APPETIZER BOOKS: LESS – ANDREW SEAN GREER

Edito Nave di Teseo, 2018, 292 pp

di Francesco Colombrita

«Vista dalla mia prospettiva, la storia di Arthur Less non è così male». L’incipit del vincitore del Pulitzer del 2018 non lascia spazio agli equivoci. «Vi racconterò una storia – sembra dire – forse banale e noiosa, la storia della vita di una persona. A mio parere – e discolpa?! – non è così male!». La motivazione di tanto tatto si svela subito: il protagonista è quello che si potrebbe definire un fallito. Uno scrittore fallito. Ha prodotto un romanzo di medio successo, negli anni in cui frequentava un grande e riconosciuto poeta e si poteva permettere di fantasticare sulla figura di Calipso e il suo ruolo nel trattenere l’astuto Ulisse. Poi il nulla. L’oblio e un editore insoddisfatto. Varie relazioni e da ultima la più insensata.

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ULISSE: CHI ERA COSTUI?

di Roberta Merighi

Assistevo, tempo fa, alla trasmissione televisiva Passato e Presente condotta su Rai 3 da Paolo Mieli. Una trasmissione che tratta quotidianamente di fatti o personaggi storici, ma anche di fatti o personaggi letterari. Tutti fanno parte, comunque, del nostro patrimonio culturale, li ritroviamo e li abbiamo letti nei libri su cui tanti studenti si sono misurati.

Argomento della puntata era Il Cavallo di Troia, episodio conclusivo della guerra di Troia e dell’Iliade di Omero. Inevitabilmente il discorso si è incentrato sul personaggio che aveva partorito l’inganno del cavallo, ossia Ulisse, che diventa poi il protagonista dell’Odissea. Ulisse è così riemerso alla nostra memoria, attraverso le parole dello storico intervistato, nelle sue caratteristiche: uomo scaltro e menzognero che durante la guerra ricorre più volte all’inganno, e che nella lunga strada intrapresa per ritornare a Itaca incontra ostacoli e affronta pericoli e tentazioni che supera non solo con l’aiuto di divinità contro altre divinità a lui avverse, ma con la stessa furbizia e astuzia che già gli avevamo visto usare per sconfiggere Troia. L’Ulisse omerico è quindi anche uomo di ingegno, dotato di quella creatività atta, come direbbe oggi la psicologia, al problem solving, ma anche uomo coraggioso, sorretto dall’intento di far ritorno all’amata Itaca, all’amata Penelope e al figlio Telemaco. Continue reading

ODISSEA DEL LIBRO PERDUTO – TERRA DEI FEACI

Ogni giorno andai a trovare Lusa.

E ogni giorno, Lusa si sorprendeva della mia visita, guadagnandone in umore e di conseguenza in salute. La sua ripresa, infatti, fu rapida, rallentata solo da Claudia, l’infermiera.

Nonostante i medici fossero dell’idea di poter dimettere il paziente, la donna si oppose con tutte le sue forze. Disse che c’era bisogno di riposo, che era necessario tenere sotto osservazione Lusa, finché non avessero avuto la certezza della sua guarigione.

Ovviamente, capimmo tutti, tranne Lusa stesso, che il vero malato non era lui, ormai, ma Claudia, malata d’amore per il mio amico.

Ogni volta che arrivavo al reparto, venivo aggiornato dai medici e dagli altri infermieri sulle condizioni della donna, piuttosto che sulla situazione di Lusa! Continue reading

ODISSEA DEL LIBRO PERDUTO – CALIPSO

L’ambulanza arrivò in pochi minuti. Le strade deserte, nel cuore della notte, favorirono il suo arrivo.

Lusa piangeva, lo sguardo annebbiato, tremante. Cercava di fissarmi, di ricevere una risposta. Nei suoi occhi lessi la sua domanda, il suo “perché?”. E lui dovette leggere la mia ignoranza: non avevo una risposta, non sapevo per quale motivo un essere umano doveva arrivare a compiere un gesto simile, solo per aver perso la pazienza.

Piangevo insieme a lui, disperato, incapace di reagire. Tenevo il cellulare ancora in mano, incurante del sangue che l’aveva sporcato. E aspettavo. Aspettavo il peggio, temevo il peggio, prefiguravo la fine di tutto!

E anche all’arrivo dell’ambulanza provai terrore. Temevo fosse troppo tardi. I film, le storie e i racconti mi facevano immaginare lo scenario peggiore. Continue reading

L’ODISSEA DEL LIBRO PERDUTO – SCILLA E CARIDDI

Eravamo ormai a pochi isolati dal B&B, quando da un vicolo spuntarono due figure. Il primo era alto, magro, capelli lunghi, con un gilet di pelle e dita lunghe e scheletriche, con unghie affilate. L’altro, invece, era il suo opposto, basso, grasso, quasi rotondo – praticamente una circonferenza perfetta – con un giubbotto verde militare e una pelata lucida come una palla da biliardo.

