NON APRITE LE SCATOLETTE

di Ottorino Tonelli

Cosa occorre per fare l’artista? La tecnica, l’ispirazione, l’aspirazione a diventare famoso, ad accumulare soldi? Forse si, ma anche e soprattutto un grande ego che lo faccia aspirare a sopravvivere al suo esistere terreno: all’eternità. Come Leonardo, Dante, Michelangelo…

Andy Warhol da giovane colorava cartelloni pubblicitari ma l’ego lo spingeva a cambiare mestiere, voleva fare il pittore d’arte. Dipinse un tot di quadri che mostrò a un importante gallerista: bocciato. Dipinse un’altra serie di quadri, stilisticamente diversi dai primi che mostrò allo stesso gallerista: bocciato. Fece una terza serie di quadri di un genere ancora diverso dai precedenti che mostrò al medesimo gallerista: approvato. Ne seguì una mostra e fu l’inizio del successo.

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VOGLIAMO TORNARE AL PIÙ PRESTO ALLA VITA DI PRIMA?

Oppure, visti i risultati, non conviene forse cercare altre strade?

di Angelo Errani

«Un’osservazione valida per produttori e consumatori: essi non sono più spiritualmente all’altezza della sovradimensione degli effetti da loro prodotti. Ma questo vale anche per le vittime: mentre i produttori non potevano più prevedere il danno che causavano, le vittime non potevano più ricordare il danno che era stato fatto loro» (Anders G.,1991,p.80)

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LEZIONI AMERICANE, TRA POLITICA E PSICOPATOLOGIA

Una breve storia per punti

di Maurizio Marzari

  1. Partiamo da Obama. Dalla sorpresa di Obama. Venivamo dagli 8 anni di Bush, pieni di nemici veri e inventati, di armi e guerre, vere e inventate, di eccezionalismo americano ed esportazione della democrazia a ogni costo: un tempo nostalgico, fatto di relazioni verticali, di apologie del cameratismo, dell’eroe di guerra, di esibizione e compiacimento nei valori della destra: dio-patria-e-famiglia.
    Come spesso accade, non solo al di là dell’Oceano, sotto traccia si stava muovendo un movimento culturale allora non rappresentato, che Obama riuscì a portare alla luce con orgoglio ed entusiasmo: il bisogno di andare oltre il culto del primato americano, degli Usa come gendarme del mondo, di occuparsi dei conflitti interni ignorati o soffocati dal potere repubblicano. Obama sarà il portatore di una visione più europea, più colta, più sfumata, ma anche di una radicalità sulle questioni sociali, sull’antirazzismo, sull’inclusione, sul diritto alla salute.
    Dal codice paterno si passa a quello fraterno, dal verticale all’orizzontale, dall’istruzione paternalistica alla costruzione partecipativa. Un salto netto e inatteso dalla gerarchia alla diffusione del potere, dal maschile al femminile. Continue reading

ACCOMPAGNARE I BAMBINI A INNAMORARSI DEL MONDO, RICHIAMANDONE LA RESPONSABILITÀ AD AVERNE CURA

di Angelo Errani

I bambini, quando nascono, arrivano in un mondo che c’era già. Per ridurre lo smarrimento che provano rispetto a questo luogo che, non essendo conosciuto, preoccupa, cominciano, inizialmente attraverso la mediazione della mamma, a interrogarne gli aspetti e le dinamiche, cioè a farsi delle domande. Sono le domande che ne guideranno progressivamente la possibilità di conoscere cose e persone e a rendere prevedibili gli effetti del loro agire. E sono innumerevoli le domande che accompagnano i primi anni di vita. Ma perché poi, nel corso degli anni, accade assai spesso che i bambini cessino di far domande? Forse quei bambini hanno sperimentato che la loro curiosità non veniva presa sul serio o che veniva derisa, considerata ingenua, o che veniva vissuta addirittura come un fastidio. Non è forse questo il comportamento adulto che in tanti casi spegne nei bambini la curiosità, il piacere della ricerca di risposte, e che genera il conformarsi a ciò che si vede e si sente, senza più sottoporlo a riflessione critica? Continue reading

