese in ginocchio e tuttora i livelli salariali portoghesi sono fra i più bassi d’Europa: la ripresa e la tanto decantata “crescita” sembrano ancora un miraggio. Ciononostante, non penso di aver mai incontrato una disponibilità e un’accoglienza tale come nella cultura portoghese. Continue reading

MAROCCO: 3000KM INDIETRO NEL TEMPO

29 Luglio. 5.30 del mattino. Aeroporto di Marrakech.
Ad attenderci dovrebbe esserci Alì. Un simpatico marocchino che abbiamo contattato via web. Parla perfettamente italiano. Al telefono, durante le varie occasioni in cui ci siamo sentiti negli ultimi giorni, era gentilissimo e disponibilissimo. Non ha voluto neanche un euro di anticipo. E dovrebbe essere la nostra guida per i primi 900km di questo viaggio. Ci accompagnerà nel deserto del M’Hamid, vicino a Zagora.

Non ci era (quasi) mai balenata in testa l’idea che ci stesse fregando. O che non si sarebbe mai presentato fuori dall’aeroporto con il cartello “Matteo Busà”, come avevamo accordato.
Eppure erano le 5.30, noi eravamo atterrati da ormai un’ora. E di Alì neanche l’ombra. Di cartelli neppure. Lo sguardo fisso all’orizzonte. Il cuore che sobbalza ogni volta che una Jeep sbuca dalla curva. Ma niente di niente. Si fanno le 7.30. Ormai sono quasi tre ore che chiamiamo Alì al telefono e non riceviamo risposta. Basta. È giunto il momento di prendere atto del fatto che il Marocco ci ha dato il suo benvenuto. Siamo rimasti a spasso. Andiamo in centro a Marrakech con un bus e vediamo di trovare un’alternativa. Prima però è d’obbligo un selfie. Noi quattro e il salame che Alì ci aveva chiesto di portargli dall’Italia come regalo. Lo inviamo via WhatsApp alla nostra guida, con la didascalia “Che delusione. Non ci si comporta così!”. Che si senta in colpa, almeno!

La Piazza Jamaa el- Fna, la famosissima Piazza di Marrakech, alle 8.30 ancora dorme. Passano solo alcune macchine e qualche asino. Ci sediamo nell’unico bar aperto. E facciamo la nostra prima colazione marocchina, a base di caffè, succo d’arancia, pane e omelette. 1,50€ a testa.
Cosa facciamo ora in questi due giorni in cui avremmo dovuto essere nel deserto? Riusciremo a organizzare una cosa uguale con un’altra agenzia nel giro di un’oretta? Ci attacchiamo al primo WiFi e… 8 chiamate senza risposta su WhatsApp da parte di Alì. Lo chiamiamo al volo. Appena risponde inizia a urlare. “Scusate, scusate, scusate! Perdonatemi! Sono davvero senza parole. Sono mortificato!”. Veniamo travolti dal suo evidente dispiacere. Il suo assistente, che doveva venirci a prendere, aveva capito male l’orario di arrivo. Ed era ora in aeroporto ad aspettarci. Tutto è bene quel che finisce bene. Noi nel giro di qualche istante ritroviamo l’entusiasmo, che si era leggermente ammosciato a causa di questa partenza in salita. Ci gustiamo la nostra colazione come si deve. Ed intanto la nostra auto arriva a prenderci. Si parte! Il deserto è a 450km di distanza. Ci aspetta un lungo viaggio! Continue reading