Sarei scoppiato a ridere pensando a una strana coppia, a Stanlio e Ollio notturni, se non fosse stato per il passo minaccioso con cui si stavano avvicinando. Non erano, infatti, come i due comici, ma sembravano più due mostri, come Scilla, colei che dilania, e Cariddi, colei che risucchia.

Il più alto, Scilla, digrignava i denti, mordendosi il labbro, staccandosi pellicine dalle dita. Alla cintura aveva un coltello decisamente affilato. Continue reading

L’ASTROLOGIA DI METRO-POLIS – VERGINE E MITO

Il mito di Demetra. Lettura astrologica. Le divinità Vergini.

Il 2015 della Vergine

Miti nella letteratura, miti nel tempo. Atena e Ulisse. 

Perché i Miti? E soprattutto perché collegati all’Astrologia?

Astrologia e Miti sono uniti dall’antichità. L’uomo guardava il cielo, e lo popolava di dei ed eroi. E oggi? Credo che i Miti risuonino ancora dentro di noi, ci parlino. Raccontarli, comprenderli ci mette a contatto con una parte interiore di noi stessi. E l’Astrologia ci dà una chiave interpretativa, non l’unica, mai definitiva, sempre problematica. Continue reading

L’ODISSEA DEL LIBRO PERDUTO: LESTRIGONI

«Allora?» domandai subito a Lusa, appena rientrati in macchina. «Cosa c’è scritto nel biglietto?».
«S. Maria del soccorso».
«Come?».
«C’è scritto “S. Maria del soccorso” tutto in stampatello».
«Sì, ok, non volevo sapere com’è scritto, volevo solo che lo ripetessi».
«S. Maria del soccorso» ripeté Lusa, diligentemente.
Sospirai. «D’accordo, grazie».
«Prego». Mi sorrise, prima di chiedere: «Andiamo?».
«Dove?».
«S. Maria del soccorso». Continue reading

Diete epiche

Nella letteratura greca antica, principalmente nell’epica omerica, i cibi hanno una funzione particolare, detta tipizzante. Essi, come gli epiteti che contraddistinguono i diversi individui – eroi, dèi e dee, re e regine e esseri mostruosi -, contribuiscono a designare in modo specifico le personalità.

Tuttavia, rispetto agli epiteti che circoscrivono in modo individuale un personaggio, come ‘pie’veloce’detto di Achille, ‘domatore di cavalli’di Ettore e ‘bella chioma’di Elena, facendo riferimento a caratteristiche specifiche del suo carattere, della sua storia o dell’aspetto, la dieta è tipizzante a un livello più generale, in parte potremmo dire sociale, in parte per ruoli. Questo significa che personaggi appartenenti a una medesima classe sociale, o ricoprenti gli stessi ruoli all’interno dell’epica letteraria, consumano o sono accostati agli stessi cibi e questi non si mescolano fra loro. Ciò significa che gli dèi gustano solo nettare e ambrosia mentre gli eroi si nutrono solo di carni arrostite e i personaggi mostruosi e violenti solo carni crude. E’ questa la prima distinzione delle diete che vediamo compiersi all’interno dei poemi omerici e che continuerà a connotare i caratteri dei personaggi nella letteratura greca successiva e non solo.

Consideriamo a titolo esemplare l’omofagia, ossia il mangiare carne cruda, considerata una qualità non umana. Il caso più eclatante nell’Odissea è rappresentato da Polifemo, il quale divora numerosi compagni di Odisseo senza cucinarli in alcun modo, e sicuramente questo atteggiamento enfatizza la brutalità e la violenza del ciclope, mostro con un solo occhio figlio di Poseidone. Altresì il divorare carne cruda caratterizzava i riti in onore di Dioniso, dio fra le altre cose della sfrenatezza. Durante questi rituali gli iniziati ai misteri dionisiaci, completamente fuori di sé e in preda a un grande furore, facevano pezzi con ferocia animali della taglia di una capra o di una pecora (atto detto in greco sparagmòs) e ne mangiavano i brandelli di carne cruda, tutto questo a imitazione dell’uccisione e dello smembramento di Dioniso a opera dei crudeli e violenti Titani, che poi ne mangiarono le membra. Il carattere spiccatamente selvaggio e ferino accostato all’omofagia persiste nella letteratura greca e latina, giungendo fino a noi nelle piùdiverse saghe di esseri mostruosi e sanguinari, come licantropi e streghe (per quanto riguarda i latini, si pensi reciprocamente al Satyricon di Petronio e alle Metamorfosi di Apuleio), che proprio nel mondo greco acquisiscono le loro fondamentali e immutate caratteristiche (tuttavia è bene precisare che la connotazione selvatica e non umana del consumo di carne cruda è trasversale a moltissime culture).

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