APPETIZER BOOKS: EXIT WEST – MOHSIN HAMID

Edito da Einaudi, 2017, pp. 152

«La finestra era il confine attraverso il quale era più probabile giungesse la morte». Quegli spiragli rivolti all’esterno e alla speranza, che promettono l’ingresso della luce, andavano rapidamente coperti. Addossandovi materassi e mobilio, chiudendosi nel buio di palazzi che assicuravano l’oscurità e la protezione, mentre le loro facciate vivevano «in un giorno il degrado di un decennio». La guerra consuma in un attimo la decadenza di una vita, polverizza la quotidianità abbandonando le persone a un’alienazione giocata sul confine della consapevolezza di farne parte. Continue reading

Guida scientifica per la sopravvivenza al complottismo post-moderno

Sul treno, al bar, in autobus, dalla parrucchiera, negli spogliatoi della palestra:

«Il mondo sta andando a rotoli, non vedete? Inquiniamo, uccidiamo tutto, e moriamo sempre più spesso di tumori e altre malattie che in passato i nostri bis-nonni non hanno mai avuto!»

Chi di noi non ha mai sentito pronunciare frasi simili da un amico o un conoscente? Una di quelle affermazioni che tutti prima o poi sentiamo, o che noi stessi pronunciamo. Quelle frasi al limite del complottismo e del catastrofismo che alla fine tanto ci piacciono e ci attraggono. E lo ammetto, faccio io stessa pubblica ammenda: le teorie complottiste mi affascinano. Ma a parte l’iniziale stupore, e magari qualche lontano fondo di verità, comprendo perché riscontrino tanto successo nell’opinione pubblica. L’uomo ama incolpare qualcuno dei propri sbagli. E urlare al complotto è un ottimo modo per sollevare dalla propria coscienza qualsiasi briciolo di colpevolezza. Ma alla fine è davvero tutto qui? L’uomo ha creato solo catastrofi, genocidi, estinzioni, inquinamento? Certo la storia è costellata di fatti terribili. Quindi ammettiamolo: l’uomo non sempre agisce per il meglio, come abbiamo già detto nei mesi precedenti durante la nostra escursione nei risvolti sanguinosi della Scienza. Mostratasi solo nei suoi risvolti più cupi, stavolta la Scienza si presenterà nel suo lato più rassicurante. Questo mese il viaggio sarà diverso. Perché si è sposati e si ama “nel bene e nel male, in buona e in cattiva sorte”. E stavolta il viaggio sarà nella “buona sorte”. Già, perché la Scienza ci ha dato un ottimo argomento con cui controbattere anche ai più “miscredenti”. Ora immaginate… immaginate di essere nati 200 anni fa. Innanzitutto mi spiace ma io non sarei qui a guidarvi in questo viaggio temporale: in quanto donna sarei stata estromessa dagli studi scientifici, mondo considerato allora prettamente maschile; in più sarei certamente morta alla giovane età di 18 anni per un’infezione alla gola sfociata, senza antibiotici, in setticemia. Ma non rattristatevi troppo, sarei stata in buona compagnia: circa un terzo dei lettori di questo blog sarebbe morto alla nascita o nei primi dieci anni di vita, un altro terzo non avrebbe toccato i 30 anni di età, e i restanti sarebbero arrivati a fatica a 50 anni, con qualche fortunato a 70. Infatti nel 1810 l’aspettativa di vita media era di 40 anni, con qualche punta a 50 anni in alcune regioni del Regno Unito e dei Paesi Bassi. Durante il corso del XIX secolo le speranze di vita iniziarono a salire, incoraggiate dalla rivoluzione industriale, dalla crescente occupazione, dalla dieta più ricca, arrivando “addirittura” a poco più di 50 anni di età. Fino ad oggi: l’Italia è il quarto paese a livello mondiale per aspettativa di vita. I nostri 82 anni (in continua crescita) sono infatti al di sotto solo di Giappone, Macao e Andorra (84, 82 e 83 rispettivamente). Quindi ecco il primo, ottimo, punto con cui controbattere a complottisti e detrattori della Scienza: tutti noi oggi siamo in grado di vivere in media quarant’anni in più rispetto ai nostri trisnonni. E se vi sembra poco, provate a pensare da quante migliaia di anni l’uomo vive sulla Terra: la nostra comparsa nell’ecosistema Terra è datata circa a 250.000 anni fa, e in soli 200 anni l’aspettativa di vita è raddoppiata, toccando vette mai raggiunte prima nella storia. E questo repentino miglioramento nell’aspettativa di vita è dovuto a scoperte essenziali, che oggi diamo per scontate. Continue reading