di Valentina Bonzagni
Ci sono due occhi di bambino dietro il vetro che gli sorridono. Entra deciso con una sporta, grande, da far la spesa, piena. Lui sta per chiudere che deve andare a pranzo, e le tagliatelle si sa, ci si mette un attimo a sbagliarle. Che poi san di colla e il ragù rimane lì da solo nel piatto che si vergogna, e la moglie sgrida. Ha le idee chiare, il cinno. Vuol dar via la sua collezione di burattini per le 4 teste del Frabboni, che dice che le ha viste lì in vetrina e son proprio belle, poi sono ancora da colorare e da vestire che così le fa come gli pare. «Mo insomma, non saremmo mica pari cinno, però c’hai quegli occhi svegli lì che un no, da me, oggi, non se lo meritano. Va mo là, son tue…ma com’è che ti chiami?». Sulla porta mezza chiusa, con un gran sorrisone, risponde: «Wolfango!».
C’è un ricordo sottile sottile, un filo di zucchero rosa, un cubo lucido rosso e verde di Lego, una bambina curiosa che proprio non capisce come funziona il tempo. È lì che pensa cosa vuol dire ieri, cosa vuol dire domani, cosa vuol dire 1980…allora chiede alla mamma se lei c’era nel 1980 e la risposta è sempre quella, quella che si vuol sentire dire: «Se, te sai dov’eri nel 1980, eri ancora nel panierone del Cuccoli!», ma che mistero bellissimo, due parole strane: panierone, che poi è facile, la mamma lo dribbla serenamente, ma Cuccoli… «eh eh su Cuccoli ti voglio vedere mamma». «Eh, dunque, Cuccoli è un modo di dire». «Nooo il modo di dire non dovevi tirarlo fuori, non vuol dire niente, non mi spiega niente, siamo nell’89, ho 5 anni non so leggere e internet non è neanche una parola, non ho il cellulare non ho il tablet…aspetta un attimo ho papà». Papà è gigante, è buono, e sa tutto. Tutto. E se non lo sa lo cerca, poi se lo ricorda e te lo dice. Niente, non lo sa neanche papà, siamo fritti. Vabbè glielo richiedo domani…
C’è una gita alla mostra dei quadri. Ma i ragazzini son contenti perché si esce, si va in giro e poi la prof gliel’ha detto che sono quadri che si capiscono, mica come quelli dei santi che non sai mai cosa sta succedendo e qual è quello con la pecora, quello con le frecce, quello del drago. Sono quadri enormi, adesso sono davanti a uno che è il dipinto del nocciolo di una pesca. Si vedono tutte le venature, il lucido del succo rappreso e la polpa rimasta attaccata. Son tutti incantati perché anche quando si fanno le nature morte si disegna la frutta ma con la buccia tesa, colorata, viva. Mentre lì davanti a loro un signore abilissimo aveva fatto diventare bello anche il rusco. Dal nulla una voce chiede: «come si intitola secondo voi il quadro?», «e in bolognese lo sapete come si dice nocciolo di pesca?». I ragazzini sono pronti, sanno che nocciolo si dice alma, e lo sanno perché tra loro c’è Riccardo, un grande appassionato di burattini, e i burattini parlano bolognese, si sa.
Wolfango, Riccardo Pazzaglia, Frabboni, Cuccoli, sono i protagonisti dell’Aperitivo a Tema di Metro-Polis Il magico mondo dei burattini. Una serata in cui abbiamo scoperto quanto sia radicata e rappresentativa del territorio la tradizione di muovere e far parlare dei “fantocci” davanti a un pubblico, quanto anche di noi stessi raccontino con ironia e fantasia.
Sono le parole emozionate di Alighiera Peretti Poggi, figlia del grande pittore bolognese Wolfango, che ci fanno strada tra i ricordi della passione del pittore per il mondo dei burattini. Sullo schermo scorrono alcuni dei 300 disegni in versione femminile, Balanzoncina, Sganapina, Arlecchinella…Alighiera ci narra il padre e la Bologna del suo tempo, regalandoci il primo aneddoto, quello del ragazzino che va in bottega a scambiare la sua collezione per quattro teste del Frabboni.
Riccardo Pazzaglia è il burattinaio della città, custode della tradizione e innovatore, suo ad esempio, su progetto di Wolfango, l’adattamento dell’Amleto per i burattini. Insieme ad Alighiera e Wolfango ha creato la rassegna di spettacoli Burattini a Bologna (da giugno a settembre ogni giovedì in Corte Isolani) che è diventata anche un bellissimo libro Burattini a Bologna. La storia delle teste di legno, Edizioni Minerva.
Entusiasta comico e coinvolgente ci ha guidato durante tutto l’aperitivo in un viaggio nel tempo che parte da Cuccoli, passa per Frabboni per arrivare ai nostri giorni. Era lui il ragazzino del terzo aneddoto che narra il primo contatto con Wolfango, destinato a trasformarsi in una vero e proprio sodalizio.
I Cuccoli erano padre e figlio bolognesi che per quasi un secolo hanno intrattenuto la città con i loro spettacoli in piazza. Celebri e apprezzatissimi sono entrati nel gergo popolare e nei ricordi dei bolognesi con l’espressione “finire nel panierone dei Cuccoli”, cesta in cui venivano riposti i burattini dopo gli spettacoli, una sorta di dimenticatoio temporaneo, un luogo sospeso.
I Frabboni di via del Pratello erano in tre, due fratelli burattinai e una sorella sarta. Intagliavano le teste e le mani dei burattini che rimanevano grezze, sarebbero state decorate in un secondo momento, e la sorella cuciva i vestiti. Ci sarebbe ancora molto da raccontare ma non è questo il luogo, invito chiunque fosse interessato a dare un’occhiata al libro citato sopra, è una splendida raccolta di arte, letteratura e storia locale.
Grazie ad Alighiera e a Riccardo abbiamo scoperto i bellissimi disegni di Wolfango, gli studi per burattini e l’evoluzione del nostro teatro di figura che ha portato fino alla realizzazione dell’Amleto.
Per Metro-Polis una serata piena di storia, emozioni e suggestioni, un momento in cui tornare bambini e lasciarsi affascinare dall’arte e dall’estro che stanno dietro a questo modo giocoso di raccontare la realtà.